Narrare grandi storie a piccoli lettori è una sfida sempre più diffusa fra gli autori di letteratura per l'infanzia. Ed è una sfida piuttosto ardua perché i bambini sono molto esigenti: si attendono l'incanto della fiaba, il brivido dell'avventura, l'incertezza del finale, ma sono anche molto sensibili di fronte alle "storie vere". Ne riconoscono gli indizi, colgono le eventuali contraddizioni, vogliono conoscere i dettagli. Simone Dini Gandini raccoglie la sfida e la supera con risultati molto buoni, intrecciando un lessico vicino alla lingua parlata, ma intercalato da vivide metafore, con una rigorosa ricostruzione storica. Protagonista assoluta del suo racconto è la bicicletta verde di Gino Bartali, compagna di vittorie clamorose, nel 1936 e nel 1937 Bartali vinse il Giro d'Italia, nel 1938 il Tour de France, e di un'avventura molto più intima, ma di valore immensamente più grande. Bartali, infatti, durante il periodo che va dall'8 settembre 1943 alla Liberazione, trasportò, nascosti nel telaio, documenti falsi, realizzati da un tipografo di Assisi e destinati al Vescovo di Firenze Elia Dalla Costa, che a sua volta li mise a disposizione di centinaia di cittadini ebrei. Grazie alle pedalate non agonistiche di Bartali, che fu anche fermato e fortunatamente rilasciato, oltre ottocento ebrei italiani si salvarono, ma di quella vicenda il grande ciclista non volle mai parlare, neppure con la moglie Adriana. "Il bene si fa, ma non si dice", amava ripetere. Solo al figlio Andrea confidò il suo segreto, chiedendogli di non farne mai parola finché i tempi non fossero stati maturi: "Verrà il momento che potrai farlo e te ne accorgerai da solo". E il momento arrivò dopo la sua morte avvenuta nel 2000. Il 25 aprile 2006 il presidente Ciampi gli conferì la medaglia d'oro al valore civile, nel 2013 fu proclamato Giusto fra le nazioni dallo Yad Vashem, anche se fu molto difficile raccogliere la documentazione necessaria. Di quel passato Bartali aveva cercato di cancellare ogni traccia. Donatella Sasso
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