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Pasolini nel recinto del sacro - Caterina Verbaro - copertina
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Pasolini nel recinto del sacro - Caterina Verbaro - copertina

Descrizione


Al di là dei diversi generi e delle molteplici soluzioni espressive, la questione del sacro percorre e sostanzia l’intera opera di Pasolini. A partire dallo sfaldamento del discorso poetico metricizzato, l’idea pasoliniana di poesia travalica la stessa versificazione e diventa modo e sede di ricezione di un sacro che dimora nella realtà. Poesia e sacro nell’esperienza dell’intellettule di Casarsa sono indissolubilmente legati, segnati da un’essenza metastorica che trascende il presente e dalla comune valenza di alterità e antagonismo rispetto alla realtà fenomenica. Pasolini. Nel recinto del sacro indaga in alcuni testi campione (da Patmos a Il pianto della scavatrice, da Una disperata vitalità a Petrolio) le scelte formali e linguistiche del Pasolini sperimentatore, interpretandole come procedimenti capaci di restituire un’immagine del reale non banalmente fattuale, bensì stratificata e mitizzata, perciò ricondotta «nel recinto del sacro» (Petrolio). La forma del testo, quel «magma» che ripudia ogni mistificante purezza espressiva, trova dunque in questa lettura critica una sua precisa ratio nel farsi lingua e voce di un sacro trascendente che solo la poesia è in grado di svelare.
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Dettagli

2017
14 dicembre 2017
250 p.
9788860044570

Voce della critica

Pier Paolo Pasolini ha “bruciato” diversi generi, dalla poesia al romanzo al giornalismo alla critica e saggistica letteraria, dal cinema al teatro. Così è stato spesso accusato di avere congedato testi approssimativi, con scarsa cura formale. Ebbene, in uno studio attento e intelligente, Caterina Verbaro ci restituisce invece le consapevoli e intenzionali scelte di un Pasolini coerente nelle svolte che reagiscono ai mutamenti del sociale (...). Pasolini è andato alla ricerca del sacro, un sacro immanente come vera realtà che sottende la realtà stessa, che è quindi, come per Mircea Eliade, “ierofania”.

Per questo, sostiene Verbaro, l’opera pasoliniana, in tutte le sue forme è una “poesia del sacro”, quel sacro che il neo-capitalismo nega, ed è proprio di fronte agli assalti del neo-capitalismo che Pasolini ritiene che la poesia tradizionale (...) non sia più possibile. E avvia una fase di rivisitazione della scrittura poetica che si mescida con le modalità dell’espressione cinematografica (...). Se il cinema pasoliniano è un “cinema di poesia” (...), la scrittura in versi diventa a sua volta una poesia di montaggio. (...) il cui esempio più significativo è il poemetto Patmos nel quale si alternano e confondono tre testi diversi: l’elenco delle vittime della strage di piazza Fontana del 1969, i riferimenti ai commenti dei politici, i passi dall’Apocalisse di Giovanni.

(...) Ma il sacro dal pur ateo Pasolini è ripreso contenutisticamente in Uccellacci e uccellini e il Vangelo secondo Matteo o nel progettato film su san Paolo nel quale più immediatamente si sarebbe dovuta compiere una commistione di passato e presente; ma pensiamo anche ai diversi piani temporali di Uccellacci e uccellini. Gli scritti di Pasolini vanno sempre più verso una forma ibrida, verso il “magma” di cui estrema espressione è il romanzo “postmoderno” incompiuto Petrolio (...).

Recensione di Enzo Rega

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