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«Libertà è la libertà di dire che 2 + 2 = 4. Garantito ciò, tutto il resto ne consegue naturalmente». Leggere 1984 è difficile. É difficile leggerlo senza riflettere e senza temere che fatti analoghi possano avverarsi. É difficile leggerlo senza pensare che in minima parte qualcosa dei fatti narrati si sia realizzato o si stia realizzando a nostra insaputa. Non è tanto il Grande Fratello televisivo degli ultimi anni a richiamare il Big Brother del romanzo (sebbene il nome del format televisivo sia ispirato al racconto di Orwell), ma l'onnipresenza di una struttura dell'informazione e della comunicazione nella vita odierna (si pensi ai social network, all'e-banking, la posta elettronica, l'e-commerce e quant'altro). E perché non Facebook? Facebook non è un Grande Fratello? Sicuramente Facebook non è l'unico. Esiste Google, esiste Twitter, esiste Wikipedia, che controlla la "conoscenza" (su Wikipedia vi invito a leggere il saggio di Miguel Gotor, L'isola di Wikipedia. Una fonte elettronica, in Prima lezione di metodo storico, a cura di Sergio Luzzatto, Roma-Bari, Laterza, 2010, pp. 183-202). Questo discorso vale per tutti i social network. Sicuramente non c'è un solo occhio che osserva, ma migliaia sono spalancati e scrutano e sanno cosa fai, con chi sei, chi sei. E Facebook riesce a sapere anche cosa pensi, cosa ti piace, cosa organizzi il sabato sera e dove sei. Bene. Quello che è stupefacente – e qui Orwell è sufficientemente lungimirante (il romanzo è stato scritto nel 1948!) – è che nulla di ciò avviene sotto coercizione, ma è un processo mentale lento, che è difficile contrastare, perché indolore, silenzioso e apparentemente innocuo. L'unico modo per restare in guardia è leggere. L'unico modo per restare in guardia è non cedere alle esemplificazioni della realtà. É inutile commentare, bisogna leggerlo.
Probabilmente tutti un po’ lo conosciamo, o quanto meno ne abbiamo sentito parlare. Lettura abbastanza impegnativa che personalmente mi ha lasciato un senso di inquietudine. L’esperienza di questo romanzo resta incompleta se alla lettura non segue una inevitabile riflessione, seguendo le numerose piste che vengono offerte. A differenza de La fattoria degli animali che può risultare una critica parodica del comunismo in particolare, in 1984 Orwell sembra voler mostrare quale via avrebbe reso qualsiasi totalitarismo intramontabile, probabilmente con l’intenzione di mettere in guardia il lettore. E lo fa ancora adesso, anzi sembra molto più attuale oggi che i social governano le mode le opinioni e il linguaggio. L’edizione pubblicata dalla Gribaudo è arricchita da una lettura critica di Paolo Borzacchiello che fa delle riflessioni molto interessanti, particolarmente sul linguaggio (tema centrale nel romanzo per gli scopi del Big Brother). La dittatura governa le parole e scrive addirittura i dizionari, così che in un futuro le persone non conosceranno neanche le parole per dissentire e sviluppare un pensiero divergente (“alla fine renderemo il reopensare letteralmente impossibile perché non ci saranno parole con cui esprimerlo…”) Nella lettura di Borzacchiello questo è un grande rischio di quello che chiama il politicamente “troppo” corretto.
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