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Un'interessante indagine storica su una vicenda del 1930 con inaspettati intrecci con la vicenda di piazza Fontana. Sofri ci parla di confini, fascismo, irredentismo e identità col suo stile sempre brillante!
Un libro di cronaca, accurato, ben scritto, umanamente di parte, un fatto criminoso sconosciuto quale spunto per narrare una storia ben piu ampia, di equivoci e scambi di persona, di confini, di tensioni tra etnie e di irridentismi che si manifestano in ogni sede della vita di una comunità, dalla parrocchia alla scuola, un avvicendarsi di soprusi e prepotenze fatte e ricevute tra italiani e slavi, fascisti e anti, che hanno attraversato due guerre e due regimi e che oggi sembrerebbero aver lasciato spazio ad una serena convivenza tra le diverse popolazioni di questa meravigliosa terra di confine. La triste storia del maestro Sottosanti viene raccontata da Sofri con il cipiglio del ricercatore (bibliografia immensa) e lo stile accattivante del narratore. Ne scaturisce un buon libro, un che fa pensare.
Ingredienti: il delitto nel 1930 di un maestro fascista in Friuli, una terra di confine attraversata da fazioni sotterranee (fascisti-antifascisti, italiani-jugoslavi), la ricostruzione precisa di fatti oscuri dopo quasi un secolo di distanza, una linea che unisce il Carso a Piazza Armerina (passando per Piazza Fontana a Milano) fatta di trasferimenti, violenze, scambi di persona. Consigliato: a chi vuol conoscere una storia fatta di tante coincidenze sbagliate, a chi si sente straniero in casa propria e italiano in casa d’altri.
Recensioni
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Concomitanze, algide giravolte del caso, suggestioni, dettagli, fili visibili e invisibili. Ne è pieno Il martire fascista (237 pagine, 15 euro), pubblicato da Sellerio, il più recente libro di Adriano Sofri, che tra viaggi e indagini – nello spazio e nel tempo – fa una cosa semplice e complessa: il giornalista. La felice senilità di Sofri sta nei suoi libri più recenti, esplorazioni condotte fra le pieghe della storia o della letteratura, come il suo prezioso precedente volume, Una variazione di Kafka, sempre per la casa editrice palermitana.
Triestino di nascita, Sofri dissotterra una storia oscura, vecchia di una novantina d’anni, dalle parti di casa sua, dove ha trascorso infanzia e adolescenza. Protagonista delle sue pagine è Francesco Sottostanti, siciliano di Piazza Armerina, fascista, vittima di un agguato sotto casa. Sottostanti era un maestro di scuola elementare, ingranaggio dell’italianizzazione forzata avviata nei pressi di Gorizia: insegnava in un paesino sloveno e maltrattava – fino all’oltraggio estremo di sputare in bocca – gli alunni che s’azzardavano a parlare nella lingua natale. Gli antifascisti sloveni non badarono al sottile: quell’insegnante tisico e padre di cinque figli fu liquidato con poche fucilate. E la propaganda fascista fece in fretta ad appropriarsi di Francesco Sottostanti come di un martire. Passò in silenzio per decenni lo scambio di persona, l’equivoco di cui si nutrì quell’omicidio: Sofri, osserva, riflette e fa venire a galla un altro maestro, un altro Sottostanti…
Cortocircuito storico
Al groviglio storico e narrativo nei pressi del Carso che Sofri scandaglia s’aggiunge altro, un particolare che conduce a un tempo vissuto dall’autore, al 12 dicembre 1969 – trent’anni fa – alla strage di piazza Fontana e a tale Nino Sottostanti, fascista, figlio di Francesco. Il cosiddetto “sosia di Valpreda” – Valpreda fu accusato ingiustamente della strage – era Sottostanti junior, che contribuì ad alimentare uno dei buchi neri della storia italiana.
Recensione di Salvatore Lo Iacono
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