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Predica sul dormire in chiesa - Jonathan Swift - copertina
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Predica sul dormire in chiesa

Descrizione



Il curioso sermone è stato pronunciato in data imprecisata e pubblicato nel 1776 dallo scrittore e poeta irlandese Jonathan Swift (1667-1745), che fu anche pastore anglicano e decano della cattedrale di St. Patrick a Dublino, ma è universalmente noto per i Viaggi di Gulliver, il suo capolavoro.

Si tratta di un insolito testo in cui l’autore affronta il tema della predicazione lanciando, in primo luogo, un aspro e polemico atto d’accusa nei confronti della diffusa indifferenza per il culto e per la religiosità del suo tempo. Swift se la prende con quanti accampano ogni genere di scuse per non andare a messa, dai malanni immaginari all’aria malsana delle chiese, o antepongono la cura degli affari a quella dell’anima; e con quanti preferiscono restare a casa la domenica, non solo per pigrizia o per abbandonarsi all’ingordigia e all’ozio, ma per un radicale disprezzo nei confronti della religione. Siamo di fronte allo sfogo di un prete anglicano evidentemente deluso per la vita del suo tempo e deciso a rivolgere un attacco diretto alle prediche soporifere.
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Dettagli

EDB
2016
18 febbraio 2016
48 p., Brossura
9788810567197

Voce della critica

Per la collana “Lampi d’autore”, l’Edb pubblica in lingua italiana un sermone di Jonathan Swift, il più celebre scrittore satirico del Settecento inglese, periodo comunemente identificato come “the Age of Reason”, l’epoca del razionalismo, parente stretto dell’Illuminismo europeo. Se la copertina dell’elegante volumetto definisce il testo, non proprio correttamente, “un sorprendente sermone sulle prediche che fanno dormire”, il curatore Adriano Zanacchi nel breve saggio introduttivo corregge il tiro: “un aspro e polemico atto d’accusa nei confronti” non dei predicatori bensì di chi, recandosi al culto domenicale, ne approfitta per addormentarsi, aprendo gli occhi soltanto alla fine dell’omelia. Che questo sia da attribuire, a volte, alle lungaggini del predicatore, lo sa bene lo stesso Swift, pastore anglicano; tuttavia, è al neglect (tradotto in vari modi: noncuranza, indifferenza, trascuratezza, disprezzo, rifiuto) da parte dei fedeli (se così, dato il comportamento, si possono definire) che lo scrittore rivolge le sue battute più pungenti. Zanacchi sottolinea la pertinenza del sermone alla Chiesa di oggi, citando papa Francesco, critico severo delle omelie “interminabili” (raccomanda di limitarsi a otto minuti), “noiose, delle quali non si capisce niente”. Certo, la durata del sermone di Swift, di circa trenta minuti, difficilmente manterrebbe viva l’attenzione e sarebbe oggi considerata eccessiva anche dai più devoti membri dell’assemblea: come Èutico, il ragazzo che, ascoltando San Paolo, cadde non solo nel sonno ma... addirittura dal terzo piano. Infine una parola sulla traduzione, efficace e scorrevole: a parte qualche frasetta aggiunta inutilmente, e l’eccessiva variazione nel rendere certe parole chiavi (wit, reso in almeno cinque modi diversi, e il già citato neglect), offre complessivamente una piacevole e corretta versione di un testo che risulta in modo sorprendente attualissimo.

Recensione di R. A. Henderson

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Conosci l'autore

Jonathan Swift

1667, Dublino

Jonathan Swift è considerato tra i massimi esponenti della letteratura inglese, ed uno dei più grandi scrittori satirici mai esistiti. Figlio di genitori inglesi stabilitisi in Irlanda, Jonathan Swift, nasce il 30 novembre 1667 a Dublino, ma perde il padre a pochi mesi dalla nascita. La madre fa ritorno in Inghilterra nel 1673, mentre Jonathan, affidato agli zii, rimane a Dublino. Cresce in un ambiente estremamente povero, spesso oggetto di insulti e denigrazioni a causa della sua condizione sociale - aspetto che avrà profonda influenza sulle sue future idee sociali. Durante l'infanzia studia a Kilkenny, poi a Dublino, presso il Trinity College. Nel 1689, su consiglio della madre, si trasferisce in Inghilterra, dove trova un impiego come segretario del diplomatico e scrittore...

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