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Libro molto bello ma di difficile lettura, tante le citazioni che richiederebbero una cultura enciclopedica, bello spaccato di un'Italia di inizio secolo completamente dimenticata, consigliato
Una superstiziosa dedica di D'Annunzio fornisce a Sciascia l'occasione per rievocare ed analizzare gli eventi, eterogenei nella loro natura ma in egual misura controversi, che hanno animato il 1913 in Italia. Dalla guerra in Libia al suffragio universale di Giolitti fino al caso Tiepolo, su cui lungamente si sofferma, l'autore confeziona questo libricino pieno di fascino con il lucido acume che caratterizza la sua penna.
Solo i siciliani hanno iniziato a frugare nella memoria della vecchia Italia, forse perché allora troppo dimenticati, e alla ricerca di un'insospettata riscossa storica. Pirandello, De Robertis, Sciascia, Brancati, Verga, Capuana, Vittorini. La Sicilia è la custode dell'anima, la ragazza affascinante ma immatura che, messa alla porta, preme per rientrare dopo aver fatto maturare i frutti della sua bellezza. Come l'Italia finisce con l'isola siciliana, allo stesso modo, e però viceversa, si può dire che la letteratura cominci quaggiù, tra questi monti brulli e salvatici. Anche Sciascia in questo libbricino esplora le vicende paleonovecentesche per rinforzare i ferri della sua strigliata morale, vero capitolo saliente di tutta la sua opera. In Sciascia ho trovato un fratello, un oppositore, un intellettuale integerrimo e, soprattutto, uno scrittore vero. Devo a lui l'infrangersi del mio pregiudizio scolastico che gravava su Pirandello. Poi un'estate di luglio, rinfrescato e come soggiogato dalla lettura di alcune novelle del grande, superbo maestro, mi sono ritrovato, tra lo sciabordio della acque cristalline di Cefalù, ad essere siciliano. Grazie Sciascia
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8 novembre 1913: la contessa Maria Tiepolo, moglie del capitano Carlo Ferruccio Oggioni, uccide l'attendente del marito, il bersagliere Quintilio Polimanti. Per qualche giorno l'Italia si distoglie da altri pensieri per concentrarsi sulla contessa, che i giornali definiscono subito «bellissima», mentre descrivono il Polimanti come «bel giovane, alto, capelli biondi e ricciuti». Poi la vicenda scompare, perché incalzano altre novità: il tango che arriva da Parigi, il furto della Gioconda. Ma, quando si apre il processo, la curiosità generale è di nuovo fortissima. Ora si tratta di decidere: che cosa motivò quel colpo di pistola? La difesa dell'onore? O si può insinuare il sospetto di una passione? «Nell'aula della Corte d'Assise d'Oneglia vapora e aleggia L'amante di Lady Chatterley di Lawrence». Ma l'assurdità del processo vuole che alla passione si alluda solo come a qualcosa di improbabile e funesto, così come in coerenza con lo stile di una certa Italia tronfia e trita di quegli anni il magistrato per nominare le donne parla di «sesso gentile». Più di mille lettere anonime giunsero in tribunale durante i giorni del processo. Evidentemente quella storia toccava un groppo di pathos, terrore e sogno.Sciascia avvia questo libro come una «divagante passeggiata nel tempo», nell'Italia del «1912 + 1» (come scrisse una volta D'Annunzio per esorcizzare il fatidico tredici), ma poi si abbandona a scavare con affilato scalpello nelle testimonianze spesso vacue ed esilaranti del processo. Perseguendo due poetiche apparentemente inconciliabili, quella della digressione e quella della concisione, egli riesce a gettare la massima luce su un oggetto proprio quando sembra parlare d'altro: evoca un clima storico sprofondando nei dettagli del processo Tiepolo e illumina il processo Tiepolo vagando fra D'Annunzio e i futuristi, il patto Gentiloni e la guerriglia in Libia, Pirandello e Huxley. Profondo conoscitore di quell'Italia dove ogni pasticcio tende a presentarsi come un limpido accordo, così come nel caso Tiepolo un omicidio passionale tendeva a presentarsi come difesa della decenza, Sciascia ha voluto scrivere la cronaca di un processo pieno di pompose incongruenze: non giudicando, ma lasciando lievitare i fatti per leggerne la filigrana, che si rivela alla fine nettissima e oscura.
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