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I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte. 1938-1948
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I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte. 1938-1948 - Mirella Serri - ebook
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redenti. Gli intellettuali che vissero due volte. 1938-1948
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La caduta del fascismo ebbe per effetto il rinnovo di buona parte della classe politica italiana ed è quindi, nella storia nazionale, una evidente cesura. Ma nel mondo degli intellettuali questa cesura non esiste. Quasi tutti i giornalisti, gli scrittori e gli studiosi che avevano collaborato ai quotidiani e alle riviste del regime passarono dolcemente dal fascismo all’antifascismo e continuarono a esercitare, con maggiore o minore successo, i loro talenti. Furono trasformisti, opportunisti, conformisti? Furono doppiogiochisti o infiltrati dell’antifascismo nella macchina propagandistica dell’Italia mussoliniana? Furono fascisti di sinistra, animati dalla speranza di orientare il regime verso i loro ideali? O furono più semplicemente «poveri diavoli», costretti dal bisogno a vendere il lavoro della loro immaginazione? Basta dare un’occhiata alla lista dei collaboratori di Primato, la rivista fondata e diretta da Giuseppe Bottai, per comprendere che non è possibile dare una sola risposta per Sibilla Aleramo e Corrado Alvaro, Arrigo Benedetti e Vitaliano Brancati, Dino Buzzati e Mario Luzi, Dino Del Bo e Leo Longanesi, Guido Piovene e Vasco Pratolini, Giaime Pintor e Salvatore Quasimodo, Renato Guttuso e Marcello Piacentini, Giulio Carlo Argan e Indro Montanelli, Giorgio Spini e Luigi Salvatorelli. Il libro di Mirella Serri evita i giudizi sommari e ricostruisce il percorso individuale di alcuni dei protagonisti della cultura italiana tra fascismo e antifascismo. Al centro del lavoro non vi è soltanto Primato. Vi è anche il dialogo che la rivista di Bottai instaurò con altri giornali e riviste del regime in cui scriveva il resto della cultura italiana: Roma fascista, organo dei GUF (Gruppi universitari fascisti), Il ventuno domani, Tevere, Quadrivio, Le Conquiste dell’Impero, Nuovo Occidente, Gioventù Italica. Molti di quegli intellettuali divennero comunisti, furono definiti da un vecchio esponente del PCI «fascisti redenti» e mondati in tal modo di ogni loro peccato. Per usare un termine evangelico furono «born again», rinati. Ma questa assoluzione, impartita al fonte battesimale di un partito politico (la definizione è di Paolo Mieli), ebbe l’effetto di oscurare le ragioni del loro passaggio all’antifascismo e quindi della continuità che ha caratterizzato la cultura italiana nel momento in cui il paese cambiava istituzioni e classe politica. Molto di ciò che il lettore troverà in questo libro è stato ricoperto per molti anni da un pudico velo. Grazie al lavoro di Mirella Serri la discussione è aperta.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
369 p.
Reflowable
9788863801422

Valutazioni e recensioni

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Claudio Rapetti
Recensioni: 5/5

"I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte. 1938-1948", edito da Corbaccio, e scritto dalla bravissima e colta Mirella Serri (donna che non ha mai fatto sconti a nessuno: dai fascisti ai comunisti) è un libro magnifico che andrebbe letto con attenzione dal grande pubblico perchè porta a tante riflessioni. Questo testo illustra in maniera puntuale e dettagliata tantissimi casi d'intellettuali che con grande abilità, agilità e speditezza sono passati dalla corte fascista del Ministro Bottai a quella degli intellettuali comunisti impegnati di Togliatti. Tanti probabilmente con travagli interiori e intellettuali profondi ma tanti altri probabilmente per mere ragioni di convenienza personale. Ma queste storie sono lo specchio della storia sociale dell'epoca: il fascismo non sale al potere con grandi consensi ma con un operazione di palazzo/piazza ma con il tempo e grazie a una macchina statale/para statale elefantica, a un giro di clientele enorme, a una propaganda opprimente, a un partito che coincideva con lo stato, all'assenza di libertà di stampa e di critica, all'oppressione dello stato totalitario ecc riesce a conquistare consensi quasi plebiscitari. L'opposizione interna al paese era molto limitata e solo pochissimi coraggiosi e direi eroici osavano dissentire dalla linea del partito unico e questi rischiavano il lavoro, il carcere e la vita. Il dissenso è aumentato nel tempo dall'entrata in guerra in poi. Così il regime ha accumulato nel tempo nefandezze varie rimanendo popolare. Invece nel 1945 l'Italia si è risvegliata magicamente quasi totalmente e profondamente anti fascista: i fascisti erano evaporati come neve al sole e i partigiani e gli anti fascisti spopolavano. Con una abile e magnifica opera di ripulitura delle coscienze e delle biografie si è cancellato questa pagina buia del paese per confinarla ai pochi gerarchi del fascismo. Con il finale magnifico di questa grandiosa operazione di sbiancamento fatta da Togliatti (con il consenso e il plau

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Recensioni: 3/5

Il libro riprende il filone della vasta pubblicistica che nel tempo si é occupata degli intellettuali italiani che servirono sotto due bandiere: niente di nuovo , se si vuole, di quanto già non si sapesse circa la massima parte di questi protagonisti, ma introducendo per vero, come parziale novità, l'adozione di una particolare loro definizione " I Redenti", l'Autrice offre al lettore ulteriori elementi di discussione. Altro particolare elemento di merito, forse meglio di demerito, é quello di avere riportato alla luce la figura dello storico di origini pavesi Carlo Morandi in quanto, al lettore a digiuno della storiografia italiana a cavallo della seconda guerra mondiale viene offerta una immagine distorta circa l'onestà intelletuale dello stesso. Valga per tutti il giudizio espresso su di lui dall'allievo Giovanni Spadolini:"Carlo Morandi , uno dei pochissimi storici che non abbiano ceduto agli "idola fori" del loro tempo, un uomo di studi che ha mantenuto riserbo e distacco quando non tutti sapevano farlo,...". Ci si domanda il perchè l'attenzione della Serri, tra tutti i collaboratori di Primato, si sia quasi unicamente focalizzata sulla figura di questo storico senza un adeguato approfondimento, per usare la terminologia dell'Autrice, della sua completa "vita inautentica" ( breve, essendo nato nel 1904 e laureatosi attorno agli anni '20) e della brevissima "vita autentica" ( morì a Firenze all'improvviso nel 1950.Tra l'altro, per ritornare alla tematica fondamentale del libro ed a quanto posto in evidenza nell'introduzione, sarebbe stato interessante trovare traccia di contrapposizione e di analisi critica tra l'avventura dei "redenti" rispetto a quella dei "convertiti " o dei "voltagabbana", traccioa del tutto mancante. Giuseppe Casarini-Graziella Morandi

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ANDREA VENTURA
Recensioni: 5/5

La vera "dissimulazione onesta" la compie Mirella Serri, che con l'onesto pretesto di studiare la rivista di Bottai, compie un'incursione ed un affondo fatali alla reputazione degli intellettuali di sinistra e comunisti del nostro dopoguerra, quasi tutti ferventi fascisti nel ventennio, spesso antisemiti e filonazisti. Il disgusto che sorge nel leggere queste pagine è enorme ! Personalmente, avessi scritto ripetutamente quelle porcherie spesso profumatamente pagate, dopo mi sarei suicidato, anche se il partito comunista mi avesse accolto ! Credo sia successo solo in Italia questo fenomeno enorme della migrazione in massa dei giovani intellettuali fascisti verso il partito comunista: certamente non in Germania Occidentale sotto tutela anglo-americana, certamente non nel mondo anglosassone che fu il grande avversario sul campo dei fascismi europei, molto limitatamente in Francia, patria teorica primigenia dei fascismi ma non troppo e non troppo platealmente e massicciamente dei trasformismi, che hanno riguardato qualche volta soprattutto i politici più che gli intellettuali (vedi: Mitterand). Anche Mirella Serri, come Pansa, è riuscita a "bucare" il muro di conformismo e di silenzio imposto da sessant'anni di egemonia culturale della sinistra. Ha potuto farlo perché, come Pansa, proviene dalla sinistra e di sinistra rimane. Però è inutile continuare ad usare la "foglia di fico" di ritenere strumentale la pubblicistica neofascista del dopoguerra, che queste cose le disse molto tempo fa: Nino Tripodi, polemicamente certo, le documentò nell'indimenticabile volume "Intellettuali sotto due bandiere" pubblicato nel 1980 presso Rusconi e mai ripubblicato. Si continua a sostenere, per cattiva coscienza,che i neofascisti producessero nomi e cognomi per denigrare la "nuova" classe politica e i nuovi mandarini della cultura di sinistra. Anche se in cuor loro fosse stata questa la motivazione,comunque legittima,è incredibilmente di tutt'altra portata la responsabilità morale degli intellettuali di sinistra che furono fascisti

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Mirella Serri

1949, Roma

È docente di Letteratura e giornalismo presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha dedicato numerosi saggi ai maggiori scrittori contemporanei. Ha pubblicato Carlo Dossi e il racconto; Storie di spie. Saggi sul Novecento in letteratura; ha partecipato ai volumi collettivi: Il Novecento delle italiane; Amorosi assassinii. Storie di violenze sulle donne. Ha curato il Doppio diario.1936-1943 di Giaime Pintor. I suoi ultimi libri: Il breve viaggio. Giaime Pintor nella Weimar nazista (premio Capalbio e premio Salvatore Valitutti) e I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte. 1938-1948, (premio letterario internazionale Isola d’Elba-Raffaello Brignetti, premio Alessandro Tassoni, premio Vladimir Nabokov, premio Ninfa Galatea-Lido dei Ciclopi). Ha realizzato trasmissioni...

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