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Riuscire a scrivere qualcosa di nuovo e di originale su Galileo non è impresa facile. Sul grande scienziato pisano infatti è stato scritto oramai di tutto, come dimostra la sconfinata bibliografia galileiana realizzata dall'Istituto e Museo di Storia della scienza di Firenze (www.imss.fi.it/biblio/ibibgali.html). Mariapiera Marenzana ci è però riuscita con la sua ultima opera, L'omaggio di Galileo. I personaggi dei dialoghi visti attraverso l'epistolario. Non è la prima volta che l'autrice, già docente di lettere nei licei e saggista, dedica il suo lavoro al padre della scienza moderna. Ricordiamo infatti la bella antologia commentata di passi galileiani, Parola di Galileo, scritta con il marito Andrea Frova nel 1998 (Rizzoli; cfr. "L'Indice", 1999, n. 5).
Che l'autrice sia una profonda conoscitrice di Galileo e delle sue opere appare evidente fin dalle prime pagine. Ciò che rende originale il testo è tuttavia il fatto che l'oggetto principale del libro non è Galileo, bensì i protagonisti dei Dialoghi galileiani, a ognuno dei quali è dedicato uno dei quattro capitoli in cui è suddiviso il libro: Il mio Idolo: la perfetta amicizia di Galileo e Sagredo; Sublime intelletto: Filippo Salviati, alter ego di Galileo; Simplicio, alias Fortunio Liceti?; Paolo Aproino, ingegno peregrino, intrinsechissimo familiare di Galileo.
Se i primi tre personaggi (Sagredo, Salviati e Simplicio) sono piuttosto noti anche al vasto pubblico, molti rimarranno stupiti e incuriositi dal quarto: Paolo Aproino. Chi era costui? Marenzana ce lo spiega nel quarto capitolo. Nella cosiddetta "Giornata Sesta" dei Discorsi, pubblicata postuma nel 1718 (e destinata, insieme alla "Quinta", ad aggiungersi alle classiche quattro giornate), il personaggio Simplicio scompare ed è sostituito, appunto, da Aproino. Simplicio, come è noto, rappresenta la cultura accademica dell'epoca, intrisa di aristotelismo dominato dall'ipse dixit, del tutto incapace di adottare il nuovo strumento della matematica per comprendere il mondo fisico. A differenza di Simplicio, Paolo Aproino (1586-1638), canonico trevigiano, sa di matematica e di geometria e ha seguito le lezioni di Galileo sull'importanza delle esperienze. L'introduzione di Aproino rappresenta quindi per Galileo un radicale cambiamento di strategia divulgativa per una più efficace diffusione della sua nuova scienza.
Due degli altri tre personaggi galileiani, Sagredo e Salviati, sono ben identificati storicamente dallo stesso Galileo. Gianfrancesco Sagredo (1571-1620) fu un nobile veneziano con il quale Galileo intrattenne una ricca corrispondenza tra il 1599 e il 1619. Filippo Salviati (1582-1614), fiorentino, accademico della Crusca e dei Lincei, fu amico di Galileo. Di entrambi, prematuramente scomparsi, lo stesso Galilei dichiara di aver voluto prolungare la vita alla loro fama, introducendoli come interlocutori della sua opera. Marenzana analizza in modo approfondito il carteggio privato che Galileo ebbe con entrambi (e che occupa interi volumi dell'edizione nazionale delle opere di Galileo), fornendo un'interessante affresco della cultura dell'epoca e delle stesse idee di Galileo.
Impresa più ardua è identificare storicamente Simplicio. Il memorabile rappresentante della cultura peripatetica è solamente frutto della fantasia letteraria di Galileo o dietro al già di per sé canzonatorio nome si nasconde qualche personaggio reale? L'autrice propende per la seconda ipotesi e identifica Simplicio con Fortunio Liceti (1577-1657), ligure di nascita, medico, filosofo e uomo di scienza, con il quale Galileo ebbe un lungo e polemico carteggio durato ben tre decenni. L'esame approfondito che l'autrice compie su questo carteggio fornisce elementi convincenti a favore della sua tesi, ma vogliamo lasciare al lettore il piacere di scoprirli da solo. Il lettore potrà anche constatare di persona l'ostinatezza con cui il Liceti "storico" rifiuta le tesi galileiane pur di mantenere salda la sua fede aristotelica, ostinatezza che nulla ha da invidiare con quella del Simplicio "letterario" dei Dialoghi.
L'omaggio di Galileo è un libro molto ben documentato che potrà essere estremamente utile a chi si occupa di storia della scienza e di storia galileiana in particolare. Al tempo stesso, però, lo stile scorrevole e avvincente lo rende un testo attraente e piacevole per chiunque ami la scienza e il pensiero razionale e voglia ripercorrere le difficoltà che entrambi hanno incontrato (e purtroppo incontrano ancora oggi) contro l'ottusità e l'oscurantismo. Da questo punto di vista il libro appare anche particolarmente indicato per scopi didattici. Sia gli insegnanti di discipline scientifiche che quelli di materie umanistiche vi troveranno infatti utili spunti di riflessione in cui coinvolgere gli allievi. Inoltre, perché no, potrebbe essere un utile testo da utilizzare nei corsi di materia alternativa all'insegnamento della religione cattolica.
Silvano Fuso
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