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Magris è persona di enorme cultura, specializzato in una nicchia assai poco frequentata in Italia, la letteratura germanica. Mi aspettavo un libro "di viaggio", ho trovato un erudito ma assai poco affascinante insieme di citazioni e rimandi, scritto in uno stile denso di subordinate, incisi, divagazioni che rendono la lettura lentissima e decisamente poco comprensibile per chi non è così ferrato nella letteratura austro-germano-ungarica e non ne conosce nel profondo tutti gli autori noti od oscuri. Non mi capita quasi mai, ma qui a pagina 100 ho ceduto. Non ne faccio una colpa all'autore, ammetto la mia ignoranza sulla materia, ma la vita è breve e anche un lettore accanito come me deve scegliere a quali libri dedicare il proprio limitato tempo su questa terra. Cassato.
Mi trovo a recensire e a riflettere su Danubio, avendolo letto 35 anni fa, nel tempo a cavallo tra liceo e università. Nel corso di questi anni mi è capitato di visitare alcuni dei luoghi attraversati dal fiume e con tanta dovizia di conoscenza e dottrina narrati da Magris. E in ogni occasione quella remota e giovanile lettura mi ha aiutato a cogliere in maniera più piena il senso di quei luoghi. Per me rimane un cardine e un riferimento della mia formazione.
Il libro mi ha deluso perché in più parti si è trattato di citazioni e riferimenti a personaggi, storie troppo dettagliate il cui senso, a mio parere, è stato di autocelebrazione della cultura dell'autore (della serie "ma quante cose conosco...") che non hanno aiutato la lettura del libro e cogliere, in modo più semplice e diretto la storia e l'importanza di questo fiume. Peccato. A dire il vero, anche in un altro libro dello stesso autore che ho letto (L'infinito viaggiare) ho trovato lo stesso "difetto".
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