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33 giorni - Léon Werth - copertina
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Descrizione



Da piccolo ho letto tanti bei racconti sull'ospitalità. L'ospite è sacro per il patriarca biblico, per il greco dell'Iliade e per il beduino nella sua tenda.

L'11 giugno 1940 Léon Werth si mette al volante della sua vecchia Bugatti per raggiungere, come ogni estate, Saint-Amour, nel Canton Giura. Di solito il viaggio dura nove ore. Ma si tratta di un anno diverso dagli altri: i tedeschi sono alle porte di Parigi; i suoi abitanti fuggono e si riversano sulle strade, insieme a milioni di altri francesi oltre che ai rifugiati. L'esodo è cominciato. In un viaggio lungo trentatré giorni, Léon vede timori e speranze di libertà di una nazione nel caos politico. Un libro "perduto" per decenni che ha una storia rocambolesca, salvato proprio da Antoine de Saint-Éxupery che lo portò negli Stati Uniti, dove però non trovò le stampe.
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Dettagli

2015
20 novembre 2015
224 p., Brossura
9788845280610

Valutazioni e recensioni

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Paolo Cova
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Il racconto della fuga da Parigi verso il sud della Francia all'indomani dell'invasione tedesca del giugno 1940. Raccontata in prima persona tra miserie, voltafaccia e imbarazzi di fronte all'invasore, che peraltro nel libro mostra anche lati umani. Con pennellate di un riga soltanto che sottintendono riflessioni profonde sulla ipocrisia francese che non ammette una disfatta. Un regime, quello di Vichy, che chi scappa chiama ancora "Francia libera": "Ci troviamo in un paese di cui ignoravamo l'esistenza; una Francia che accetta la vittoria tedesca o addirittura ne gioisce". "Per il momento mi sembra che la Francia abbia smesso di pensare, nel senso più semplice del termine". E quando, dopo 33 giorni, lo scrittore e la sua famiglia arrivano a destinazione (in tempi normali sarebbero occorse solo nove ore) "adesso procediamo nella zona libera. Non immaginavamo che potessimo essere ingannati da una semplice parola". Un libro cha fa riflettere su quanto la Francia e i francesi debbano ancora fare i conti con la disfatta militare e il regime di Vichy. Noi, al confronto, con l'8 settembre e la successiva guerra civile siamo molto più avanti nella elaborazione. Un libro da leggere.

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