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Anno edizione: 2019
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Se vogliamo capire come funziona la paura, dobbiamo incrociare i dati oggettivi con i sentimenti soggettivi. Non è la paura in sé che è sbagliata, ma le nostre percezioni. Misure oggettive e stati d’animo non coincidono quasi mai per cui spesso ci preoccupiamo per guai catastrofici, ma improbabili e ignoriamo invece i veri pericoli. Paolo Legrenzi parte da questa considerazione per descrivere un mondo affascinante, quello delle nostre paure, e la costante lotta dell'essere umano tra il proprio istinto di conservazione (e protezione) che spesso ci limita, ma che al contempo, ha garantito l'evoluzione della specie e la volontà di fare esperienze nuove, muoverci in spazi illimitati, osare. Ci sentiamo sempre più vulnerabili contro incertezze e rischi quotidiani e allora quale risposta per "prevenire le possibili sofferenze e guarire dalle ferite?" Il volume, adatto sia per il lettore esperto che inesperto, risponde in modo autorevole e compiuto al quesito, diventando così un piccolo "manuale di autodifesa psicologica per noi e per chi ci sta a cuore".
Le paure sono connaturate all'esperienza della vita su questo pianeta. Il modo in cui gestirle, giudicarle, eventualmente ignorarle o ridimensionarle rappresenta una delle questione pratiche e teoriche più pressanti per l'umanità. Le paure, ci dice Legrenzi, sono legate al concetto e alla considerazione che noi diamo della nostra vulnerabilità, del nostro essere "in pericolo", della nostra gestione e calcolo dei rischi. Come spesso accade nei suoi libri, l'autore partendo da un concetto compie una cavalcata attraverso diverse discipline e diverse epoche. Alla fine non solo si saranno scoperti nuovi aspetti e nuove soluzioni al "problema principale" ma anche nuove questioni si affacceranno alla mente del lettore, apparentemente lontani dl punto di partenza. Le scelte di strategia militare, ma anche di morale, che Alan Touring e il suo gruppo di ricerca dovettero prendere durante la seconda guerra mondiale mentre decrittavano i codici segreti dei nazisti, ci parlano della gestione delle emozioni, della temporalità lunga che non si confà agli umori e agli istinti umani, del calcolo delle probabilità, così controintuitivo per la maggior parte di noi, eppure validissimo. Decisero di non usare a piene mani tutte le informazioni improvvisamente ottenute, così da non insospettire i tedeschi, scelsero coscientemente di non salvare delle vite subito posticipando "la salvezza" su chi avrebbe avuto la fortuna di capitare dopo. Capirono la natura ambigua e polivalente dell'invulnerabilità da poco ottenuta: il potere e il controllo, l'eccessiva confidenza in un oggettivo stato di superiorità avrebbero ribaltato quasi subito la situazione. Ma se l'eccessiva confidenza fa danni non è da meno la stima esagerata del rischio basata su informazioni sensazionalistiche o volutamente urlate.C'è questo libro a schiarirci le idee e a farci vedere tanti errori e tante debolezze di cui a volte nemmeno ci accorgiamo.
Recensioni
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