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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Letto il mese scorso, durante una vacanza in Sardegna. L'autrice riesce già dalle prime pagine a immergerti nella realtà dura e aspra di un piccolo paesino sardo. Nello sviluppo della storia, i personaggi sperimentano viaggi verso terre lontane, partenze e ritorni, alla perenne ricerca della felicità. Capita spesso, nel leggerlo, di riscontrarsi nelle esperienze dei protagonisti. Consigliato.
Tre generazioni sarde nell'arco del Novecento in cerca della terra promessa, fuori e dentro l'isola. Personaggi semplici ma un po' sopra le righe, amori che non si risolvono e non risolvono. Molto belle le descrizioni della Sardegna, di Milano, di Genova, e delle piccole vicende quotidiane, poi perde un po' nella parte dedicata all'America, alla storia degli ebrei emigrati (forse un po' troppa roba), per poi riprendersi alla fine, con molte verità finalmente dette.
«Ma come si fa a vivere in un posto come questo?» è la domanda che ricorre spesso nella storia che attraversa tre generazioni di una famiglia sarda. Ogni personaggio che abita questo libro cerca fuori da se stesso una terra promessa, sposta il fulcro della propria felicità in un altra terra prima, poi in un figlio, in un nipote, sempre più in là, fuori dalla propria responsabilità. È proprio in nome di questa ricerca che Raffaele e Ester chiamano Felìcita la loro unica figlia, nata in "continente", ma infelice, a dispetto del nome, per via di quel sentimento a metá tra vergogna e nostalgia delle proprie radici. È la Sardegna allora a sembrare la Terra Promessa e così l'intera famiglia torna a casa e ripone tutte le aspettative nel matrimonio tra Felìcita e Sisternes, signorotto ricco e nullafacente del paese. Ma come sempre quando la si insegue, la fortuna fugge e come lei tutti si affaticano ad allontanarsi quanto più riescono da se stessi, abbagliati da un miraggio di benessere che non può trovarsi in nessuna terra, in nessuna città o persona. La terza generazione culmina con Gregorio, pianista Jazz che attraversa l'Atlantico fino ad Harlem per vivere infelice tra i topi. Terre promesse è un romanzo che tocca temi attuali come l'idealizzazione dei luoghi che ci porta a pensare di poter essere migliori vivendo altrove. Si accenna anche all'argomento emigrazione, ma non abbastanza da dare alla vicenda lo spessore e la profondità che meriterebbe Non mancano le suggestive descrizioni di Cagliari, punto forte nella scrittura dell'autrice, e la musica che sempre l'accompagna attraverso l'immancabile pianista.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ha l’andamento leggero e profondo di una fiaba il nuovo libro di Milena Agus. Una fiaba che parte da un piccolo paesino sardo e arriva sino a New York, passando per Genova, Milano, Cagliari. Con la sua consueta prosa semplice e luminosa, spesso sognante, Milena Agus ci racconta la storia, le storie, di tre generazioni, dal Dopoguerra a oggi. Storie di partenze e di ritorni, di nuovi viaggi, di musiche, di profumi, di amori sperati, cercati, negati, impossibili, ma anche probabili. Storie di anime alla perenne ricerca di qualcuno, di qualcosa. Orazio, il poeta latino del carpe diem, nella celebre Epistola a Celso Albinovano si paragona al vento che a Tivoli desidera Roma e a Roma Tivoli, anima in pena, alla perenne ricerca di un luogo dove trovare la felicità. “Ventosus”, come quasi tutti i personaggi, fatta eccezione forse per la sola Felicita (il cui nome e aspetto fisico non possono non far tornare in mente la famosa signorina di gozzaniana memoria, depurata però qui dal malinconico filtro crepuscolare). Personaggi che cercano e spesso non trovano. Ester chiude ogni lettera al fidanzato chiedendosi “ma come si fa a vivere in un posto come questo?”, salvo poi voler tornare proprio in un posto come quello. Suo marito Raffaele, da giovane, a un certo punto dice “non sarò mai felice”, ma poi arriverà la musica jazz che il nipote Gregorio suonerà solo per lui… Esiste o no, quindi, questa fantomatica terra promessa, il luogo perfetto dove placare la nostra strenua inertia?, sembra chiedersi e chiederci l’autrice. E, soprattutto: esiste la felicità? Per provare a dare una risposta, la scrittrice sarda (amatissima in Francia) ingaggia anche un’amichevole sfida a distanza con Leopardi, il poeta del pessimismo per eccellenza, i cui versi fanno a un certo punto da contraltare lirico a questa fiaba moderna. Le risposte, il lettore, le troverà pagina dopo pagina, luogo dopo luogo: sopra un terrazzo multietnico del quartiere Marina a Cagliari, in riva a un mare cittadino, dentro una cadente villa signorile, tra i vicoli bui della periferia di New York; fino a scoprire che la terra promessa può essere declinata al plurale, ed essere quindi più d’una, ma anche, in molti casi, trovarsi proprio dove già era, magari in un luogo non fisico. E la felicità? Può darsi che esista, sembra dirci Milena Agus. Anzi, esiste davvero, “ma – confida con il suo sguardo amorevole l’autrice - è senza l’accento sulla a”, proprio come la protagonista di questa incantevole fiaba.
Recensione di Cristian Mannu
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