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Roma senza papa. Cronache romane di fine secolo ventesimo
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Roma senza papa. Cronache romane di fine secolo ventesimo - Guido Morselli - copertina
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Roma senza papa. Cronache romane di fine secolo ventesimo

Descrizione


Nella Roma fine-secolo-ventesimo in cui si svolge questo romanzo, città ampiamente dissestata e disfatta, un solo fatto essenziale sembra mutato rispetto alla Roma di oggi: il silenzioso abbandono del Vaticano, non più abitato dal papa, Giovanni XXIV un irlandese di mezza età, fidanzato, si dice, con una teosofa di Bengalore , che ha trasferito la Sede Apostolica in una inappariscente Residenza, simile a un complesso di motels, a Zagarolo. È questa la Roma senza papa che si mostra a un discreto e percettivo sacerdote svizzero che vi torna dopo anni di assenza, in attesa di essere ricevuto in udienza da Giovanni XXIV: una città offesa per loltraggio commesso dal papa contro il turismo, ormai principale attività del Paese, «impigrita, svuotata, con un che di depresso», ma pur sempre una città che continua ad accogliere, con la consueta indifferenza, un instancabile cicaleccio teologico. Negli antri climatizzati della Università Gregoriana, in ampi refettori dalla luce soffusa, in modeste case di parroci, in convegni di seriosa incongruità proliferano e si accavallano come mai prima le teologie, e le nuove tesi vengono spesso pronunciate da sacerdoti che parlano una lingua mista fra il romanesco e lo slang americano. Dalla socialidarietà al policentrismo più sfrenato, dalla auspicata introduzione del totemismo nella pratica religiosa a progetti di rigide restaurazioni, tutto può essere invocato e esecrato in questo clima di ormai perfetta confusione delle lingue, dove il protagonista si muove con imbarazzo e con una certa malcelata amarezza, finché la sua perplessità giunge al culmine, e anche a una sorta di liberazione, nella visita alla Residenza del Papa, un essere dolce e un po spento, che alleva serpenti, ama il silenzio e vive in una sua ombrosa, elusiva solitudine.
Lacutezza ironica di questa vicenda, la padronanza con cui Morselli si muove nei labirinti delle dottrine, vere e immaginarie, della Chiesa, i magistrali ritratti di ecclesiastici di alto e basso rango, lincessante invenzione satirica, fanno di questo libro un felicissimo romanzo di anticipazione teologica, dove le idee hanno la concretezza e il grottesco dei personaggi e dove, a ogni passo, si sente uno sguardo disincantato e penetrante posarsi su un futuro che incontriamo ogni giorno.
Tutti i romanzi di Guido Morselli (Bologna 1912 Varese 1973) sono apparsi postumi, presso Adelphi, a partire dal 1974.
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Dettagli

6
1986
29 settembre 1986
184 p.
9788845902123

Valutazioni e recensioni

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B.B.
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Questo piccolo capolavoro, terminato nel 1966 e pubblicato per la prima volta (postumo) nel 1974, è un libro davvero geniale nella sua ideazione e stesura. La scrittura dell'autore è dotta e raffinata. Molti sono i riferimenti storici, filosofici e letterari in esso contenuti e che fanno capire quanto vasta fosse la cultura di Morselli, il quale è stato anche abilissimo nel mescolare personaggi reali ad altri frutto della sua immaginazione. Io mi sono divertito a ricercare pazientemente ogni citazione e riferimento in esso contenuto e posso affermare che mi si è aperto un universo sconfinato che non conoscevo. La trama futuristica appare piena, per usare le parole di Aldo Maria Valli, di un "fascino malizioso", grazie alle sue stupefacenti profezie sulla Chiesa cattolica e sul mondo di domani (o di oggi?). Morselli profetizza la protestantizzazione della Chiesa cattolica, immagina la fine dell'obbligo del celibato per i preti, persino la liberalizzazione dell'uso di sostanze psichedeliche all'interno del clero. Il suo sguardo nel futuro intravede l'avvento di "diaconesse" cattoliche, l'affermarsi di una "psicanalisi cattolica" e di tanti altri cambiamenti a dir poco rivoluzionari. Lascia a bocca aperta il concetto di "Socialidarietà" da lui formulato - che altro non è che la globalizzazione del nostro tempo - e il fantasioso personaggio di Augustin Bonnet col suo "Comitato per l'Uniformizzazione delle Chiese Cristiane (CUCC)". L'autore preannuncia persino l'avvento di automobili alimentate a batteria e l'allontanamento volontario del Papa che decide di trasferirsi in una villetta a Zagarolo. Da questo romanzo si desume che Guido Morselli non solo sia stato un abile scrittore, ma anche assai acuto nella riflessione. E pensare che l'ho scoperto per puro caso, grazie alla lettura di un altro libro, "La penna e il compasso" di Paolo Mariani (Il Cerchio,2005), che, menzionandolo in un capitolo, ha stuzzicato la mia curiosità.

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Guido Morselli

1912, Bologna

Guido Morselli è stato un narratore italiano. Condusse una vita schiva e ritirata, per lo più in una villa a Gavirate, presso Varese. I suoi romanzi furono tutti respinti dai vari editori a cui vennero via via presentati e i continui rifiuti indussero M. al suicidio. Solo dopo la morte cominciarono a essere pubblicate le sue opere, tutte improntate a una grande perizia stilistica e a un’originale costruzione d’intrecci. Situazioni di fantapolitica o di fantastoria sono il pretesto per far emergere la paradossalità delle vicende umane: Roma senza papa (1974) racconta la perdita d’identità di una chiesa tesa al rinnovamento; Contro-passato prossimo (1975) ipotizza una diversa conclusione della prima guerra mondiale; Divertimento 1889 (1975) è...

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