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Ne «Il vortice» (The Drowning Pool, 1950), secondo romanzo della serie dedicata all’investigatore Lew Archer, assistiamo alla fondazione da parte di Macdonald dei modelli narrativi che costituiranno il filo conduttore della sua produzione successiva: l’incombere di una hýbris implacabile che affonda nel passato e riemerge a sconvolgere l’esistenza di ricche casate californiane; l’incomunicabilità generazionale destinata a sfociare in ossessione e violenza manifesta; il progressivo disvelamento di annosi segreti che conduce puntualmente ad un’agnizione finale. Per l’occasione questi tòpoi risultano miscelati non solo coi classici cliché del genere hard boiled come l’ambientazione losangelina, la coincidenza narratore-personaggio letterario, o il tema-dilemma della ricchezza derivante dal petrolio e dalle relative devastazioni ambientali, ma pure da evidenti contaminazioni con motivi schiettamente chandleriani quali la presenza di un’ambigua dark lady, incarnata qui dal personaggio di Mavis, che riecheggia la Parrucca d’Argento de «Il grande sonno» (e, in effetti, l’intero plot appare debitore nei confronti dell’illustre precedente). Mentre il caso indagato dal private eye, nato come un’indagine su una semplice lettera anonima, si complica e i cadaveri incominciano a moltiplicarsi, la trama va dipanandosi, come da copione, fra club equivoci e fumosi, cottages fatiscenti e marciapiedi brulicanti un’umanità affamata di vita, soldi facili e sesso a buon mercato, fino a un finale dagli esiti insoliti ed inaspettati. Dal romanzo fu tratto il film «Detective Harper: acqua alla gola» (1975) con Paul Newman ad interpretare nuovamente Archer, rinominato Harper su sua richiesta, dopo il successo di «Detective’s Story» (1966). Accanto all’attore dell’Ohio recitavano la seconda moglie Joanne Woodward, Anthony Franciosa, Richard Jaeckel e una giovanissima Melanie Griffith, mentre la location venne spostata in Louisiana e l’episodio del tentato annegamento fu valorizzato al meglio.
Una lettera anonima sposta gli equilibri della benestante famiglia Slocum, scoperchiando scomode verità che con l'aiuto di Lew Archer verranno a galla. L'"Hard boiled" è stato modellato da autori come questo, che con i loro investigatori scavavano dietro le facciate luminose delle apparenze, trovandovi spesso crepe irreparabili. Da un lato MacDonald può ricordare Chandler, sicuramente meno ironico ma più diretto e con un maggior interesse all'intreccio della trama. Dall'altro, ha la il piglio da duro alla Hammett, anche se gli spigoli sono più smussati e sorretti da un forte senso etico. Parole dello stesso MacDonald: "Hammett ha inventato il giallo "duro" e Chandler lo ha sviluppato. La specialità di Hammett era la forza e la semplicità combinate con realismo sociale che ai suoi tempi non aveva precedenti. Chandler ha portato alla narrativa poliziesca acume, eleganza e una forza narrativa originalissima. Entrambi, secondo me, avevano la tendenza a dare troppo peso alla figura centrale dell'investigatore. Il mio detective è sempre presente, ma "sommerso" nel romanzo: è un mezzo per raggiungere un fine e non è fine a se stesso." "Con Lew Archer ho tentato di creare un investigatore che fosse più un uomo che un eroe letterario. È il tipo capace di dedicarsi al lavoro investigativo a causa del suo interesse per gli altri esseri umani, con le loro debolezze, le loro crisi, ma anche con le qualità che compensano i loro difetti. (...) Probabilmente la mancanza delle più romantiche qualità che si notano in genere nei detective letterari fa sì che Archer sia meno "colorito" di tanti altri." Vero, Archer appare meno "colorito" di altri suoi colleghi. Ma che importa, quando lasci comunque il segno? Il detective Archer, anche se col nome cambiato in Lew Harper, lo si può vedere interpretato da Paul Newman in un paio di film.
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