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Anno edizione: 2024
Anno edizione: 2024
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Con l’amore che solo i grandi autori sanno dedicare ai propri personaggi, Silvia Avallone ha scritto il suo romanzo più maturo, una storia di condanna e di salvezza che indaga le crepe più buie e profonde dell’anima per riempirle di compassione, di vita e di luce.
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Leggendo "Cuore nero", purtroppo mi sono sentita costretta a compatire i due protagonisti solamente a causa delle tragedie speculari che segnano indelebilmente le loro giovinezze, invece di arrivarci spontaneamente, magari nonostante la distanza dei loro caratteri dal mio. Giunta alla fine del romanzo, continuo a non vederli come due persone reali, a non considerarli personaggi verosimili, mi sembrano piuttosto due adolescenti/trentenni stereotipati, soprattutto Emilia, le intime motivazioni della quale continuano a sembrarmi edulcorate, banalizzate nel testo.
Un libro che tocca temi profondi, da assaporare lentamente per paura di terminarlo troppo presto. Consigliatissimo!
Ho trovato davvero potente e a tratti commovente l'incontro delle due solitudini - quella di Emilio e quella di Bruno, alle quali potremmo aggiungere anche quella di Riccardo. Oggi mi capita sempre più di rado di leggere un romanzo capace di commuovere. Molti sono interessanti, molti brillanti e magari coinvolgenti, ma quelli capaci di commuoverti dentro sono davvero rari. Questo è uno di quelli e rappresenta secondo me il momento della piena maturità artistica di Silvia Avallone che seguo fin dai tempi di Acciaio. Il racconto è spesso duro ma sempre coinvolgente e tocca tanti temi spesso trascurati: il dolore, il perdono, la solitudine, l'amicizia, l'amore capace di superare tutto il male che ha spinto un'adolescente problematica e immatura a spezzare la vita di una sua coetanea. Si sente dire spesso che il carcere deve correggere e dare una seconda possibilità: questo è il caso. Emilia dopo il male ha incontrato il bene rappresentato dalle sue insegnanti, dalla meravigliosa figura di suo padre e infine da Bruno e da Basilio che l'accolgono nelle loro vite e, nel caso di Bruno, riescono ad accettarla - dopo un momento di assoluto, categorico rifiuto - per quella che è ora e l'aiutano a riemergere dal fango, le fanno scoprire la grandezza del perdono e le offrono l'opportunità di vivere finalmente e pienamente la sua ancor giovane vita. Qualcuno dei lettori ha storto il naso per certi passaggi linguistici a suo dire inopportuni: mi permetto solo di osservare che la storia non è certo ambientata nel convento delle Orsoline...
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