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Thule. Il segno del comando - Carlo Brunetti - copertina

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2014
1 ottobre 2014
216 p., Brossura
9788897893868

Valutazioni e recensioni

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Francesca
Recensioni: 5/5

In carcere si scrive molto. Per i detenuti scrivere rappresenta uno sfogo, una presa di coscienza, una fuga.Ma la sorpresa-novità è che la "vena letteraria nata in carcere" questa volta ha "toccato e colpito" un direttore di carcere che fino a qualche tempo fa conoscevo come autore di saggi scientifici e manuali per la formazione e l'aggiornamento del personale dell'Amministrazione penitenziaria e che ora scopro come scrittore di un noir ambientato a Regina Coeli. Parlo di Carlo Brunetti e il titolo del suo romanzo è Thule, il segno del comando, 300 pagine, dove il protagonista è proprio il direttore dell'Istituto, giovane e brillante che si trova improvvisamente alle prese con un pestaggio e un suicidio-omicidio (se l'uno o l'altro si scoprirà leggendo). Ma c'è di più, c'è anche la storia in questo romanzo, o meglio ci sono misteri e riferimenti che vanno indietro nel tempo, a Himmler, alle SS, alle spedizioni in Tibet in cerca delle origini del Reich, a Odessa, al ruolo del cardinale Montini (futuro Papa Paolo VI) nella fuga di molti gerarchi nazisti. Un bel lavoro questo di Carlo Brunetti e del tutto nuovo nel suo genere: se fino a ieri eravamo abituati a poliziotti che diventano giallisti come Maurizio Matrone (Fiato di Sbirro, Delitti per le feste...), a magistrati che diventano autori di saggi e romanzi come Gianrico Carofiglio (il Silenzio dell'onda, Cocaina...) e Gianni Simoni (Il caffè di Sindona, Pesca con la mosca...), ecco adesso il direttore di carcere scrittore. Caso unico, così credo, in Italia.

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Francesco Sanna
Recensioni: 5/5

Esaltante. E' questo il termine che mi sento di usare per questo pregevole "Thule" di Carlo Brunetti. Esaltante per il ritmo secco e veloce della scrittura e per l'incisiva impostazione dei dialoghi. Esaltante per l'intensità delle riflessioni riguardanti tematiche non di poco conto: il potere, la prepotenza della politica, il Male insito nella natura umana; tematiche affrontate nel contesto di Regina Coeli nel 1970, in un clima contrassegnato da tensioni politiche, corruzione e nepotismo. C'è tutto: la cattiva politica; l'ipocrisia della Chiesa; il senso di disgusto nei confronti di una concezione sbagliata della legge e dell'ordine. Benché ambientato nei settanta, il testo sembra voler rappresentare l'Italia disastrata dei nostri giorni e da questo punto di vista il microcosmo del carcere diventa simbolo di un ambiente più vasto, quello del nostro Paese, appunto. Si capta una forte suspense, quasi claustrofobica, mutuata forse da certe produzioni cinematografiche. Ma poi, in un meraviglioso gioco quasi post-moderno, Brunetti ci spiazza con una trama parallela situata nella Germania del Terzo Reich, con le suggestioni della Teosofia e delle folli fantasie della Fratellanza Thule di Himmler a fare da filo conduttore alla narrazione. "Thule" ha l'impronta della grande scrittura e va certamente letto. Complimenti!

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Pietro Esposito
Recensioni: 4/5

Per scrivere una buona storia bisogna narrare ciò che si conosce, altrimenti non c'è passione nelle parole. E, sicuramente, in questo romanzo storico, l'autore trasmette, oltre ad una fervida immaginazione, tanta conoscenza, ma soprattutto tanta riconoscenza, affetto e passione verso un mondo a lui caro! La storia, peraltro originale e intrigante, si svolge all'interno di un carcere ed ha per protagonista un giovane direttore (ruolo che l'autore riveste nella realtà) attento e curioso verso ogni aspetto della quotidianità intramuraria. La descrizione dell'ambiente penitenziario è asciutta e priva di retorica. I dialoghi tra i personaggi, seppur brevi, scorrono fluidi e la narrazione scivola via veloce. Senza dubbio una scrittura moderna e priva di fronzoli. La caratterizzazione dei personaggi è così ben delineata da suscitare nel lettore un forte sentimento di avversione o simpatia nei confronti di ognuno di essi. Pur non essendo un racconto autobiografico traspare nell'autore una punta di legittimo e veniale autocompiacimento nell'affibbiare il proprio nome a quello del protagonista, ma questo è un vezzo che si concedono molti scrittori. I continui richiami storici, gli orrori del nazismo, la follia di un sogno e tanto altro ancora fanno di queste pagine un libro avvincente e godibilissimo da leggere tutto d'un fiato.

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