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Dietro la facciata gotica della chiesa di St Frideswide, a Oxford, scorre una vita tutt’altro che devota. Relazioni extra-coniugali, furti dall’offertorio e addirittura omicidi. A indagare su questi ultimi è l’ispettore Morse, uno scapolone amante di Wagner e dei cruciverba. Siamo negli anni ’70, quindi le indagini vengono condotte senza intercettazioni telefoniche o altre sofisticate tecnologie del giorno d’oggi. Morse si muove alla vecchia maniera, ascoltando i testimoni, visitando luoghi, raccogliendo indizi. Il romanzo è molto british, con continui riferimenti all’attualità di quegli anni, e divertente. Per buona parte del libro si naviga nel buio, senza riuscire a individuare il colpevole. Poi, il colpo di scena finale mette a posto tutti i tasselli e a quel punto, come ogni buon giallo, il libro andrebbe riletto all’indietro, per recuperare gli indizi e le prove che hanno permesso a Morse di risolvere il mistero
All'inizio mi era piaciuto, ma alla fine la soluzione della ingarbugliatissima trama si è rivelata basata per lo più su illazioni.
Ho apprezzato anche questo giallo come i precedenti di Colin Dexter. A differenza di altre indagini dell'Ispettore Morse, questa ruota tutta intorno ad un luogo unico cioè la chiesa di St Frideswide, un po' come alcuni gialli della Christie dove tutto si svolge in una villa.
Recensioni
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L'ispettore Morse si aggira per le strade di Oxford, è il suo primo giorno di ferie, ma l’incapacità di gestire il troppo tempo a disposizione lo rende piuttosto inquieto. Così, visitando un’antica chiesa, gli torna alla memoria un omicidio avvenuto alcuni mesi prima e rimasto irrisolto: il sagrestano della parrocchia era stato assassinato e dopo di lui il reverendo Lawson si era tolto la vita gettandosi dalla torre campanaria. Sullo sfondo della torbida vicenda una serie di personaggi dalla personalità inquieta e controversa: la bella moglie del sagrestano e l’organista, un barbone che si aggira misteriosamente per la canonica, anziane fedeli mute come tombe forse a conoscenza di inquietanti verità. Un giallo rimasto irrisolto che torna a pungolare l’ispettore e gli impone di gettarsi a capofitto nelle indagini. Perché l’innocuo sagrestano è stato ucciso? Da chi? Quali segreti nascondeva il mediocre reverendo Lowson?
A complicare la vicenda l’intricato microcosmo costruito attorno ad una comunità religiosa: i giochi di potere e le gerarchie, le frustrazioni sfogate in relazioni clandestine, i pettegolezzi e le azioni meschine che sembrano muovere le azioni e determinare il corso degli eventi, l’ipocrisia e gli atteggiamenti di facciata che hanno la meglio negli ambienti gretti, nell’illusione di mantenere il riserbo sulla propria vita e di essere artefici del proprio destino. Sono questi i fattori da analizzare e da mettere insieme per ricostruire la scena del delitto. Un assassinio radicato nello spazio-tempo in cui si è consumato e sul quale è necessario gettare luce: è questa la sfida principale cui è chiamato l’ispettore ancor prima di individuare l'assassino.
Ma Morse, chi ha letto i precedenti libri di Colin Dexter lo sa, non procede per intuizioni folgoranti, arranca, sbaglia, si lascia distrarre, eppure ha dalla sua una qualità innata: la capacità di penetrare negli ambienti e di coglierne gli elementi costitutivi. Riuscirà anche stavolta a venire a capo della vicenda? A individuare gli individui e i fattori che muovono le fila della storia?
Niente vacanze per l’ispettore Morse è un libro accattivante, coinvolgente, in cui nulla è lasciato al caso, una storia in cui la voce narrante indugia sui singoli dettagli che, se talvolta possono sfuggire all’ispettore Morse, distratto e un po' indolente, di certo non passano inosservati a un lettore attento. Insomma, l’autore non delude neanche stavolta. Un giallo raffinato e classico che restituisce uno spaccato di vita della Oxord degli anni Settanta, borghese, conservatrice e un po’ bigotta.
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