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Destituito ingiustamente dall'incarico di rettore dell'Università di Salamanca, in un momento di esasperazione degli antagonismi accademici, durante la prima guerra mondiale, Unamuno (Bilbao 1864 - Salamanca 1936) compone il più doloroso e amaro dei suoi romanzi. Affonda il bisturi in quello che considera il tumore nazionale: l'invidia, non quella più diffusa, propria degli spiriti volgari, ma quella titanica di Caino. In effetti, il romanzo oltre a trarre ispirazione dalla realtà sociale dell'epoca, è una rivisitazione del fratricidio biblico, mediato dalla visione di Lord Byron, il cui Caino è ampiamente commentato nel testo. Il protagonista Joaquín si riconosce predestinato all'odio, che gli stringe l'anima con le sue fredde radici, e il suo bersaglio è l'amico Abel, che riesce a ottenere facilmente tutto ciò che a lui è negato: l'affetto degli amici, l'amore di Helena, la gloria artistica. Joaquín cerca invano antidoti contro la sua devastante passione, mentre tutte le creature che si sforza di amare diventano strumenti di vendetta e fonti di astio. Se da un lato odia e si osserva odiare, dall'altro aspira alla salvezza e alla redenzione, configurandosi come eroe tragico in lotta contro un destino immutabile. È questa l'immagine che dà di sé nelle confessioni, scritte perché la figlia conosca il suo tormento, ma che in realtà sono un ultimo disperato tentativo di conquistare l'immortalità, quella che bacia Abel attraverso la pittura. Il Caino dipinto da Abel Sánchez vibra di amore e di compassione per la miseria e la disgrazia dell'assassino; ma Unamuno sospende il giudizio sul suo protagonista, dotato comunque di una sua perversa grandezza. L'edizione, in seicento copie numerate, oltre a offrire dopo decenni la traduzione in italiano dell'opera, è impreziosita da fotomontaggi che, simili a radiografie del cranio dell'autore, aggiungono oggetti simbolici (una vite, un orologio
) al suo profilo. E si conclude con acute chiose del curatore alle riflessioni sull'opera di María Zambrano, altra grande voce della filosofia spagnola.
Barbara Minesso
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