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L' ultima conversazione
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L' ultima conversazione
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ultima conversazione
L’autore di «2666» e «I detective selvaggi» si racconta in questa collezione di interviste realizzate in un arco di cinque anni, che si conclude con la famosa «Ultima conversazione», pubblicata per la prima volta pochi giorni dopo la scomparsa dello scrittore. L’infanzia in Cile, l’adolescenza in Messico, l’Europa da uomo maturo; la presa di coscienza civile e politica, i primi tentativi di scrittura; le letture, le influenze e le amicizie; le cose che adora e le cose che gli danno fastidio: queste conversazioni ci permettono di addentrarci in una delle menti migliori del Novecento, un’intelligenza pirotecnica che continua a emanare scintille e ad abbagliare i lettori di tutto il mondo. Con un saggio di Nicola Lagioia. Nuova edizione in brossura.
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Testo in italiano
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Compatibilità:
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
Pagine della versione a stampa:
123 p.
Layout:
Reflowable
EAN:
9788869980848
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Arb
06 luglio 2021
Nell’intervista di Eliseo Álvarez (pubblicata nel 2005, quindi circa due anni dopo la morte di Bolaño) Bolaño si pronuncia su tre tipi di silenzio letterario: quello di Rimbaud, che smette prima del suo acme; quello di Rulfo, che smette perché da l’aria di non avere altro da dire, e quello di Büchner, che muore giovane, lasciando un vuoto di scrittura. Bolaño non muore giovane, non muore prima di aver pubblicato dei capolavori, non muore quando con la scrittura sembra avere chiuso, anzi. Il silenzio letterario provocato dalla scomparsa di Bolaño è di un quarto tipo, è seguito da un incessante mormorio, da un riverbero che si propagherà nei libri che verranno scritti dopo di lui, che inevitabilemente in parte sarà come se fossero stati scritti anche da lui, così com’è nel territorio della letteratura dopo il passaggio di ogni autentico scrittore.
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La Segnalibri
03 marzo 2020
Ha un che di nostalgico questo titolo...eppure ci rimangono le sue opere ed è tantissimo. . TRAMA: diverse interviste che si concludono con quella centrale del luglio 2003, pochi giorni prima che morisse. Ci sono poi interventi a latere dell'autrice e di La Gioia noiosissimi... . POST-IT: metaletteratura, intelligenza, provocazione, ironia, sincerità, dedizione . ESTRATTO: "mi commuovono i giovani di acciaio che leggono Cortázar e Parra..mi commuovono i giovani che si addormentano con un libro sotto la testa. Un libro è il miglior cuscino che ci sia." . CONSIGLIATO: si. È un testo per cultori di Bolano..ci testimonia la sua profonda dedizione alla Letteratura..non tanto come scrittore, quanto come lettore. 'leggere è più importante di scrivere' per lui. E così ci racconta dei grandi suoi amori letterari latino americani, come Cortázar, Silvia Ocampo, Borges, Teresa de la Parra..ma anche gli scrittori francesi, Pascal e Fourier e quelli americani: Twain, Melville, Emily Dickinson e Whitman. E, naturalmente, su tutti, Cervantes. Insolente e sferzante, invece, con Isabel Allende ("mediocre") e Marcela Serrano ("scribacchina")..perfino di Neruda salva i primi due o tre libri, definendo gli altri 'infami'. Mostra insofferenza per questo atteggiamento da scrittori 're' che hanno avuto, oltre a Neruda, Marquez e Vargas Llosa. Quanto a lui, preferisce parlare di ciò che ha letto (più di 5000 libri), piuttosto che di ciò che ha scritto, anche per una certa modestia che si scorge nelle sue risposte. Ho adorato sentirlo cantare lodi sperticate a Cortázar ("la mia ammirazione per lui è enorme") e scagliarsi contro gli idioti che distinguono il Cortázar autore di racconti al romanziere..tutti i romanzi sono un susseguirsi di racconti..e per esemplificare commenta un esempio illustre: "L'Aleph" di Borges...pagine per cui vale la pena comprarsi questo bolano da collezione! . . ⭐⭐⭐,5 #robertobolano #
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Cristiano Cant
22 luglio 2017
"Sono ancor convinto che un libro sia il miglior cuscino su cui dormire". Frase quasi magica se proviamo a pensarla come a un oggetto che dal fondo delle sue pagine inizia a trasmettere alla testa vicina tutta la sua pregnanza, le sue storie come attraverso una bava ignota che la notte si incarica di filare, portandoci via nel chissà dove del suo folle stradario. Niente può sapere di vita, di letteratura se coniugato a stoltezze tranquille, a caratteri perfetti, riusciti; il sale della poesia è la carenza, il tonfo, un'aria di fallimento imminente che tre o quattro versi possono scolpire subito, l'anima presa a calci che trasforma ogni livido in piccoli germogli sopra il foglio. Di tutto questo ha parlato e ha scritto quest'autore, un poeta autentico, un bardo tabagista divorato dalla fretta di chiudere le sue opere, di donare la sua sete di dentro a un mondo disorientato, forse declassato (se non finito) nei suoi tratti migliori. Qui egli dispensa le sue radici, le sue preferenze, la sua musica fondante; quindi l'amore per Parra, per Cortazar, richiami e i maestri, fastidi e antipatie: " Huidobro mi annoia un po’. Troppo trallallì trallallà, troppo paracadutista che scende cantando come un tirolese. Sono meglio i paracadutisti che scendono avvolti nelle fiamme, o ancor più quelli a cui non si apre il paracadute". Ma anche e soprattutto la sua vita, i suoi giorni di fame, il cado soffocante che spezza e torce il respiro, i mille mestieri, i libri rubati, le donne: "Alle donne devo moltissimo, il senso della sfida e della scommessa. E altre cose che taccio per decoro". Ma la risposta si alza davvero ai fasti della genialità quando gli viene chiesto cosa lo annoia. Risposta: "Il discorso vuoto della sinistra, il discorso vuoto della destra lo do per scontato". Il resto è un Paradiso immaginato identico a Venezia "dove si sa che niente dura, nemmeno il Paradiso". Quanto alla morte:"è un puttana insaziabile". Lodi infinite a questo meraviglioso Maestro.
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