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Espiazione - Ian McEwan - copertina
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Espiazione

Descrizione


A tredici anni un amore che sboccia può sembrare un plagio. Una ragazzina che assiste a una violenza può convincersi di aver riconosciuto il responsabile e far condannare un innocente, rovinandolo e rovinandosi. Perché tutta la vita sarà segnata dalle conseguenze. La ragazzina crescerà, diventerà una scrittrice, ma non si libererà del peso dell'ingiustizia inferta a un innocente, alla propria sorella innamorata e in fin dei conti anche a se stessa.
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Dettagli

2002
381 p.
9788806160302
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Indice


Le prime frasi del romanzo:

Parte prima

Capitolo primo

Lo spettacolo per il quale Briony aveva ideato le locandine, programmi e biglietti, costruito il botteghino con un paravento sbilenco e foderato di carta rossa la cassetta dei soldi, era opera sua, frutto di due giornate di una creatività tanto burrascosa da farle saltare una colazione e un pranzo. Quando ebbe concluso i preparativi, non le restò altro da fare che contemplarne la stesura definitiva e aspettare di veder comparire i suoi cugini dal lontano nord. Ci sarebbe stato un solo giorno di tempo per le prove, prima dell'arrivo di suo fratello. A tratti pungente, spesso disperatamente triste, il dramma narrava una storia di cuore il cui messaggio, racchiuso nel prologo in rima, era che un amore non costruito su fondamenta di grande buonsenso ha il destino segnato. La sconsiderata passione dell'eroina per un malvagio conte straniero naufraga nella sventura allorché la protagonista, Arabella, contrae il colera durante una corsa precipitosa verso una cittadina di mare in compagnia del suo promesso. Abbandonata da lui come da tutti gli altri, costretta a letto in una soffitta, la protagonista scopre in se stessa la forza dell'ironia. La sorte le offre una seconda occasione nella persona di un medico in ristrettezza economiche - in realtà, un principe sotto le mentite spoglie che ha deciso di lavorare tra i bisognosi. L'uomo la guarisce e Arabella, che questa volta sceglie con giudizio, è ricompensata dalla riconciliazione con la sua famiglia e dalle nozze col principe-dottore in una "ventosa giornata di sole primaverile".
La signora Tallis lesse le sette pagine delle Disavventure di Arabella in camera sua, seduta alla toeletta , con un braccio dell'autrice sulla spalla per tutta la durata della lettura. Briony scrutava il viso della madre per non lasciarsi sfuggire il passaggio fugace di un'emozione, ed Emily Tallis stette al gioco producendosi in espressioni allarmate, risatine di gioia e, alla fine, in sorrisi riconoscenti e avveduti cenni di assenso. Prese tra le braccia la figlia, se la sedette in grembo - ah, le tornava alla mente il bel corpicino caldo di quando era piccola, non ancora perduto, non del tutto - e definì la sua commedia "incantevole", acconsentendo subito, con un mormorio soffiato nella spirale stretta dell'orecchio della bambina, che a quell'aggettivo utilizzato sulla locandina da esporre su un cavalletto in ingresso, accanto alla biglietteria.
Briony non poteva saperlo allora, ma quello sarebbe stato l'attimo di maggior successo della sua iniziativa. Niente poté eguagliare il senso di soddisfazione, tutto il resto si ridusse a una serie di sogni e di delusioni. C'erano momenti nelle notti estive in cui, spente le luci e rintanata nel buio accogliente del letto a baldacchino, Briony lasciava battere il proprio cuore al pensiero di fantasticherie luminose e ardenti, di per sé brevi commedie che prevedevano immancabilmente la presenza di Leon. In un caso, la sua faccia grande e cordiale era sconvolta dalla sofferenza di fronte alla solitudine disperata di Arabella. In un altro, eccolo in qualche ritrovo alla moda della capitale mentre, con il bicchiere del cocktail in mano, si vantava con un gruppo di amici dicendo: "Sì, la mia sorellina, Briony Tallis, ne avrete senz'altro sentito parlare". In un terzo, Leon levava in aria un pugno di giubilo mentre il sipario calava, anche se non c'era nessun sipario, era stato impossibile realizzarlo. Il dramma non era destinato ai cugini, bensì al fratello, di cui intendeva festeggiare il ritorno a casa a casa e suscitare l'ammirazione per poi strapparlo alla sventata sequela di fidanzate e indirizzarlo verso una moglie appropriata, quella che lo avrebbe convinto a tornare in campagna, e avrebbe cortesemente richiesto a lei di farle da damigella d'onore.
Briony era una di quelle bambine possedute dal desiderio che al mondo fosse tutto assolutamente perfetto. Mentre la sorella maggiore era una baraonda di libri mai chiusi, vestiti mai ripiegati, un letto mai rifatto e posacenere mai svuotati, quella di Briony era il santuario del demone che la animava: nel modellino di fattoria disposto sul davanzale profondo della finestra figuravano gli animali consueti, ma tutti rivolti in un'unica direzione - quella della loro proprietaria -, quasi che fossero sul punto di levare un canto; perfino le galline erano sistemate rigorosamente in un cerchio. In effetti quella di Briony era la sola camera ordinata al piano di sopra della casa. Le sue bambole, sedute erette nelle loro ville a più stanze, parevano obbedire al preciso ordine di non sfiorare mai le pareti; le file composte e spaziate delle varie figure alte un dito sulla sua toeletta - cowboy, sommozzatori, topi umanoidi - davano l'impressione di un piccolo esercito sull'attenti.

Valutazioni e recensioni

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Monica
Recensioni: 5/5
Favoloso e geniale

Un romanzo davvero coinvolgente e favoloso….la prima parte scorre un po’ lentamente, ma dopo aver letto le successive se ne capisce il motivo! Il risultato è geniale.

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gio
Recensioni: 5/5

La struttura di questo libro ricorda una partita a scacchi: dopo una prima parte in cui, pazientemente, si dispongono (attraverso una descrizione minuta dei personaggi e dei loro rapporti fatta con grande dovizia di dettagli, di cui nessuno superfluo) tutti i pezzi sulla scacchiera, una mossa, un evento improvviso, muta la situazione, per cui il resto della narrazione si trasforma in una paziente opera di riparazione all'evento, nefasto, accaduto. Se si ha la pazienza di leggere attentamente la prima metà del racconto, dunque, il lettore si trova proiettato in una realtà drammatica, figlia di una situazione forte, generata sia dal contesto storico che da quanto accaduto fra i personaggi principali della storia. Libro di una straordinaria profondità.

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Floriano
Recensioni: 3/5

Il processo mentale e lo studio psicologico di tutti i personaggi, assieme allo stile di scrittura della prima parte, rende il romanzo, pur interessante nella argomentazione, francamente piuttosto pesante. Contento di averlo letto, contento anche di averlo finito

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Recensioni

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Voce della critica

Espiazione è un romanzo magnifico, il migliore di Ian McEwan (1948). Anche quell'eccesso di programmaticità che viziava i suoi libri più recenti (in particolare l' Amore fatale , 1997; cfr. " L'Indice", 1997, n. 12): le simmetrie insistite, la bravura compiaciuta che ne svendeva i segreti (forse perché ne contenevano ben pochi), la troppa luce, mostrano tutt'altra necessità - e, direi, trovano una giustificazione morale - in quest'ultimo lavoro. Al quale non fanno certamente difetto la costruzione quasi su carta millimetrata, né il primato accordato alla visibilità, alla nettezza dei contorni: che stavolta però racchiudono un segreto tanto più insondabile e dolente quanto più è reso manifesto, via via sgombrato dall'ambiguità e dalle ombre.

Guai a raccontare la storia troppo nei dettagli: qui la suspense non è tanto un espediente narrativo (peraltro perfettamente funzionale) quanto una modalità di percezione della realtà, e di quelli che sono ancora i suoi vuoti. Vale in generale, per tutto il romanzo, quello che viene osservato all'inizio a proposito del personaggio di Cecilia: "Si rese conto che fin dal mattino si era sentita strana, e che guardava alle cose in modo insolito, come se tutto fosse già passato da un pezzo ed esaltato da ironie postume che lei non era in grado di afferrare appieno". Fino all'ultimissima pagina, almeno alcune di queste "ironie postume" (vedrà il lettore che l'aggettivo è scelto con grande precisione) restano davvero imprendibili, e si farebbe un grande disservizio a rivelarle anzitempo.

Il libro è diviso in tre parti, ambientate in Inghilterra e in Francia fra il 1935 e il 1940, più un breve e sorprendente epilogo, "Londra, 1999", che ci riporta al giorno d'oggi (la struttura temporale è molto simile a quella di un altro romanzo di McEwan, Lettera a Berlino (1990), il cui dannunziano titolo originale, The Innocent , andrebbe quasi bene anche per Espiazione ). Pur concentrando l'azione in poco più di ventiquattrore, la prima parte è decisamente la più lunga, più di metà di tutto il libro, e a sua volta è suddivisa in quattordici capitoli numerati, dove si intrecciano i punti di vista di diversi personaggi. La seconda e la terza parte sono quasi esattamente simmetriche, non hanno suddivisioni, e ognuna è narrata da un solo punto di vista (anche se mai nella prima persona, riservata all'epilogo). È una struttura molto calibrata, quasi teatrale e perfezionata nel tempo, decantata; e tuttavia dinamica, vitale, una costruzione e al tempo stesso una volontà o meglio l' offerta di una costruzione.

Il lungo "movimento" iniziale è ambientato nella grande (non antica) casa di campagna dei Tallis, molto ricchi ma non aristocratici, nella torrida estate del 1935. La signora è a letto con la solita emicrania; il marito, un funzionario governativo, è a Londra, come sempre, per ragioni di lavoro e (si presume) di cuore. La casa, insomma, è a disposizione dei figli (una situazione tipica per McEwan, vedi l'indimenticabile Giardino di cemento , 1978): la tredicenne Briony, che si è appena scoperta la vocazione letteraria e vuole mettere in scena una sua pièce (scritta in due giorni) in onore di Leon, il fratello ventiquattrenne che torna da Londra; Cecilia, la sorella ventunenne, reduce da Cambridge (è quella che si sente strana); e Robbie Turner, bello, intelligente e dotatissimo figlio della donna delle pulizie dei Tallis, però anche amico di famiglia, essendo cresciuto con Cecilia e Leon (e avendo studiato anche lui a Cambridge, col massimo dei voti, grazie alla generosità di loro padre). E poi un amico di Leon, il giovane industriale Paul Mashall, che sta facendo i miliardi vendendo cioccolato sintetico all'esercito; e tre cuginetti lentigginosi (figli d'una zia troppo esuberante in odore di divorzio): la quindicenne Lola, che è tutta sua madre, manipolatrice, ha un braccialetto alla caviglia e si pittura le unghie, e i due gemelli Pierrot e Jackson, di nove anni, un po' frignoni e piuttosto infelici (uno bagna ancora il letto).

Nell'atmosfera apparentemente svagata, ma carica d'attesa (e la guerra forse è alle porte), almeno due cose diventano subito evidenti: che c'è forte attrazione fra Cecilia e Robbie (a dispetto della lunga consuetudine e della differenza sociale); e che c'è antagonismo - cioè quasi odio - fra l'ancora piccola Briony e la quasi grande Lola. McEwan è bravissimo, e doloroso, imbarazzante, nel rappresentare quello "spazio transitorio che estendeva i proprio confini imprecisi dalla nursery al mondo degli adulti" in cui Briony, alla sua giovane età, e con la grande fantasia di cui è effettivamente dotata, "si muoveva in modo del tutto imprevedibile": l'innocenza è pericolosa, e può portare alla catastrofe (nel senso tecnico della parola, quello del teatro greco), soprattutto quando è ormai agli sgoccioli, ha fretta di crescere e s'immischia, ancora con rigidità infantile, nelle cose dell'esperienza.

Con un salto temporale di cinque anni, nella seconda parte ci trasferiamo in Francia, dove Robbie è ferito e, insieme a due commilitoni, cerca di raggiungere la spiaggia di Dunkerque in una marcia da incubo: sono pagine di coinvolgente e accurata ricostruzione storica, forti ma delicate (vedi soprattutto la scena del tentato linciaggio). Mentre la sorte di Robbie è lasciata in sospeso, la terza parte - ambientata a Londra e forse ancora più drammatica, a tratti livida come un storia di spettri - è dedicata a Briony, infermiera tirocinante nell'ospedale di S. Thomas. Pur continuando a coltivare le proprie ambizioni letterarie (una sua novella è stata apprezzata ma rifiutata da "Horizon", la rivista di Cyril Connolly), la giovane donna si sta sottoponendo a sforzi fisici massacranti in un consapevole, severo processo di purificazione dell'identità, un volontario obnubilamento dell'immaginazione (Simone Weil, che morì nel 1943 in un ospedale inglese, avrebbe parlato di "decreazione"): è l'inizio di quell'espiazione che coinciderà con una carriera artistica "nota per la sua amoralità", e che ancora nell'epilogo del romanzo, a più di sessant'anni dagli eventi narrati, non può dirsi conclusa.

Nelle sue coordinate essenziali, Espiazione è una riflessione molto profonda sui rischi della fantasia, ma anche sul suo potere salvifico o, più umilmente, riparatore - una sorta di "educazione dell'artista da adolescente": dove però il prezzo della "visione" è così alto che poi non basta una vita per ripagarlo (viene in mente la domanda di Keats alla fine dell' Ode all'usignolo : " Was it a vision or a waking dream? "; ma il romanzo chiede piuttosto: "Può un sogno, cioè un abbaglio, trasformarsi in una visione di verità?"). Le gratificazioni del libro sono numerose, e vanno dall'intreccio ben temperato alla splendida resa dei luoghi e dell'epoca, alle sfaccettature psicologiche, sociali, fisionomiche di un nutrito cast di personaggi, tutti assai ben realizzati - "round" avrebbe detto E.M. Forster (in Aspects of the Novel , 1927), cioè a "tutto tondo". Il richiamo a Forster, il più tradizionale dei grandi "moderni" non è casuale: a diciott'anni Briony ha letto tre volte l'impervio Le onde di Virginia Woolf (1931), ma se c'è un classico del Novecento a cui Espiazione rimanda, è senz'altro il più "facile" Passaggio in India (1924), per analogie sia stilistiche e strutturali (le molte connessioni interne), sia soprattutto tematiche: un accostamento dove è notevole - e forse istruttivo della direzione presa da certa narrativa, diciamo, "postmoderna" nello spirito ma molto classica nelle forme - che il romanzo più recente sopporti un grado di ambiguità molto inferiore, si sforzi insomma, nei limiti del possibile, di far chiarezza morale: senza però mai scadere nel moralismo, la sua colpa restando imperdonabile.

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La recensione di IBS


"Avrebbe potuto andare dalla madre subito, rannicchiarsi vicino a lei e mettersi a raccontarle la cronaca della giornata trascorsa. Se l'avesse fatto, non avrebbe mai commesso il suo crimine. Così tante cose non sarebbero accadute, non sarebbe successo nulla, e la carezzevole mano del tempo avrebbe reso la giornata a malapena degna di memoria: la notte in cui i gemelli scapparono di casa."

Difficile parlare di questo romanzo. Innanzitutto perché si tratta (è evidente sin dalle prime pagine) di un'opera completa, che compendia il lavoro fatto dall'autore in questi anni, ma anche perché il tema trattato è degno della tradizione classica, dalla tragedia greca al romanzo russo, ed è al contempo l'inusuale visione maschile di un'esistenza "la femminile".

Tra le opere maggiori della narrativa mondiale troviamo molte storie incentrate sul tema dell'errore, anche involontario. In Espiazione non solo si racconta la genesi di uno sbaglio importante, ma anche quanto questo abbia inciso sulla successiva esistenza di colei che lo ha fatto e di tutti quelli che lo hanno subito.

Nella prima parte del romanzo troviamo magistralmente descritto quel pensiero visionario, tipico dell'adolescenza, in cui pare reale non ciò che lo è, ma ciò che sembra tale. Briony Tallis, la protagonista, al tempo tredicenne, assiste a un litigio, curioso nella forma ma in fondo assolutamente normale, tra la sorella e il futuro fidanzato Robbie. È il primo passo verso il totale travisamento dei fatti, fino all'accusa, infamante e terribile, nei confronti dell'amico. Al centro del dramma sono le parole: quelle che scrive Briony, che vorrebbe diventare autrice di successo, nel segreto della sua stanza, e quelle che scrive Robbie in una lettera di scuse alla sorella Cecilia che la ragazzina disgraziatamente legge. A tutto questo si aggiungono immagini rubate qua e là dall'intimità dei due giovani, che si ricompongono nella mente di Briony formando un puzzle sbagliato ma credibile. In un crescendo di tensione la ragazza identifica in Robbie un maniaco capace di molestare la cuginetta Lola. Per lui ciò significherà anni di carcere e un futuro incerto (ma sempre sostenuto dall'amore della sua Cecilia che non l'ha abbandonato) in cui si affaccia anche la guerra; per lei anni di pentimento ed espiazione, raccontati sino al finale che la vede (è il 1999) settantasettenne condannata alla demenza senile arteriosclerotica che la renderà dimentica di tutto.

Alcuni hanno giudicato Espiazione il capolavoro dell'autore inglese, altri hanno frenato questo entusiasmo. È arduo schierarsi, perché non vi è nulla di sbagliato in questo romanzo e al contempo non vi è nulla di davvero eccezionale. Malgrado il desiderio di assoluta originalità anche il linguaggio e, soprattutto, la forma narrativa che muta con il procedere degli eventi, non sono forse così "straordinari" come alcuni li descrivono. Sia chiaro, si tratta di un romanzo di grande interesse: McEwan non è un autore che si ripete sempre uguale a sé stesso lavoro dopo lavoro, scelta che fanno spesso anche a grandi scrittori e che si rivela rassicurante per i lettori che amano le certezze. McEwan non ci vuole rassicurare, non cerca il consenso preordinato e i canoni già conosciuti. Lasciarsi sorprendere fa parte del gioco.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Ian McEwan

1948, Aldershot

Scrittore e sceneggiatore britannico. Esordisce con due raccolte di novelle, Primo amore, ultimi riti (1975 - pubblicato da Einaudi nel 1979 con la traduzione di Stefania Bertola) e Tra le lenzuola (1978 - edito da Einaudi nel 1982 sempre con la traduzione della Bertola), che ritraggono, in uno stile raffinato e impersonale, situazioni quotidiane, dominate tuttavia dall’ossessione per il sesso e segnate dalla morte. Sesso, perversione e morte sono temi trattati anche nei primi romanzi, Il giardino di cemento (1978, portato sul grande schermo nel 1993 dal regista Andrew Birkin con la nipote Charlotte Gainsbourg e tradotto dalla Bertola per Einaudi nel 1980) e Cortesie per gli ospiti (The Comfort of Strangers 1981 - Eianudi 1983, tradotto in film nel 1991 dal regista Paul Schrader con...

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