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9 settimane e ½ è un film che, alla sua uscita (siamo nel 1986, in piena era reaganiana), fu troppo frettolosamente liquidato come una sorta di carosello gonfiato alla lunghezza di due ore e nulla più. Invece non solo è esteticamente raffinatissimo e lancia nel mito i due attori protagonisti ma, come ogni buon film, sembra che racconti una storia ma in realtà, sotto sotto, ne racconta un'altra. Perché i veri protagonisti del film non sono John ed Elizabeth, bensì ciò che essi rappresentano. John è il capitalismo finanziario fuori controllo e senza regole, basato sui miti del successo a tutti i costi, dello yuppismo, e dell'edonismo reaganiano. Elizabeth rappresenta invece la società di massa. E il film si trasforma in una estenuante ed affascinante azione di seduzione che la prima opera nei confronti della seconda. E quali armi usa? Quelle stesse che John usa nei confronti di Elizabeth. Ti promette soldi a volontà, e non importa se nel farlo devi strisciare per terra calpestando la tua dignità; ti ingozza di cibo di ogni tipo, a ricordarti che viviamo in una società opulenta, ma ti invita allo stesso tempo a chiudere gli occhi per non vedere da dove arriva questa opulenza; ti insegna che per provare davvero l'ebbrezza del piacere spogliarsi diventa necessario, non solo degli abiti ma soprattutto della propria moralità. Ti promette tutto questo a patto però che tu non ficchi troppo il naso nelle sue cose altrimenti rischi di venire punita o peggio di essere violentata. E alla fine non basta che John ricordi ad Elizabeth che le loro matrici culturali e sociali sono le stesse ("come vedi, anche io ho una famiglia" dice John). Ormai è troppo tardi, la società ritrova l'amor proprio e ritorna laddove era partita, ovvero nel posto più democratico che esiste sulla faccia della terra: i marciapiedi affollatissimi di New York. E la triste fine della storia tra John ed Elizabeth si trasforma in happy ending. Per me, un film ancora da (ri)valutare.
L'ho visto recentemente per la prima volta in DVD. Prima di allora lo conoscevo solo per la famosa scena dello spogliarello. Che dire: bellissimi sia lo strepitoso Rourke che la appariscente Basinger, ma è un film senza una storia ben narrata, farraginoso e dispersivo in più punti. Capisco la sua fortuna dovuta alla forte provocazione per l'epoca, tuttavia lo trovo assai sopravvalutato.
Non c'è niente di più bello di Mickey Rourke in questo film...
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