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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
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È stato bello scoprire questo romanzo. Chissà quando verranno pubblicati gli altri romanzi.
Sarà un mio limite, ma certa fantascienza sovietica (qui, alla Bulgakov) mi rimane poco comprensibile. Saranno le descrizioni, oppure certi passaggi narrativi dai tratti un po’ cubisti, fatto sta che al termine del libro sono rimasto un po’ frastornato. In questo romanzo c’è molta ironia ed amarezza sullo scontro tra due differenti società storiche, ovvero quella ottocentesca, immobile e stratificata, e quella dei “nuovi”, dei figli della rivoluzione d’ottobre. E il protagonista, appunto, è un inetto sospeso in questo passaggio epocale per cui, di fronte a chi riesce ad elevarsi socialmente (anche a sprezzo di certa umanità, va aggiunto), non può che nutrire una costante e (auto)distruttiva invidia. Quando la narrazione rimane nella coté realista, devo dire che tutto fila liscio e i personaggi hanno una loro ragion d’essere ed una fisionomia interessante. Quando invece intervengono fattori fantastici, beh, non mi convince più di tanto.. Ho letto questo libro perché stimolato da un’intervista alla sua traduttrice (la stessa del romanzo dei fratelli Strugackij - ero curioso di capire per cosa e come lo avessero citato: non ci sono riuscito). In definitiva, letto come documento storico, è un interessante spaccato della società russa post rivoluzionaria: da una parte le attese e le speranze del nuovo che avanza, dall’altra i timori e le angosce di una irreversibile catastrofe che si è appena messa in moto. Come dargli torto..
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