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Al lettore che assegna "1" vorrei ricordare la differenza tra "preziosismi linguistici" e l'uso errato della lingua italiana. Errato a livello di contesto ecc. Dal punto di vista della lingua è un libro modesto, tedioso. Cerca una prosa evocativa (diciamo così); cerca di colorare la prosa e l'unico colore che rimane sono gli eventuali commmenti coloriti (!!!) del lettore. A parte ciò (e cmq nn è poco) la vicenda è abbastanza chiara, quindi il testo è utile per avere un quadro generale, di riferimento. Nulla di più. Se avete tempo ricordatevi di Miklos Vasarhelyi. Leggetelo, merita (e c'era!).
Sono d'accordo con R.Pietrosanti. Bettiza affronta la rivoluzione d'Ungheria descrivendo lo scenario italiano del PCI e dei testimoni dell'epoca e quindi secondo un taglio in cui l'obiettivo è portare alla luce la colpevole complicità di Togliatti e del PCI (incluso l'attuale presidente Napolitano e il padre di Mieli attuale direttore del CorSera) nel sostenere la repressione sovietica. Se si vuole conoscere il dettaglio di quei giorni la lettura va completata, ma non sostituita, con altri autori come ad es Sebestyen. Bettiza dà infatti quasi per scontato che le vicende siano conosciute. A volte il testo è un po' tortuoso, ma la chiara accusa contro l'' "intelligentia" di sinistra che oggi si dichiara pentita (sempre lei Presidente Napolitano) e che con ipocrisia condanna dopo oltre 50 anni quei fatti ripaga ampiamente la lettura. All'altro lettore vorrei dire che l'età e l'esperienza di Bettiza ne fanno uno dei maggiori testimoni dei disastri del Comunismo nel '900 essendo stato anche testimone diretto dell'altra repressione sovietica: la primavera di Praga del 1968
Mi spiace non essere d' accordo col lettore Mauro Proni. Certo, Bettiza non è Fejtò o Molnar o Argentieri, o Sebastyen, ma a chi abbia un minimo di conoscenza di base sulla trama storica degli avvenimenti della rivoluzione ungherese Bettiza dà un' ottima presentazione dall' interno, psicologica, direi, di come si sono mosse le principali dramatis personae. Tra queste, dopo Nagy e Kadar, eccellono Chruscev e altri dirigenti del Cremlino e un certo...Palmiro Togliatti, molto ascoltato nel caso ungherese, cinicamente intervenuto il 23 e 30 ottobre con due durissime lettere, tuttora censurate da storici compiacenti (vedi Agosti), per spingere all' intervento armato, colui, che, come tutti sappiamo il 4 novembre sera rispose a Ingrao di aver brindato con un bicchiere di vino rosso in più e che fece spostare l' esecuzione di Nagy, Maleter e degli altri due condannati al 16 giugno 1958 perchè così il PCI non fosse danneggiato nelle elezioni del 25 maggio precedente! Spesso conoscere pochi retroscena illumina tutta la trama di un' opera.
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