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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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Raccolta di racconti attraverso la quale ho incontrato una prosa molto diversa da altre opere di De Roberto, non sembra quasi lo stesso autore de "I Vicere'"! Storie belle e toccanti che portano il lettore dentro l'orrore della Grande Guerra.
Siamo al fronte insieme al tenente Alfani, alle prese con un compito delicato: l’ufficiale deve mandare uno dei suoi uomini a coprire una posizione di vedetta rimasta sguarnita. De Roberto ci racconta con linguaggio realistico e privo di commenti, considerazioni o giudizi la via crucis di ragazzi giovanissimi la cui paura va crescendo via via con il numero dei morti. Questi uomini, che al fronte credevano di potersi distinguere per imprese eroiche o morire con onore, si trovano così stretti nella morsa della guerra di cui De Roberto restituisce tutta l’assurdità. Lo scrittore narra questa spaventosa mancanza di senso dando la parola a chi sin’ora ne è stato privo e cioè ai soldati che consegnano ai loro rispettivi dialetti la rappresentazione di un' indicibile paura. Questa scelta narrativa aggiunge densità ad un racconto già fortissimo che si colora per questa via dei toni della nostalgia, della speranza, della malinconia quasi ad umanizzare una condizione che d’umano, sembra dirci lo scrittore, non conserva davvero più nulla. Per un momento allora, per un momento solo, la “terra” in cui si trovano immersi i soldati, non è quella di sangue e di fango della trincea, ma la terra che si sono lasciati alle spalle, fatta di legami, di familiarità e di tradizione ed a cui, come sanno, non potranno mai più fare ritorno. Un libro spietato, ma bellissimo. Consiglio.
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