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Abigail - Magda Szabò - copertina
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Abigail
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Descrizione


Seconda guerra mondiale: un generale dell'esercito ungherese, vedovo, segretamente nelle liste di coloro che non desiderano il conflitto, decide di proteggere l'unica figlia inserendola in un isolato collegio. Comincia per Georgina Vitay un duro percorso formativo tra le mura dell'austero istituto dalle rigide regole, verso una crescita che la porterà a vedere la realtà sotto la superficie, tra conflitti con le compagne, ribellioni, insofferenza verso gli insegnanti. La osservano la misteriosa Abigail, una statua che pare avere misteriosi poteri, ed il segreto protettore inserito nel collegio dal padre che la veglia in incognito. Seconda edizione con un saggio inedito inserito nella Postfazione, scritto da Magda Szabó, sulla genesi del romanzo.
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Dettagli

2
2017
400 p., Brossura
9788889076385

Valutazioni e recensioni

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Gabriele Della Torre
Recensioni: 3/5

La storia diventa appassionante dalla metà in poi. Ho trovato la prima parte molto lenta e pesante.

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Arianna
Recensioni: 5/5

Abbiamo un’ambientazione Ungherese ai tempi della seconda guerra mondiale, finestre oscurate dall’interno, paura costanze, atti di ribellione, militari al fronte, persone e famiglie che tentano di tutto per proteggere le persone che amano. Troviamo come personaggio principale Giorgina Vitay, protagonista di questa storia con cui sono entrata in sintonia sin dall’inizio. Ho sentito la piccola Gina vicina come se fosse un’amica o una sorella. Ad un tratto la sua vita cambia, suo padre è un generale e all’improvviso porta Gina al Matula, un collegio religioso molto più lontano da Budapest, da casa sua. Questo provocherà una serie di ribellioni nella figlia, tenterà di tutto pur di liberarsi da quella prigione in cui non si può fare nulla, in cui si dovrà annullare completamente e diventare una signorina dall’educazione rigorosamente religiosa, una signorina che non può permettersi di acconciarsi i capelli, di vestirsi come le pare e piace o semplicemente di tenere al collo un gioiello. Quando però, durante una visita del Generale, Gina racconta quanto la sua vita sia un inferno lì dentro e quanto voglia uscire di lì, egli le racconta il vero motivo di quel cambiamento improvviso e Gina da quel momento in poi è dovuta crescere in fretta. Un aspetto molto importante del libro è l’amicizia, di come in casi estremi ci si possa ritrovare e stringere una sorellanza che nessuno può spezzare. Come delle giovani volpi affamate, dovevano stare continuamente all’erta, in modo che nonostante i divieti e il costante controllo riuscissero comunque a carpire piccoli spazi di gioia, e venti spalle e schiene si appoggiavano le une alle altre in questa ricerca senza sosta di felicità, giovani corpi che desideravano ridere e amare. Vorrei inserire tutte le citazioni sottolineate ma sarebbero troppe. Abigail è stata un’avventura di quelle stupefacenti, un libro speciale a tal punto da lasciarti dentro quel sapore dolce – amaro. Un libro ricco di speranza, di delusione, di tristezza,

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Tonia
Recensioni: 5/5

Libro meraviglioso. Super consigliato.

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Recensioni

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Voce della critica

Con Magda Szabó avete pescato un pesce d’oro. Comprate tutta la sua opera, quello che ha scritto e quello che scriverà”: è Herman Hesse a definire in tutta la sua grandezza la scrittura della maggiore scrittrice ungherese, i cui lavori più significativi sono ora riproposti dalle edizioni Anfora.

Hesse si riferiva in particolare ad Affresco, che poi insistette per tradurre, ma tutta la produzione letteraria di Szabó (tra le maggiori autrici ungheresi, premiatissima: la proposta di sua candidatura al Nobel venne appoggiata da numerosi scrittori) porta una cifra alta e personale.

Anche Abigail, uno dei libri più amati di tutti i tempi in Ungheria: inserito troppo frettolosamente nella categoria dei romanzi per giovani adulti, narra le vicende di Gina Vitay, figlia quindicenne di un generale dell’esercito, orfana di madre, che viene strappata all’improvviso, senza possibilità di minimo doveroso congedo dai pochi affetti conosciuti e una vita agiata, e portata in un severo istituto “per l’Educazione Femminile”. Siamo nel 1943 e lo strappo inatteso è motivato dai cambiamenti storici che incombono sul suo Paese: c’è una guerra che avanza veloce, che si espande virulenta e in forma di contagio si allarga irrefrenabile. Questo però lo capisce con chiarezza totale solo il lettore: percepisce ma non comprende i termini della questione, la piccola protagonista, che si troverà ad affrontare in scarsa compagnia avventure e disavventure.

Nel terribile istituto Matula – una presenza fisica incombente -, privata di ogni segno identitario e costretta in una brutta uniforme, per un malinteso Gina si ritroverà ad attirare antipatie che sfiorano l’odio e diventerà oggetto dell’attenzione delle compagne che si coalizzano nel vessarla in una serie di cattiverie inanellate una nell’altra. Non saranno facili nemmeno i rapporti con le figure adulte che la circondano: tutrici e insegnanti portano con sé dei segreti, talora in positivo; si fanno prove da superare, nel solco del tradizionale romanzo di formazione.

Perse ogni coordinate rassicuranti, Gina trova pace solo nella presenza di una misteriosa statua accolta nel giardino della scuola, che leggenda vuole dispensi a chi ne ha bisogno consigli di comportamento: una piccola, sola, apparente concessione al soprannaturale nel quotidiano, a rassicurare in verità ogni studentessa non più bambina, non ancora ragazza. E che si fa chiave interpretativa di ogni episodio, di ogni avventura della seconda parte del libro, dove la narrazione prende a svolgersi in episodi – anche divertenti – in successione rapida, cedendo dopo la parte introspettiva e chiaramente autobiografica al romanzo per ragazzi tout court con schermaglie, ripicche, avvicinamenti tra i giovani personaggi, a cui dona voce precisa e scelta, modellata differente su ciascuno.

Ed è scientemente ampio il panorama di Szabó, in Abigail c’è ben altro oltre alle avventure di un’adolescente: la sua scrittura si apre a raggiungere il punto nevralgico della crisi di una nazione, dell’impatto di una tragedia enorme su chi strumenti interpretativi ancora non ha (per età). La percepiamo nelle pagine, la Storia, che non rimane sullo sfondo, si innesta inevitabile nelle vicende dei più piccoli. È, quella di Szabó, Storia che non pesa il giusto, non si limita a fa da quinta, in questo romanzo: incombe, piuttosto, come un temporale all’orizzonte di cui non è dato sapere il percorso e i suoi imprevedibili, eventuali scarti. E definisce, contorna un momento di passaggio, di rottura di equilibri non necessariamente sostituiti da altri: si allontana il padre ma si avvicina la guerra, si allontanano le certezze e si apre una voragine sull’ignoto per Gina che non sa della reale intenzione del padre nel segregarla nelle mura spesse del Matula e che è invece tentativo estremo di protezione, pur esplicitato con parole di durezza insostenibile: “Da questo momento finisce la tua infanzia, Gina.”

La costruzione del Sé il nucleo fondante del romanzo, del rafforzarsi pagina dopo pagina della protagonista, compressa dalla vicinanza forzata di altre anime in formazione, una tematica alla quale Szabó dona una leggerezza saggia e bilanciata: non c’è pagina in cui non traspaiano la sua maestria e il controllo del dettato.

Ricerca di identità del singolo e di un’intera nazione ferita dal conflitto, cui l’autrice sovrappone un tardivo personale tentativo di riparazione: “Durante la seconda guerra mondiale io sbagliai quasi tutto – spiega in postfazione Magda Szabó e non ho nemmeno la giustificazione di non aver saputo quale fosse la verità, perché ne sapevo considerevolmente di più delle persone comuni. Abigail – sia come romanzo sia come film per la televisione – avrebbe voluto mostrare che non esiste comunità che non viene toccata dalla guerra, e solo secondariamente la raffigurazione di una scuola confessionale femminile al tempo di Hitler. […] In Abigail ho scritto tutto quello che io, che ero stata testimone e coeva, avrei dovuto fare, e invece ero rimasta solo un’osservatrice con senso di colpa.”

Un porre rimedio riuscito e tradotto in questo romanzo che resiste a ogni tipo di riduzione a uno specifico genere letterario e si fa ottimo veicolo per addentrarsi nella scrittura limpida e sicura di Magda Szabó, una delle voci europee più grandi del secolo scorso, le cui opere sono ora reperibili grazie all’intelligente operazione editoriale delle edizioni Anfora di Monika Szilágyi nell’accurata traduzione di Vera Gheno.

Recensione di Anna Vallerugo

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Conosci l'autore

Magda Szabò

1917, Debrecen

Autrice di numerosi romanzi, drammi, raccolte di poesie, Magda Szabó è considerata la più importante scrittrice ungherese del XX secolo. Di lei, Einaudi ha pubblicato i romanzi La porta (2005), La ballata di Iza (2006), Via Katalin (2008), L'altra Eszter (2009), Il vecchio pozzo (2011).Nel 2022 per la casa editrice Anfora è uscito Abigail e nel 2023 Per Elisa, ultima opera scritta dall'autrice che doveva far parte di un dittico autobiografico rimasto inattuato, seppure Per Elisa è in sé completo. Viene considerato in patria il capolavoro della scrittrice, il degno lascito prima della compianta scomparsa. In precedenza la stessa casa editrice aveva già in catalogo numerosi altri titoli tra cui Affresco (2017), La notte dell'uccisione del maiale...

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