Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Poesie e canzoni. Testo originale a fronte - Georges Brassens - copertina
Poesie e canzoni. Testo originale a fronte - Georges Brassens - copertina
Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 1 lista dei desideri
Poesie e canzoni. Testo originale a fronte
Attualmente non disponibile
15,70 €
-5% 16,53 €
15,70 € 16,53 € -5%
Attualmente non disp.
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
15,70 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
15,70 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Chiudi

Tutti i formati ed edizioni

Chiudi
Poesie e canzoni. Testo originale a fronte - Georges Brassens - copertina

Dettagli

1994
3 novembre 1994
272 p.
9788877467492

Voce della critica

VIAN, BORIS, Le canzoni

SVAMPA, NANNI / MASCIOLI, MARIO, Brassens. Tutte le canzoni tradotte

FERRé, LéO, Il cantore dell'immaginario

BREL, JACQUES, Tutte le canzoni 1948-1977

BRASSENS, GEORGES, Poesie e canzoni

ARMELLINI, GUIDO, Gli chansonniers dalla Comune di Parigi ai giorni nostri
recensione di Caltagirone, F., L'Indice 1996, n.11

Saint-Germain-des-Prés, "rive gauche". Qui, lungo gli anni cinquanta fiorisce la leggenda degli 'chansonniers' che popolano le 'caves' e i caffè-teatro. La tenebrosa Juliette Greco è la vestale delle cantine esistenzialistiche; canta un languido mal di vivere che tutto investe. Al "Tabou", fondato nel '46, l'ingegner Boris Vian soffia hot jazz nella sua tromba, al "Trois Baudets" debutta un giovane Brel, appena disceso a Parigi dal suo paese "piatto". Sui palchi dell'"Ècluse" o del "Boeuf" Léo Ferré lancia la sua apostrofe libertaria, si lega in amicizia con Sartre e veste di note impetuose le liriche dei "poeti maledetti". Dalla torrida Linguadoca approda al palcoscenico il già trentunenne Georges Brassens, innamorato del verso, della goliardica visione del mondo di Rabelais. Barbara intona pensose ballate, Jean Ferrat sposa la causa dell'antimilitarismo. Vati e sostenitori dei nuovi fermenti, animano le platee Camus, Queneau, Vadim, Simone de Beauvoir e compagno.
Ma le radici della 'chanson' affondano in tempi ben più remoti, come illustra il volume, approfondimento di una vecchia edizione Savelli, curato da Guido Armellini e dedicato agli chansonniers, dalla Comune di Parigi ai giorni nostri. In questo excursus sulla canzone d'autore francese si procede dalla cosiddetta 'chanson à boire', lepido commento agli eventi storici da parte del mondo contadino, dall'Accademia di Poesia e Musica ispirata da Pierre de Ronsard, per giungere sino ai 'café chantant' del Settecento, frequentati da pubblici popolari o alle cantine dove si cantavano, nello stesso periodo, satire anticlericali e gaudenti. Pierre Jean de Béranger (1780-1857) è il primo eminente 'chansonnier' ante litteram, inviso a Napoleone III e imprigionato per le sue rime irriverenti. Suoi epigoni infoltiranno le schiere dei comunardi. Tra questi, Eugène Pottier scriverà l'"Internazionale". Alla fine del secolo XIX inizia l'era dei caffè concerto, frequentati da spettatori di diversa estrazione sociale, in cerca d'evasione. Su questa scena prenderà corpo la canzone moderna. Fuori dal circuito commerciale, escono clandestinamente canti anarchici, vengono aperti i primi 'cabarets' dove prosperano circoli letterari e alligna un clima di piena opposizione. Il nuovo secolo illumina la figura di Aristide Bruant, cantore dei bassifondi, in antitesi con l'impulso unitario e patriottico che involge la Francia durante il primo conflitto mondiale. Nel dopoguerra la canzone politica si scolora nel diffuso bisogno di fuga dalla realtà quotidiana e di prodotti leggeri. È Maurice Chevalier a incarnare lo spirito gaio e disimpegnato dei tempi, del varietà, mentre irrompe la canzone da ballo e dall'America sono importati charleston, fox-trot e tango.
Ma sarà l'innovatore Charles Trenet con la sua surreale e gioconda 'joie de vivre' ad allietare e ad alimentare un nuovo clima di speranza. Amante del jazz e padrone di un lessico mirabolante, si guadagnerà la diffidenza degli organi governativi. Prima che esploda la 'nouvelle vague' parigina, il canto drammatico di Edith Piaf e quello militante di Yves Montand, cresciuto sui valori della Resistenza, sapranno conquistare un largo e commosso consenso. Un'esauriente scelta di testi accompagna il lettore in questo lungo viaggio all'interno della 'chanson' francese. Accennando ai singoli 'chansonniers', a coloro che sono ritenuti i mostri sacri del genere, particolarmente significativo appare il libro dedicato alle canzoni di Boris Vian, il più eclettico e irregolare fra i divulgatori 'engagés'. In una breve ma intensa vita, egli si attivò in ogni campo artistico, producendo romanzi, poesie, testi teatrali, articoli giornalistici, sceneggiature e un'imponente quantità di canzoni. Personaggio trasgressivo, capace di estro iconoclastico e beffardo, predilesse i temi del pacifismo, della presa di posizione antinucleare e lanciò una scanzonata derisione sulla società dei consumi. La sua più celebre canzone, "Le déserteur", uscita ai tempi della guerra d'Algeria, fu spietatamente censurata e poi ripresa da diversi artisti. La sua musica era un crogiuolo di generi, spaziando dal rock al be-bop, al blues, ai ritmi latini. Il "patafisico" Vian cantò con caleidoscopica leggerezza un bizzarro mondo interiore, vestendolo di nonsense, scioglilingua e onomatopee.
I testi di Jacques Brel, tradotti liberamente da Duilio Del Prete, già interprete dell'opera dell'autore belga, mantengono brillante e intatta fisicità. La raccolta, che comprende materiale composto fra il 1948 e il 1977, avvicenda brani noti ad altri affatto inediti o rari. La poetica di Brel nasce come afflato umanitario ed evangelico, inasprendosi negli anni in violente tirate, spesso sostenute dalla tipica tecnica del "crescendo" o stemperandosi in dolci serenate intrise di nostalgia, di indifeso stupore di fronte al mondo. La confidenza con la morte, il bisogno di tenerezza più che d'amore, lo svelamento dell'ipocrisia borghese, una latente misoginia e il rapporto d'odio-amore verso le Fiandre sono le linee ricorrenti delle centonovantasei canzoni raccolte. Ma è forse il mito dell'infanzia, mai completamente perduta e certo recuperata nel volontario esilio alle isole Marchesi, ad affermare le sue ragioni: "Ma c'è voluto tanto cuore per riuscirci ad invecchiare senza mai diventare adulti". Avido di libertà, Brel si dichiarò "nomade", non "bohémien" e lasciò la scena pubblica all'apice della carriera.
I due volumi che contengono le liriche di Georges Brassens offrono uno spaccato vivido dell'autore di Sète. In quello su cui hanno lavorato Nanni Svampa e Mario Mascioli compare anche una lunga intervista rilasciata da Brassens all'amico sacerdote André Sève. Molto interessante è pure la selezione fotografica. Ironia e sensualità traboccano ovunque, in un verseggiare che demitizza sistematicamente i riti di passaggio, cogliendone l'aspetto grottesco. La solidarietà, l'amicizia come bene primario e un panico gusto di vita percorrono la produzione di Brassens. La sua adesione alle istanze sociali è distaccata. Prevale la diffidenza verso qualsiasi tipo di ordine costituito, in nome di un individualismo bonario che accosta sacro e profano, rovescia ruoli e si manifesta in un cogitabondo e spesso paradossale edonismo. Ma egli era solito affermare che la musica contava più delle parole.
Léo Ferré, infine, è ritratto sinteticamente in un volumetto che accosta una succinta antologia di testi a un profilo della sua sterminata opera e a una dissertazione sull'anarchia composta dallo stesso Léo "le lion". Artista totale (scrisse cinquecento canzoni, romanzi, opere, sinfonie e un oratorio), Ferré seppe fondere con la copiosa fertilità del suo stile musica e poesia, rivitalizzando i capisaldi della tradizione poetica francese. Le sue poesie cantate, spesso scagliate come anatemi sulle nequizie perpetrate dal sistema, fluirono come un torrente in piena, nel segno di una polemica mai stanca, di un'ininterrotta necessità di provocazione, di uno stimolo verso un'insurrezione più maturata nella mente che concretizzata nelle piazze. La sua sfida all'autorità, instancabile e corrosiva, fu spesso attraversata da un dolente e smagato disincanto, da una consapevolezza dell'effimero che smussò l'enfasi di quella musica, più affine alla forma sinfonica che a quella della canzone. Popolarissimo nel mondo, pressoché ignorato in Italia, lasciò la vita e il suo eremo di Castellina in Chianti, dove aveva vissuto per venticinque anni, nel 1993, scegliendo il silenzio e l'anonimato, quasi come un contrappasso alle sue vorticose requisitorie o, forse, come estrema rivalsa sul potere.


GUIDO ARMELLINI, "Gli chansonniers dalla Comune di Parigi ai giorni nostri", fuori Thema, Bologna 1996, pp. 272, Lit 25.000.

BORIS VIAN, "Le canzoni", a cura di Giulia Colace e Giangilberto Monti, Marcos y Marcos, Milano 1995, pp. 205, Lit 16.000.

JACQUES BREL, "Tutte le canzoni 1948-1977", a cura di Enrico de Angelis, Arcana, Milano 1994, trad. dal francese di Duilio Del Prete, pp. 335, Lit 30.000.

NANNI SVAMPA, MARIO MASCIOLI, "Brassens. Tutte le canzoni tradotte", Muzzio, Padova 1991, pp. 328, Lit 35.000.

GEORGES BRASSENS, "Poesie e canzoni", a cura di Maurizio Cucchi, Guanda, Parma 1994, pp. 270, Lit 32.000.

LÈO FERRÈ, "Il cantore dell'immaginario", a cura di Mauro Macario, Elèuthera, Milano 1994, trad. dal francese di Enrico Medail, pp. 103, Lit 12.000.

Leggi di più Leggi di meno
Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi

Chiudi

Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.

Chiudi

Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore