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Un romanzo classico eppure nuovissimo, epico e politico, torrenziale e filosofico, che ci interroga a ogni riga sulla libertà delle scelte e la forza irresistibile del passato.
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Il protagonista del racconto è l'ultimo erede della dinastia dei Cimamonte, signori aristocratici di antica origine, che per secoli hanno spadroneggiato, non sempre con rettitudine e discernimento, sulla Val Fonda. Il Duca, che ormai si è trasferito nella decadente casa montana di famiglia, è comunque agiato, al punto da poter sopravvivere senza difficoltà dedicandosi alle attività di suo gradimento: un po' di giardinaggio, passeggiate all'aperto e un appassionante studio della paleografia e degli antichi documenti inerenti agli antenati. Il Duca è un uomo solitario, dalle idee più liberali rispetto ai propri antenati, e la vita ritirata, tra vecchi mobili e antichi documenti da decifrare, gli è congeniale. Questo equilibrio, monotono, ma rassicurante, viene spezzato da una questione di confini che finisce per coinvolgere tutta la comunità montana. Gli animi cominciano a surriscaldarsi e le tensioni, celate da decenni, si palesano improvvise. Ben presto la ripicca si trasforma in maldisposizione d'animo, poi in un desiderio di vendetta che arriva, infine, a sfiorare l'odio e la voglia di sopraffazione. Uno svolgersi lento dei fatti e una continua aria di mistero accompagnano uno stile di narrazione elegante e ricercato, che diventa un piacere sopraffino per il lettore. Ho amato molto questo libro e apprezzato l'abilità dell'autore nel dipanare le fila di una vicenda che ruota tutta attorno a un evento che potremmo definire banale, di routine. Una vicenda che potrebbe essere considerata noiosa, se non fosse solo una scusa per fare un'incursione nella storia, nei secoli lontani in cui i rapporti tra ricchi e poveri erano regolati da prepotenza e soggezione, da imposizioni e consuetudini. Affascinante, infine, la ricostruzione della storia di famiglia attraverso la Chronica Cimamontium ab anno 1495
Ho letto questo libro su indicazioni trovate in un articolo di giornale. Non è del tutto disprezzabile, la storia sotto c'è, ma non "vale" 450 pagine, che sono infarcite di tiritere noiose, che i fatica a superare. Probabilmente sono io che ho un modo di vedere i libri in modo diverso dai lettori che gli hanno tributato da 4 stelle in su, ma davvero non ci sono stati momenti in cui non vedevo l'ora di riprenderlo in mano per perdermi nello svolgersi della storia e sapere come va a finire. Davvero deludente.
Ingredienti: un nobile che vive solitario tra i boschi in montagna, un furto di legname come casus belli con un altro potente locale, un odio crescente tra i due protagonisti che coinvolge persone e natura, le vicende del presente intrecciate con secoli di storia familiare. Consigliato: a chi cerca nella natura codici di comportamento di uomini e animali, a chi riesce a spezzare catene e maledizioni del passato.
Recensioni
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