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Il pittore fulminato - César Aira - copertina
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pittore fulminato

Descrizione


Uno dei più stimati scrittori sudamericani di oggi, paragonato a Calvino e Nabokov per il suo allegro gioco letterario, torna nelle librerie italiane con uno dei suoi romanzi più apprezzati: una vicenda intrigante ed eccezionale, come il suo protagonista.

«Una volta che cominci a leggere Aira, non vuoi più smettere. Uno dei tre o quattro migliori scrittori in lingua spagnola di oggi» - Roberto Bolaño

«Immagino che César Aira sarà il primo argentino a vincere il Nobel» - Carlos Fuentes

«Sto per rileggere Il pittore fulminato ancora una volta. I romanzi di Aira mi assorbono così tanto… È come quando fai un sogno potente, cinematografico, che svanisce appena ti svegli» - Patti Smith

Johann Moritz Rugendas, noto pittore tedesco dell’Ottocento, compie un viaggio tra la regione andina e l’Argentina insieme a un altro pittore più giovane, il fidato amico Krause. I due paesaggisti cercano il volto nascosto della loro arte e sono catturati dall’ignota immensità, che palpita di mistero; si immergono nella ricchezza della natura, nella sua specificità, nella vivida diversità rispetto ai climi e agli ambienti del Vecchio Mondo. Sono entrambi alla mercé di un mondo tanto fiorente quanto violento: da un lato ci sono gli indios, con la loro ferocia primitiva e le loro scorribande imprevedibili, veri e propri tifoni umani che i due europei sognano di immortalare; dall’altro c’è un tempo atmosferico mutevole e spietato. Sarà proprio quest’ultimo, con uno scherzo crudele, a cambiare le sorti del viaggio e della vita stessa del protagonista: un giorno, Rugendas viene colpito da un fulmine insieme al suo cavallo… Uno dei più stimati scrittori sudamericani di oggi, paragonato a Calvino e Nabokov per il suo allegro gioco letterario, torna nelle librerie italiane con uno dei suoi romanzi più apprezzati: una vicenda intrigante ed eccezionale, come il suo protagonista. Un viaggio suggestivo attraverso la bellezza, l’arte e il lato grottesco della natura.
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Dettagli

2018
21 febbraio 2018
93 p., Brossura
9788893252768

Voce della critica

(...)Johann Moritz Rugendas ha l’arte nel Dna. Il suo bisnonno Georg Philipp Rugendas dovette abbandonare il mestiere di orologiaio dopo aver perso una mano: fu allora che decise di dedicarsi alla pittura e imparò a dipingere con l’unica mano rimasta. Da lì in avanti, tutti i Rugendas furono artisti. E la storia raccontata da Aira comincia proprio così, con un rapido excursus sui Rugendas, dal bisnonno di Johann Moritz, pittore di battaglie al?fianco di Carlo XII di Svezia, fino al padre, anche lui specializzato nel documentare battaglie e anche lui al seguito di un sovrano guerriero, Napoleone. Johann Moritz avrebbe continuato a dipingere guerre, se non gli fosse toccato in sorte di vivere in un periodo di pace: fu così che divenne un pittore di paesaggi. Aggiungiamoci anche che il mercato europeo era affascinato dalla natura esotica e lontana: fu così che Rugendas si ritrovò in Brasile, Messico, Cile, Perù, Argentina per raccontare la fisionomia dei paesaggi latinoamericani (...).

Tra le pieghe di questa storia vera (documentata da dipinti a olio, acquerelli, disegni e da un libro, Viaje pintoresco por el Brasil) si inserisce César Aira per raccontare un episodio nella vita del pittore viaggiatore (...). Se la prima quindicina di pagine potrebbe stare benissimo dentro Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, architetti di Giorgio Vasari, la maestria di Aira sta nel far scivolare piano piano il racconto dal realismo (...) verso toni surreali e allucinati. Le parole di Aira, all’inizio, sono come le pennellate di Rugendas: ci restituiscono un ritratto fedele dell’Aconcagua e della discesa dalla cordigliera fino a Mendoza, punto di partenza per la pampa, (...). La pampa si trasformerà presto in una specie di inferno, un luogo alla fine del mondo, una visione apocalittica. È qui che avviene l’episodio che costituisce il cuore del libro di Aira: scoppia un temporale e Rugendas viene colpito da due fulmini, (...). La vita del pittore cambia: diventa un mostro (il suo volto è sfigurato) e la sua percezione viene alterata dai dolori causati dall’incidente e dagli oppiacei che è costretto ad assumere per sopportarli. (...) Aira ci accompagna senza strappi in un racconto che si fa via via sempre più surreale, fino all’incontro notturno, attorno a un fuoco, tra Rugendas e gli indios, un incontro che ha i toni di un racconto di fantasmi: fantasmi loro, gli indios, sfiniti, fantasma lui, Rugendas, col volto sfigurato e le percezioni alterate.

Recensione di Sebastiano Iannizzotto 

 

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L’artista diventa opera, fulminante César Aira

César Aira, discepolo non fedele dell’ultravanguardista Osvaldo Lamborghini, voleva mettere a soqquadro la letteratura argentina, e non solo. E sembra esserci riuscito, almeno da quanto emerge dai titoli tradotti in italiano. Pochi, pochissimi rispetto alla sua sterminata bibliografia. L’impulso maggiore, negli ultimi anni, è arrivato dalle edizioni Sur, dopo che Feltrinelli e prima ancora Bollati Boringhieri (su input del mitico Angelo Morino, che tradusse Ema la prigioniera) avevano provato a far sbarcare questo argentino “irregolare” nel nostro Paese, autore super prolifico in patria, per editori noti e misconosciuti, e in precedenza, a lungo, traduttore autodidatta di livello.

Non bisogna accostarsi ad Aira (più di cento libri in circa quarant’anni) come a uno scrittore per pochi eletti: è un innovatore senza eccessi, è uno scrittore libero, che tiene conto del suo gusto (come ogni buon autore dovrebbe fare…), di cui non avere timore, tanto più che la sua scrittura è piuttosto pulita e semplice; va abbracciato con convinzione perché può regalare momenti molto intensi di lettura. Come spesso capita con i suoi libri anche nel suo Il pittore fulminato, che appare in Italia venticinque anni dopo la pubblicazione in Argentina, l’avvio può trarre in inganno: nello specifico sembra prefigurare un didascalico racconto biografico, a sfondo storico, di un artista del diciannovesimo secolo, ma finisce per esserne una beffarda parodia; le prime pagine di questo romanzo (pubblicato da Fazi in una pregevole edizione, con la traduzione di Raul Schenardi e un’introduzione di Roberto Bolaño) o meglio il loro tono sarà, dunque, velocemente sgretolato per far posto a qualcos’altro.

Chi è il protagonista del romanzo di Aira? Un pittore realmente esistito nell’Ottocento, già bambino prodigio, erede di una dinastia d’artisti specializzati nel ritrarre battaglie, un giovane uomo “fregato” dalla pace duratura che seguì alla sconfitta di Napoleone a Waterloo. Lui è il tedesco Johann Moritz Rugendas, di Augusta, influenzato dalle teorie di Von Humboldt sulla “fisiognomica della natura”, che decide di riparare in America Latina per seguire la propria vocazione artistica. In sua compagnia c’è Krause, amico pittore meno talentuoso. Esplorare la pampa, lasciandosi alle spalle lo spettacolo della Cordigliera delle Ande, sulla strada per Buenos Aires costa carissimo a Rugendas che, in groppa al suo cavallo, viene colpito due volte da un fulmine. Le conseguenze più evidenti dell’incidente sono le ferite al viso, un volto sfigurato, e qualche problema alla vista, ma a cambiargli la vita sono le fortissime emicranie e la morfina che gli terranno compagnia dopo la prima convalescenza.

Rugendas, che nulla conosce dell’amore, finirà per nutrirsi di altri sentimenti, di comunione con la natura e non solo, diventando un tutt’uno col nuovo Mondo. Non l’europeo estraneo agli indigeni, ma un loro sodale: nella vita di tutti i giorni e nell’arte, negli schizzi e quadri che egli stesso realizza, facendosi in qualche modo opera d’arte. Per paradosso ritorna alle origini, trova una sorta di “battaglia” da rappresentare, quello che in Europa gli era stato… strappato. L’occasione arriva dal cosiddetto malòn, ovvero una scorribanda di indios che, con le cattive, non esitano a prendere bestiame e donne dei bianchi. In questo caotico frangente, l’antieroe di Aira annulla qualsiasi distanza con le terre incontaminate e selvagge in cui ha scelto di vivere gran parte della propria esistenza. Lo scrittore argentino è molto convincente nel creare un racconto originale e che non sembra avere dentro di sé l’eco di nessuno (tranne forse un pizzico di Gabo, quando il pittore crede di immaginare gli ospiti dell’ospedale di San Luis come animali demoniaci, e sono così in realtà…). Editori, continuate così, restituiteci in italiano altri pezzi di Aira.

Recensione di Giovanni Leti

 

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Conosci l'autore

César Aira

1949, Coronel Pringles, Buenos Aires

César Aira è autore di circa settanta romanzi, e traduttore, fra l’altro, di Kafka, Jane Austen e Stephen King. Gode in tutto il Sudamerica di uno straordinario prestigio, ed esercita una profonda influenza sulle nuove generazioni di scrittori. Negli ultimi anni è stato tradotto con successo in Francia, Germania e negli Stati Uniti. «Babelia», il prestigioso inserto letterario del «País», lo ha incluso nella lista dei dieci più importanti autori argentini contemporanei.

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