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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
Questo libro è per chi ama rileggere i classici e vorrebbe perdersi negli sconfinati spazi della pianura americana (o nelle fotografie di Robert Adams), per chi desidera un cappello da cowboy anche se forse non lo indosserà mai, per chi nutre una sorta di fiducia razionale nel genere umano e crede che le verità gridate siano sempre meno vere di quelle suggerite con pudore.
«Abbiamo atteso a lungo di essere nuovamente invitati a Holt» – Washington post
«Meraviglioso... il mondo di Kent Haruf è popolato da individui la cui vita ordinaria assume i toni di epicità e di verità universale» – Sunday Times
«È dai tempi di Hemingway che l'America non ha un autore in grado di innescare una simile empatia con il lettore» – The Houston Chronicle
Nella cittadina di Holt, in Colorado, Dad Lewis affronta la sua ultima estate: la moglie Mary e la figlia Lorraine gli sono amorevolmente accanto, mentre gli amici si alternano nel dare omaggio a una figura rispettata della comunità. Ma nel passato di Dad si nascondono fantasmi: il figlio Frank, che è fuggito di casa per mai più tornare, e il commesso del negozio di ferramenta, che aveva tradito la sua fiducia. Nella casa accanto, una ragazzina orfana viene a vivere dalla nonna, e in paese arriva il reverendo Lyle, che predica con passione la verità e la non violenza e porta con sé un segreto. Nella piccola e solida comunità abituata a espellere da sé tutto ciò che non è conforme, Dad non sarà l'unico a dover fare i conti con la vera natura del rimpianto, della vergogna, della dignità e dell'amore. Kent Haruf affronta i temi delle relazioni umane e delle scelte morali estreme con delicatezza, senza mai alzare la voce, intrattenendo una conversazione intima con il lettore che ha il tocco della poesia.
COME COMINCIA
Appena gli esiti dell'esame furono pronti, l'infermiere li chiamò nell'ambulatorio, e quando il medico entrò nella stanza diede loro un'occhiata e li invitò a sedersi. Capirono come stavano le cose guardandolo in faccia.
Avanti, disse Dad Lewis, dica pure.
Temo di non avere buone notizie per lei, disse il dottore.
Era tardo pomeriggio quando scesero le scale e tornarono nel parcheggio.
Guida tu, disse Dad. Io non ne ho voglia.
Ti senti così male, tesoro?
No, non sto poi tanto peggio. Voglio solo guardare la campagna, non mi capiterà più di tornarci.
Non mi dispiace portarti in giro, disse lei. E possiamo tornare da queste parti tutte le volte che vuoi.
Uscirono da Denver, allontanandosi dalle montagne per tornare sugli altopiani: artemisia e yucca e gramigna ed erba del bisonte nei pascoli, grano e mais nei campi. Ai due lati della Statale c'erano piste sterrate che correvano sotto il cielo terso, dritte come le righe di un libro, con poche cittadine isolate sparse nella pianura sconfinata.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Scritto molto bene, triste e commovente.
... meraviglioso
Nella piccola cittadina di Holt, sperduta in una pianura sconfinata, nei pressi di Denver, a Dad Lewis, di settant'anni, affetto da un male incurabile, gli mancano pochi mesi da vivere. Di tanto in tanto riflette sulla sua vita passata. A ventidue anni, nel 1948, si era sposato con Mary. Era stato amore a prima vista. Erano nati due figli Frank e Lorraine. Frank da giovanissimo fu cacciato da casa dal padre, perché omosessuale. Poi Dad, che aveva una ferramenta, cacciò anche Clayton, il commesso, in quanto aveva rubato parte dell'incasso. Clayton, che aveva moglie e due figli, chiese perdono, ma Dad lo cacciò ugualmente. Disperato il commesso si suicidò. In questo piccolo mondo che fatica a perdonare, arriva il nuovo pastore, Lyle. Le idee di Lyle sconvolgono la piccola comunità di benpensanti. Durante un sermone il pastore pronuncia queste parole: "Siamo di nuovo in guerra. Abbiamo guardato con orrore le figure umane che saltavano giù dalle finestre delle due torri in fiamme. E se, invece, di dire siamo la nazione più potente della terra. Possiamo distruggervi. Possiamo uccidere i vostri bambini. Possiamo trasformare le vostre città e i vostri paesi in un ammasso di rovine... Possiamo trasformare il giorno in notte, dicessimo di amare i nostri nemici come sta scritto nel Vangelo di Matteo?" Al sentire queste parole i fedeli abbandonano la chiesa, urlando: "Sei un maledetto simpatizzante dei terroristi". La risposta del pastore: "Il Signore vi benedica".
Recensioni
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Felicissimo debutto nel mercato del libro per la casa editrice NN, Benedizione è uno dei tasselli della trilogia della Pianura di Kent Haruf, ma curiosamente non il primo.
Ci troviamo nella città immaginaria di Holt, da qualche parte nel Colorado. È l’ultima estate di vita del vecchio Dad Lewis, dilaniato da un male incurabile che lo sta lentamente portando via alla moglie Mary e alla figlia Lorraine, tornata da Denver per assistere il padre fino all’ineluttabile epilogo.
Dad è un uomo rispettato e amato dalla piccola comunità di Holt e al suo capezzale si riuniscono tutta una serie di personaggi che si fanno in quattro per portare del cibo e scambiare frammenti di vita e ricordi. Amici, vicini di casa, ex colleghi: tutti vogliono porgere il loro lungo omaggio a un uomo che ha sempre trattato tutti con un profondo rispetto. A tormentare Dad, più della malattia e della certezza della morte, che ormai accetta e attende con serenità, è il fantasma del figlio Frank, fuggito di casa quando era ragazzino e mai più ritornato.
Il primo capitolo potrebbe essere un racconto autoconclusivo a sé stante. A Dad viene riferito l’esito degli esami e i mesi di vita che gli restano. In tre nitidissime pagine, dense di lentezza e di silenzio, viene essenzialmente scolpita la vita di un uomo.
Eccola la parola d’ordine, parlando di Benedizione e in generale di Kent Haruf: essenzialità.
Con poche parole e periodi brevissimi Kent Haruf riesce letteralmente a inchiodarti nella lettura.
Forse è quella sensazione che debba succedere qualcosa di straordinario e di risolutivo da un momento all’altro, proprio come nella vita quotidiana. Mentre quello che deve accadere, l’ineluttabile, lo sappiamo fin dall’inizio. Sappiamo, proprio come Dad, di dover morire. Sappiamo che alla fine del racconto “qualcuno avrebbe scolpito il suo nome su una pietra tombale e sarebbe stato come se lui non fosse mai esistito”. Eppure continuiamo a vivere la nostra quotidianità, quasi sempre alienante, come sonnambuli. Eppure continuiamo a leggere Benedizione, sveglissimi però.
I personaggi di Benedizione sono teatrali. Sembrano recitare il copione prestabilito delle loro effimere esistenze. La loro esistenza trova senso nel legame indissolubile con la provincia, dove tutto cambia senza cambiare mai.
Per la coralità e l’aria di morte che aleggia dalla prima all’ultima pagina ricorda Mentre morivo di Faulkner.
Ma nel continuo rimembrare di Dad, oltre alla morte c’è tutta la pienezza della vita. Con le sue gioie e i suoi dolori, l’odio e l’amore, tutto. Tutta la vita possibile di un piccolo paese sperduto nella provincia americana e nell’universo.
Così si susseguono nella narrazione momenti emblematici della vita di Dad. Sono raccontati nella loro essenzialità, dove ciò che accade è ciò che è ed è ciò che probabilmente sarà, nei secoli dei secoli.
Per paragonare Haruf si sono nominati Cormac McCarthy e Richard Ford. Ma Kent Haruf è Kent Haruf. Per certi versi superiore, per altri inferiore, sicuramente unico.
di Francesco Boccardi
Si ringrazia il Master Booktelling
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