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Il mistero della coscienza - John Rogers Searle - copertina
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Il mistero della coscienza - John Rogers Searle - copertina

Descrizione


Che cos'è la coscienza? Cosa intendiamo quando diciamo "io"? Cosa vuol dire essere una persona? L'autore affronta questi interrogativi attaccando radicalmente l'idea che la nostra mente possa essere considerata alla stregua del programma di un computer come affermano i sostenitori più accesi dell'intelligenza artificiale. Ci sono modi della comprensione umana che sfuggono al programma più sofisticato e il nostro cervello è una struttura ben più complessa di qualsiasi macchina. In questa difesa dell'autonomia del mentale, Searle dialoga con gli autori che hanno le posizioni più interessanti sul modo di risolvere "il mistero della coscienza".
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Dettagli

1998
1 giugno 1998
210 p.
9788870785111

Valutazioni e recensioni

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Francesco Cherubini
Recensioni: 1/5

Un libro sicuramente all'altezza dei suoi contenuti, ma scritto con l'intenzione prevalente di demolire alcune teorie "diverse" da quelle dell'autore. In questo senso manca completamente di scientificità, motivando le numerose e ripetitive critiche con concetti come "impossibile", "strano", "non verosimile", "difficile da credere", etc. Come rilevato dagli autori dei libri messi indiscussione, l'analisi di questi utlimi è inoltre troppo spesso superficiale e non rende giustizia della conoscenza dell'argomento che comunque si ritiene che autori di quel calibro possano avere. Ho trovato il libro interessante solo nel merito di aver portato quei titoli all'attenzione di chi non ha una consocenza adeguata, della bibliografia esistente sull'argomento, e del quadro odierno delle teorie attualemnte in esame

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Stefano
Recensioni: 2/5

Questo libro, una collezione di recensioni di alcuni importanti lavori sulla filosofia della mente, evidenzia semmai i limiti della visione di Searle. Abbarbicato come una remora alle sue tesi (tendenzialmente dualiste, anche se lo nega) e alla sua "stanza cinese" (esempio la cui fallacia credo sia palese), Searle critica strenuamente i sostenitori dell'"AI forte", senza pero' essere in grado di esprimere argomentazioni all'altezza della sua autostima. Inviterei piuttosto a leggere gli eccellenti libri degli autori che lui commenta, in particolare Dennett, la cui profondità di visione è incomparabile rispetto a quella di Searle.

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Platinum
Recensioni: 5/5

Il libro è sicuramente ottimo: l'autore riesce a dare una panoramica completa dell'argomento, in tutti i suoi aspetti, e le recensioni/confutazioni dei libri discussi sono acute, chiare e convincenti. Si può criticarlo per la sua forse eccessiva tendenza ad affidarsi spesso al buonsenso, ma d'altronde quando certa gente si mette a negare l'esistenza degli stati soggettivi, o a sostenere che la nazione cinese, considerata come insieme, è un'organizzazione funzionale dotata di coscienza di sé, cosa si dovrebbe dire? Sono boiate, c'è poco da commentare. Per quanto riguarda la parte propositiva invece non mi sento proprio di criticarlo; la sua posizione è abbastanza chiara: lui sostiene una forma di materialismo, che chiama "naturalismo biologico", in cui presuppone che gli stati soggettivi siano causati da certi meccanismi biologici, ancora da chiarire, ma che un volta attivati permetterebbero di superare la soglia della coscienza, cosa che invece non sarebbe possibile a partire da semplici algoritmi. Poi si ferma qui, ma del resto come potrebbe continuare? Propone una via, quello dello studio attento della fisica/chimica del cervello, ma non è compito suo perseguirla; dovranno essere invece le future ricerche del campo a fornire utili indicazioni per risolvere questo mistero, allo stesso modo in cui la biologia ha permesso di comprendere come dalla materia inanimata potesse generarsi la vita senza il supporto di una "forza vitale", cosa che prima di queste scoperte appariva incomprensibile. Cercare delle spiegazioni semplicistiche senza un adeguata conoscenza di ciò che fisicamente causa la coscienza è in effetti solo una perdita di tempo.

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Recensioni

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Voce della critica


recensioni di Paternoster, A. L'Indice del 1999, n. 03

Questo volume raccoglie sei recensioni di libri dedicati al problema della coscienza che Searle ha scritto per la "New York Review of Books" tra il 1995 e il 1997. Completano il volume un capitolo iniziale che introduce il problema, una sintesi conclusiva, e un'intervista all'autore del traduttore Eddy Carli. Gli autori cui Searle ha dedicato i saggi sono i più noti e influenti filosofi e neuroscienziati che hanno avuto l'ardire di proporre teorie della coscienza: Crick, Edelman, Penrose, Dennett, Chalmers e Rosenfield. Il maggior pregio di questo libro è che consente di farsi un'idea chiara del dibattito sul problema della coscienza attraverso la brillante presentazione che ne dà Searle, scrittore cristallino e accattivante che sa esporre con grande chiarezza i non agevoli contenuti delle teorie citate, anche di quelle tecnicamente più complesse, come nel caso di Edelman e Penrose. Così, sia pure attraverso il filtro non neutrale del celebre filosofo di Berkeley, il lettore guadagna una comoda via d'accesso a uno tra i più affascinanti problemi alla frontiera tra filosofia e scienza, certamente uno tra quelli maggiormente à la page. Un po' deludente è invece la parte propositiva: Searle è tanto acuto e penetrante nell'esporre criticamente le teorie altrui, quanto rinunciatario e ripetitivo quando si tratta di esporre le sue idee sulla coscienza. L'ipotesi secondo cui la coscienza è un fenomeno causato dal cervello, per esempio, non sembra possedere alcuna valenza esplicativa. Si deve inoltre osservare come nel difendere il proprio punto di vista, che peraltro non consiste in una vera e propria collezione di tesi quanto piuttosto nella formulazione di alcuni requisiti di carattere generale che una teoria della coscienza dovrebbe soddisfare, Searle faccia più sovente ricorso alle armi retoriche e all'appello al senso comune che a una reale forza argomentativa - ciò è particolarmente evidente nel caso della critica a Chalmers. Così, se è vero che gli argomenti di Searle possiedono un forte grado di persuasività immediata (si pensi alla celebre "stanza cinese", ancora una volta riproposta), essi si rivelano a una disamina più attenta meno conclusivi di quanto possa sembrare. Una sfida comunque stimolante per il filosofo e il lettore più attento.

Alfredo Paternoster

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