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Cercavo da tempo una copia di questo libro di Giulio Angioni di trent'anni fa. Grazie alla valorosa Ilisso che lo ristampa (con prefazione). Peccato che manchino le illustrazioni di Maria Lai. Ma il libro vale veramente la pena di una ristampa. C'è già tutto l'Angioni narratore dei decenni successivi, soprattutto il grande tema della mutazione antropologica in mondi appartati come la Sardegna. Ma non solo. Uscito appena tre anni dopo "Padre padrone" di Gavino Ledda, questo libro di Giulio Angioni sembra pensato e scritto almeno mezzo secolo dopo, e qualche secolo dopo la Deledda. Ma la Sardegna che c'è e che c'era (e dintorni nel mondo) è questa di Angioni, se si tiene alla verosimiglianza antropologica. E se no, sono comunque dei magnifici, a volte struggenti racconti. Quel che è seguito nella narrativa sarda spesso è, stilisticamente e tematicamente, ritorno all'indietro, ma spesso è anche figlio di un libro come questo, tra l'altro veramente bilingue molto prima e molto meglio dei modi alla Camilleri.
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