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L'ho riletto dopo quasi quarant'anni. Mi ha obbligato a star pronto sempre con la matita in mano. Per sottolineare, con orrore, quel che in quarant'anni è diventato ulteriore verità. A partire dalla forza dell'assioma "l'ignoranza è forza": il newspeak, killer del pensiero e del senso critico, ora trionfa. 1984 rimane uno strumento fondamentale di cui servirsi per sempre nuovi crimethink. Indispensabile.
«Libertà è la libertà di dire che 2 + 2 = 4. Garantito ciò, tutto il resto ne consegue naturalmente». Leggere 1984 è difficile. É difficile leggerlo senza riflettere e senza temere che fatti analoghi possano avverarsi. É difficile leggerlo senza pensare che in minima parte qualcosa dei fatti narrati si sia realizzato o si stia realizzando a nostra insaputa. Non è tanto il Grande Fratello televisivo degli ultimi anni a richiamare il Big Brother del romanzo (sebbene il nome del format televisivo sia ispirato al racconto di Orwell), ma l'onnipresenza di una struttura dell'informazione e della comunicazione nella vita odierna (si pensi ai social network, all'e-banking, la posta elettronica, l'e-commerce e quant'altro). E perché non Facebook? Facebook non è un Grande Fratello? Sicuramente Facebook non è l'unico. Esiste Google, esiste Twitter, esiste Wikipedia, che controlla la "conoscenza" (su Wikipedia vi invito a leggere il saggio di Miguel Gotor, L'isola di Wikipedia. Una fonte elettronica, in Prima lezione di metodo storico, a cura di Sergio Luzzatto, Roma-Bari, Laterza, 2010, pp. 183-202). Questo discorso vale per tutti i social network. Sicuramente non c'è un solo occhio che osserva, ma migliaia sono spalancati e scrutano e sanno cosa fai, con chi sei, chi sei. E Facebook riesce a sapere anche cosa pensi, cosa ti piace, cosa organizzi il sabato sera e dove sei. Bene. Quello che è stupefacente – e qui Orwell è sufficientemente lungimirante (il romanzo è stato scritto nel 1948!) – è che nulla di ciò avviene sotto coercizione, ma è un processo mentale lento, che è difficile contrastare, perché indolore, silenzioso e apparentemente innocuo. L'unico modo per restare in guardia è leggere. L'unico modo per restare in guardia è non cedere alle esemplificazioni della realtà. É inutile commentare, bisogna leggerlo.
«Libertà è la libertà di dire che 2 + 2 = 4. Garantito ciò, tutto il resto ne consegue naturalmente». Leggere 1984 è difficile. É difficile leggerlo senza riflettere e senza temere che fatti analoghi possano avverarsi. É difficile leggerlo senza pensare che in minima parte qualcosa dei fatti narrati si sia realizzato o si stia realizzando a nostra insaputa. Non è tanto il Grande Fratello televisivo degli ultimi anni a richiamare il Big Brother del romanzo (sebbene il nome del format televisivo sia ispirato al racconto di Orwell), ma l'onnipresenza di una struttura dell'informazione e della comunicazione nella vita odierna (si pensi ai social network, all'e-banking, la posta elettronica, l'e-commerce e quant'altro). E perché non Facebook? Facebook non è un Grande Fratello? Sicuramente Facebook non è l'unico. Esiste Google, esiste Twitter, esiste Wikipedia, che controlla la "conoscenza" (su Wikipedia vi invito a leggere il saggio di Miguel Gotor, L'isola di Wikipedia. Una fonte elettronica, in Prima lezione di metodo storico, a cura di Sergio Luzzatto, Roma-Bari, Laterza, 2010, pp. 183-202). Questo discorso vale per tutti i social network. Sicuramente non c'è un solo occhio che osserva, ma migliaia sono spalancati e scrutano e sanno cosa fai, con chi sei, chi sei. E Facebook riesce a sapere anche cosa pensi, cosa ti piace, cosa organizzi il sabato sera e dove sei. Bene. Quello che è stupefacente – e qui Orwell è sufficientemente lungimirante (il romanzo è stato scritto nel 1948!) – è che nulla di ciò avviene sotto coercizione, ma è un processo mentale lento, che è difficile contrastare, perché indolore, silenzioso e apparentemente innocuo. L'unico modo per restare in guardia è leggere. L'unico modo per restare in guardia è non cedere alle esemplificazioni della realtà. É inutile commentare, bisogna leggerlo.
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