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La storia della nascita di Act Up, un'organizzazione di attivisti che ha richiamato l'attenzione sulle conseguenze dell'AIDS. Ispirato a una storia vera
«I due interpreti sono incredibilmente veri e toccanti» – La Stampa
«Campillo trova una strada originale tra 'Philadelphia' e 'Dallas Buyer Club» – Nazione - Carlino - Giorno
Parigi, primi anni '90. Nathan è un giovane ragazzo gay che decide di unirsi ad un movimento che sta conquistando sempre più visibilità nell'opinione pubblica francse. Si tratta di Act Up, un'associazione che ha come missione quella di rompere il silenzio generale sull'epidemia di AIDS che sta mietendo nel mondo innumerevoli vittime. Mentre il movimento cresce, Nathan inizia una relazione con uno dei mebri più radicali del gruppo, Sean...
Premi
2017 - Festival di Cannes - Grand Prix Speciale della Giuria
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
«Che lavoro fai? Sono sieropositivo, tutto qua». E infatti "120 battiti al minuto" è un film sul lavorare all’identità della propria malattia. Nient’altro. Riconoscerla, darle un nome, portarla in pubblico. Fare lavorare anche lei, la malattia stessa: permetterle di acquistare rilevanza politica, farle fare una differenza. Reagire ad essa, reagire all’eventualità del disinteresse, toglierle ogni pudore. Robin Campillo indovina il tono, e rende completamente impudico ciò che poteva essere soltanto un cosiddetto “ritratto”. Finalmente, ancora, era ora!, un film fatto di sangue e di parole, sangue che riempie la Senna e parole che non trovano il loro giusto verso; fatto di sperma e di siringhe, di flebo e di corpi, corpi sessuali e corpi retorici (ma della retorica migliore, quella che crea una società e caratterizza la persona). Un film fatto di collera e di amore, di indecenza e di azione, di qualche speranza e di una realtà più pesante del dolore. La malattia come una guerra, allora. Una guerra che si può vincere ammettendo prima di tutto, di fronte a tutti, di essere in e una minoranza. Perché si muore, si vedono gli altri morire, mentre gli altri vedono te morire. Senza soluzione di continuità. Sex war: la guerra è dichiarata a questo morbo stronzissimo che non vuole saperne di recedere. E questo film diretto e schietto, sdegnato e compassionevole, senza mediazioni, questo film di superstiti che chiedono di essere legittimati a soffrire, di uomini e di donne senza età e di ogni età, riesce a riportare il risentimento nella sua posizione migliore, quella cioè di un patto fra il sé più idealistico e il privato meno protetto
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Robin Campillo scommette sul collettivo e segna una grande opera politica che interpella le istituzioni con azioni energiche e simboliche
Trama
All'inizio degli anni Novanta i militanti di Act Up-Paris moltiplicano le azioni e le provocazioni contro l'indifferenza generale. L'indifferenza che circonda l'epidemia e i malati di AIDS. Gay, lesbiche, madri di famiglie si adoperano con dibattiti e azioni creative, non violente ma sempre spettacolari, per informare, prevenire, risvegliare le coscienze, richiamare la società alle proprie responsabilità. In seno all'associazione, creata nel 1989 sul modello di quella americana, Nathan, neofita in cerca di redenzione, incontra e innamora Sean, istrionico attivista e marcatore della progressione del virus. Tra conflitti e strategie da adottare Nathan e Sean vivono forte il tempo che resta.
120 battiti e centotrentacinque minuti è il tempo (e il ritmo) necessario a Robin Campillo per richiamare un'epoca (gli anni Novanta) e fare esistere pienamente un gruppo, gli attivisti di Act Up-Paris accaniti e tenaci a combattere la passività dell'opinione pubblica intorno all'AIDS. Diventare sieropositivi in quegli anni equivaleva a una condanna a morte, a breve o lunga scadenza.
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