Leggere. Perché i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi

Se non fossi già, di mio, una lettrice appassionata, di certo questo testo non mi indurrebbe a prendere in mano un libro. L'ho letto dopo "Breviario per un confuso presente" e purtroppo l'impostazione è quasi la stessa: tante citazioni, una poderosa erudizione, ma una scarsa elaborazione compiuta dell'argomentare. Stimo molto Augias e mi dispiace di dover esprimere un giudizio non positivo

Ero sicura di essermi rivolta ad un libro più "variegato": non mancano certo i riferimenti all' esperienza personale circa i primi approcci alla lettura e alla letteratura, ma sono pochi, e i soli ad abbellire una narrazione a tratti purtroppo (leggermente) lenta. Forse era meglio proseguire con i ricordi autobiografici, e citare magari incontri con autori che ad Augias hanno lasciato un segno indelebile: amplificare insomma gli aneddoti! Il libro ha però un suo senso, e si può dire che funge anche da piccola "denuncia": denuncia al fatto che leggiamo poco, che guardiamo ai libri come a degli esseri strani, e che purtroppo in mezzo allo squallore moderno essi non possono restituire la bellezza se prima ancora noi non la capiamo, o ci illudiamo di averla ma poi non è così. E, a tal proposito, voglio riportare il passo che meglio spiega questa conseguenza cui sono pervenuta: "La vita contemporanea, all'apparenza così piena di luce (in tutti i sensi), contiene in realtà vaste zone d'ombra, dove solo la letteratura e le arti sono in grado di penetrare; sicuramente non riusciranno ad illuminarla per intero, tanto meno potranno cambiarne il connotato, ma possono aiutarci a percepirne l'estensione e la complessità, il che sarebbe già un risultato notevole".

Forse un pò frammentario, contrariamente alle altre sue opere. Ma, sicuramente ricco di spunti relativi a letture decisamente notevoli e riflessioni. Daltronde l'argomento è talmente vasto che richiede necessariamente un taglio personale.