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I ricordi di famiglia e di cucina della signora Agnello Hornby danno sempre vita a racconti deliziosi e ricchi di atmosfera. Qui siamo nella tenuta di campagna della famiglia, i racconti si alternano alle ricette. Un libro lieve che si legge con grande piacere, anche se a questo ho preferito 'un filo d'olio', stesso tema (ricordi e ricette) ma più sentito.
Bel libro, in cui l'autrice ci parla dei suoi ricordi, quando ai suoi tempi si riunivano in famiglia per pranzare tutti assieme e ci dice, appunto, che "ogni pranzo era una festa". Non vi nascondo che non mi ha entusiasmata molto, poi quando ho visto alla fine anche le ricette, mi sono pentita un po' dell'acquisto
Nei giorni in cui, nella città di chi scrive, si svolge "Terra Madre - Il Salone del Gusto" è forse opportuno leggere questo libro che fa parte, insieme a "Un filo d'olio" e a "La cucina del buon gusto" del filone culinario e dei ricordi di infanzia dell'Autrice, la quale ci conduce a rivisitare una delle nostre tante eccellenze gastronomiche, quella siciliana. Per chi non lo sapesse, Mosè non ha nulla a che vedere con il personaggio dell'Antico Testamento, è soltanto un sobborgo di Agrigento, dove è sorto di recente un orrendo agglomerato di villette noto come Villaggio Mosè. Nel libro si incontrano molti termini di un siciliano aulico ed insieme raffinato, un po' alla maniera di Camilleri, ma molto più misurato. Ecco un florilegio di termini di cui non penso necessaria la traduzione: "spizzuliavano, terre terre, 'nsamai, guantiera, cafiata, mi facevo mosca, appattati, mutangaro, tablattè, addimora, crocché, sbummica, conzato, tuma, stricata, le sarde allinguate". In tempi di femminismo dilagante, sarà forse utile ricordare, come ci ricorda l'Autrice, che " il compito delle donne di famiglia era di badare al marito e ai figli, di essere brave padrone di casa". In definitiva, una lettura piacevole specialmente per gli appassionati della buona tavola.
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