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Il viaggio sotterraneo di Niels Klim - Ludvig Holberg - copertina
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Il viaggio sotterraneo di Niels Klim
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Il viaggio sotterraneo di Niels Klim - Ludvig Holberg - copertina

Descrizione


Niels Klim, giovane baccalauro, precipita in una grotta e finisce così in un universo sotterraneo. Qui gli si spalancheranno visioni che sono un compendio ironico e onirico di alcuni dei mondi che l’inconscio settecentesco celava in sé. A mezza strada fra Athanasius Kircher, Swift e Verne, Holberg fa incontrare al suo eroe alberi animati e saggi, scimmie loquaci e vanitose (che in qualche modo ricordano i Francesi dell’epoca illuministica), esseri che ignorano il dolore e perciò vivono in una intollerabile monotonia, uomini schiavi in un regno di donne che si ritraggono pudichi davanti alle provocazioni delle fanciulle. Alla fine, dopo molte avventure, il protagonista tornerà in superficie e narrerà la sua storia. Scritto in latino, il Niels Klim è accompagnato, sin dalla classica versione danese del 1789, dalle splendide incisioni di Abildgaard – il Füssli scandinavo –, caso di vera e felice simbiosi fra immagine e testo.

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Dettagli

1994
4 maggio 1994
288 p., ill.
9788845910371

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Mutzenbacher
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Il mito della terra cava: questa è la prima attestazione letteraria, che nasce dalla penna ricca di inventiva del padre della letteratura danese. Un po' Gulliver, un po' Crusoe, la sua missione è quella di trovare il modo di risalire in superficie a rivedere l'amata Europa, assaporando nel frattempo gioie, dolori, disgrazie e fasti che quel nuovo mondo gli riserva. Dal gusto chiaramente settecentesco, è un'avventura in parte mitica, in parte surreale, scritta originariamente in latino, ma con una prosa frizzante e ironica per il tempo, arricchita da descrizioni oniriche da dotte citazioni classiche. Molto bello.

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Voce della critica

Il viaggio sotterraneo di Niels Klim fu pubblicato originariamente in latino (Nicolai Klimii Iter Subterraneum) a Lipsia tra il 1740 e il 1741, da un autore che preferì per il momento restare anonimo, anche se non dovette passare molto tempo prima che la paternità del testo cominciasse ad essere nota prima nei circoli colti dell’epoca e poi anche al di fuori di essi. Ludvig Holberg, infatti, negli anni ’40 del diciottesimo secolo era già famoso in patria e all’estero come autore di opere storiche e di commedie. Egli nacque nel 1684 a Bergen, al tempo parte del Regno di Danimarca-Norvegia, e studiò a Copenaghen, prima di viaggiare, come da consuetudine, in lungo e in largo per l’Europa allo scopo di completare la propria formazione. Considerato il padre della letteratura danese, fu uomo dottissimo e degno figlio della sua epoca. Scelse di dare alle stampe il Klim in forma anonima per evitare ripercussioni da parte del Regno danese, severamente pietista, dove in quegli anni vigeva una rigida censura.

Si tratta in effetti di un romanzo sovversivo, intriso di quel relativismo di stampo spiccatamente illuminista che lo accosta ai Gulliver’s travels di Swift e alle Lettres Persanes di Montesquieu. Il viaggio sotterraneo racconta la straordinaria vicenda di Klim, giovane “baccalauro” norvegese che un bel giorno precipita in una grotta e si crede spacciato, prima di scoprirsi in orbita attorno a un pianeta ignoto e capire che i sostenitori della teoria della terra cava* hanno ragione. Non è che l’inizio di una sorprendente serie di avventure nell’ampio e variegato mondo sotterraneo. Klim è atterrato sul pianeta Nazar, per la precisione entro i confini del venerabile principato di Potu, abitato da alberi parlanti estremamente lenti e saggi, che giudicano il loro bizzarro ospite venuto dal cielo un po’ sciocco ma utile come corriere, in virtù delle sue gambe assai più svelte delle loro. Ciò è fonte di grande frustrazione per il povero baccalauro, che sventola sofferente il suo Testimonium Academicum** rivendicando d’essere una persona molto intelligente nel suo paese d’origine, senza d’altronde che questo gli rechi giovamento.

Dopo due anni a servizio come corriere presso i Potuani, Klim ottiene dal principe l’incarico di esplorare tutto il pianeta Nazar, compito che accetta soltanto nella segreta speranza di ricevere a missione compiuta un ruolo più degno delle sue tanto bistrattate capacità intellettive. Nel corso del viaggio incontra numerosi popoli arborei tutti diversi, caratterizzati ciascuno da peculiarità o anomalie ora fisiche (ad esempio, occhi di forme differenti o parti del corpo assenti) ora comportamentali; c’è la comunità di ginepri di Cocklecu, in cui al “gentil sesso” spettano le cariche più importanti mentre agli uomini sono relegati i lavori più umili e le faccende di casa, il paese dei filosofi dove (in barba a Platone) tutto va allo scatafascio, la terra di Tumbac popolata da ulivi devoti fino all’ipocrisia e molte altre.
Le fatiche erculee subite dal povero terrestre non lo conducono tuttavia ai risultati che aveva sperato. Il giovane decide quindi di rischiare il tutto per tutto proponendo una riforma delle leggi. Gli aspiranti riformatori non se la passano benissimo a Potu: vengono infatti destinati alla pena capitale se le loro proposte non sono giudicate idonee dal senato. Klim firma la sua condanna proponendo di escludere le donne dall’amministrazione pubblica. È però graziato dal principe, che gli accorda l’esilio al posto della morte, in virtù del suo status di straniero.
Il norvegese viene quindi esiliato… nel firmamento. Lì s’imbatte in un’altra sequela di meraviglie. Dopo gli alberi di Nazar, il nuovo pianeta è abitato da animali e oggetti umanizzati. Caduto in disgrazia in seguito a una falsa accusa, Klim s’imbarca su una nave mercantile e viaggia per l’impero mezendorico, tra gazze ispettrici di dogana e contrabbassi che discutono emettendo dissonanze; fino al naufragio che lo conduce sulla prima terra nel mondo sotterraneo abitata da persone…
Il viaggio sotterraneo di Niels Klim è un testo geniale, piacevolissimo da leggere nell’ottima traduzione di Berni, fine germanista e versato nelle traduzioni di testi in prosa come in poesia. Sostenitore del delectare et prodesse, ovverosia del riso a fini didattici, Holberg non si lascia sfuggire occasione di dare ai lettori spunti di riflessione, celati dietro gli spettacolari e fantastici capovolgimenti che stanno alla base delle descrizioni di ogni nuovo popolo che s’incontra nel mondo sotterraneo. C’è della satira, c’è della critica, ma soprattutto c’è uno sguardo per niente superficiale rivolto ai costumi dell’Europa contemporanea, che resta implicito nella prima parte del romanzo per poi scoppiare più diretto che mai nel rinvenimento di un testo (speculare al racconto di Klim stesso) scritto da un abitante del mondo sotterraneo sul viaggio che ha effettuato in superficie (nell’Europa ben nota al protagonista).
E, naturalmente, c’è della comicità. Non va dimenticato che Holberg fu commediografo, prima che autore romanzesco. Nel Klim si passa dal riso garbato degli intellettuali a un tipo di comicità più boccaccesca o aristofanea, tra avances sconvenienti ed esseri che, parlando dal deretano, farebbero meglio a tacere. Infine, il romanzo straripa di riferimenti alla cultura classica, specialmente latina; spiccano per frequenza le citazioni dirette di Virgilio, Orazio, Persio, Giovenale, ma non è raro rintracciare echi di opere storiche (ad esempio, nelle cronache di guerra) e filosofiche, in particolar modo Seneca. Quanto agli autori greci, non si può non pensare a Luciano di Samosata e soprattutto alla sua Storia vera, richiamata sia dalle descrizioni di mondi e popoli straordinari sia dalle reiterate affermazioni di assoluta veridicità dei fatti narrati.

Termino con una curiosità per gli appassionati di Tolkien. È noto che l’autore britannico fosse un affermato germanista: è a dir poco probabile che i Potuani di Holberg abbiano costituito il modello principale per gli Ent tolkieniani.

di Alessia Angelini

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Conosci l'autore

Ludvig Holberg

(Bergen 1684 - Copenaghen 1754) scrittore danese di origine norvegese. È ricordato soprattutto come iniziatore del moderno teatro nordico, con più di trenta commedie, fra cui Lo stagnino politicante (1722), Jean de France (1722), Lo sfaccendato (1731). Ispirato ai modelli di Boileau e Cervantes è il poema eroicomico Peder Paars (1719-20). Fautore di una cultura laica e razionalista, H. riprende situazioni e personaggi da Plauto, dalla commedia dell’arte italiana e dal teatro francese (soprattutto Molière), e ravviva con un acuto senso della comicità il suo riformismo pedagogico.

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