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Da qui a cent'anni - Anna Melis - copertina
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Da qui a cent'anni - Anna Melis - copertina
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Descrizione


In Sardegna, sprofondato tra i monti, esiste un paese dove le case sanno di pane appena cotto, i bambini succhiano il latte come capretti che leccano il sale, e i vecchi vivono fino a cent'anni, perché le accabadore si dimenticano di passare. Qui, come "una taschedda di patate scaricata sull'uscio", è nato Ninnìu, il secondo figlio maschio in casa Mele. "A cent'anni, bambino, non come me che voglio vivere poco" è l'augurio di Graziano, il fratello balente, un bandito amato dalle donne, un eroe destinato a perdere, che della morte non ha nessuna paura. Neanche quando la famiglia dei Corrias, con cui c'è una faida antica come le pietre nuragiche, gli si rivolta contro, per infliggergli la peggiore delle punizioni. Sotto lo sguardo puro e incantato di Ninnìu si consuma la lotta di Graziano per una giustizia che solo lui capisce, e la vendetta contro i Corrias che hanno mangiato l'anima della sua famiglia. Ad accompagnare un'esistenza breve e violenta sono gli occhi neri e il cuore ardente di Marietta, la cugina bellissima e disgraziata, promessa in sposa a un altro. Il loro amore potrà splendere solo un momento, come una stella cadente nel cielo del Campidano. E sarà Ninnìu, l'unico a non essersi macchiato di sangue, a vendicare quell'amore, trovando il coraggio di spezzare il cerchio dell'odio.
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Dettagli

2012
27 marzo 2012
205 p., Brossura
9788820051976

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 3/5
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Giovanna
Recensioni: 2/5

Di sicuro non fra i migliori, ma comunque gradevole

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Carlo
Recensioni: 2/5

Per i temi trattati è più un romanzo rosa, fuori dalla realtà, anche passata, della storia sarda. Un romanzo scritto su conoscenze riportate da altri e adattato dalla fantasia dell'autrice. Anche la dialettica è frutto di una mescolanza di generi tipica del medio campidano sviluppatasi tra gli anni '70 e '80, che confermava una certa decadenza convulsa con la lingua italiana. Non emoziona più di tanto, anche se il soggetto narratore è un uomo, si comprende subito che esprime sentimenti confusi e femminili. C'è molta retorica che si mischia ad un amore e sentimenti malati. Appare subito un romanzo inconcludente, poco incalzante, triste. Da tutte le disaventure non emana un messaggio anzi pone una luce distorta sulle belezze, moralità e sentimenti delle persone dei luoghi indicati per cui su quasi tutta la Sardegna. Deludente sotto tutti gli aspetti.

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Ada
Recensioni: 5/5

Che dire... pura poesia, una storia magica ambientata in una Sardegna che fa sognare ma fa anche molta paura. Ho letto questo libro con il cuore in gola, commuovendomi e sperando e lottando insieme ai protagonisti. E credo che quella tra Marietta e Graziano sia una delle storie d'amore più forti e sentite lette negli ultimi anni. Una passione più forte di tutto... Da qui a cent'anni me lo ricordero', questo romanzo.

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Voce della critica

C'è un duello che dura un'ora: "Un'ora con le armi puntate, i nervi incalliti". Una giovane donna può diventare vedova, oppure orfana, oppure tutte e due. Nel giorno del suo matrimonio. Non capita, non ancora. Nessun colpo parte. Non ancora. Capiterà, lo si sa dalla prima riga. Ma ogni cosa è sospesa, le pistole sono puntate, la vita stessa è sospesa. Eppure. Eppure ci si ama o ci si odia, e quanto si somigliano le passioni. A volte si prova a volersi semplicemente bene, qualcuno ci crede, ed è vita in qualche modo, forse non abbastanza diversa da quella di ciascuno di noi, sospesa in attesa di morire. È un po' tutto tremendo in questo romanzo di Anna Melis, finalista al Premio Calvino 2011 e immediatamente pubblicata, come capita felicemente a tanti autori che questo premio ogni anno seleziona. L'autrice è sarda, come la famiglia di cui racconta, come la terra in cui la storia si arrotola. E la Sardegna in letteratura ha questa sua propria caratteristica di essere impermeabile al tempo. Immobile come il duello in cui non si spara. Non si salva nulla in questa storia: non i sentimenti, come si fa ad amare con la morte che ci punta? Non la fede: si crede a volte forse di credere, ma non c'è misericordia, nessuna dolcezza, né speranza. Durante il non-duello il parroco accetta scommesse su chi muore. Non si salva nemmeno la famiglia, nel nome della quale tutto è fatto. In realtà è solo un mostro che ci inghiotte prima ancora che ci capiti di nascere, ma non ci assimila, un mattone restiamo, indigeribile pietra come quelle su cui si arrampica Graziano Mele, protagonista della tragedia, "balente" e dannato a non saper la quiete di un abbraccio che accoglie e placa. Bandito, che nel farsi giustizia somiglia in tutto allo zio giudice, "che però la giustizia la faceva dal Tribunale di Nuoro". Si può vivere così? Irrimediabilmente dentro, senza distanza possibile. Chi racconta è Ninnìu. A lui era stato destinato un altro nome: Efisio Josuè Amedeo Mele, come il nonno, nome solenne e pieno di storia. Ma Graziano, suo fratello maggiore anche se non abbastanza, incaricato di registrarlo, l'aveva dimenticato il nome davanti all'ufficiale dell'anagrafe e aveva invece ricordato le parole con cui la mamma attaccava al seno quel piccolissimo appena nato: "A ninnìa, a ninnìa… bambino, dormi e fai sa ninnìa…". E così un altro nome, senza storia né solennità, aveva destinato Ninnìu ad altra vita. Come tutti. A quale solennità saremmo chiamati: fatti a immagine e somiglianza, poco meno degli angeli. E invece qui in terra pieni di paura viaggiamo. Una vita in cui dormire non si può, perché da ogni parte arriva il pericolo. La morte innaturale della faida. È tutta una metafora della vita questo libro che si legge come avvolti, senza distanza anche noi, sapendo quel che capiterà ma senza possibilità di staccarci, perché vogliamo sapere tutto, se almeno uno si salva. Perché da uno la vita può ricominciare. La storia racconta una Sardegna che conosciamo, bella e immobile, antica, letteraria, piena di vento e di luce, dove le case son come le rocce in cui sono incastonate, riparano e soprattutto nascondono. Ma qui la potenza del romanzo è la scrittura, di sangue, di passione, che non si rassegna. E dice tutto tutto, dannata a non tacere perché le passioni non tollerano il silenzio, forse per questo in casa Mele si fa sempre rumore. Una scrittura così bella da farsi perdonare il tremendo che racconta. Mariapia Veladiano

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Conosci l'autore

Anna Melis

1974, Cagliari

Anna Melis è nata a Cagliari nel 1974. Ha studiato medicina a Bologna, dove vive. Da qui a cent'anni (Frassinelli 2012) è il suo primo romanzo, accolto con grande entusiasmo dai giurati del Premio Calvino tra cui Michela Murgia, Daria Galateria, Daniele Giglioli, dove la Melis è stata finalista. Tra gli altri suoi romanzi ricordiamo L'ultimo fiore dell'anima (Frassinelli 2014) e Lunissanti (Frassinelli 2018).

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