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Anno edizione: 2016
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Nato come integrazione saggistica al famoso "Trattato di semiotica generale" questo volume, per la stessa ammissione di Eco, travalica i recinti della pura analisi semiotica e pur nella rigorosità accademica delle ricerche e delle nuove tesi dell'autore si sente nel libro un filo rosso di divertimento e di gioco goliardico non imbrigliabile in schemi precostituiti; Eco al suo meglio, ovviamente non per tutti, in fondo il Professore ha sempre bonariamente cercato di sfidare il suo lettore alla curiosità, al multitasking, all'universalità del sapere, al labirinto infinito dei rimandi...
Ho scoperto che la Semiologia, probabilmente, non mi affascinerà mai. Per uno sprovveduto in materia come me, il libro risulta essere per certi versi ostico e incomprensibile, per altri essenzialmente pieno di speculazioni oziose. Ovviamente il mio voto è assolutamente insignificante, non essendo in grado di giudicare questo testo. Ritengo questo libro adatto SOLO ED ESCLUSIVAMENTE PER GLI ADDETTI AI LAVORI.
Recensioni
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"Così ho deciso prudenzialmente di passare dall'architettura di giardini al giardinaggio, e invece di disegnare Versailles mi sono limitato a dissodare alcune aiuole appena connesse da sentieri in terra battuta - e col sospetto che tutt'intorno si distenda ancora un parco romantico all'inglese"
Questa frase, tratta dall'introduzione del volume, esprime quale operazione Eco abbia compiuto con la pubblicazione di questi saggi: una specie di completamento-revisione del Trattato di semiotica generale del 1975. "Il fatto che essi si presentino appunto come saggi, esplorazioni vagabonde da diversi punti di vista, dice come - preso dall'impulso di operare un capovolgimento sistematico - ho avvertito che non ero capace di architettarlo (e forse nessuno può farlo da solo)". Saggi, appunto, che esplorano molti punti cruciali non solo della semiotica, ma anche della scienza cognitiva, e più in generale della filosofia.
La complessità degli argomenti trattati rende il volume una lettura adatta a chi intende affrontare un testo di filosofia, con le sue connotazioni linguistiche e logiche e con le problematiche proprie di questa disciplina. La prima parte infatti è dedicata all'essere, al come si parla dell'essere e si conclude con l'affermazione che "il nulla e la negazione sono puro effetto di linguaggio, e che l'essere si presenta sempre in positivo". "L'essere non ci dice mai 'no', se non per nostra metafora". Proprio coerentemente con queste affermazioni si può vedere la funzione e il ruolo del Poeta e del linguaggio poetico che si pone in una "zona franca".
Nel capitolo "Kant, Peirce e l'ornitorinco" iniziano ad apparire, in funzione esemplificatoria, delle storie. Non bisogna però cadere nell'illusione che il divertente, e a volte straordinariamente divertente, approccio ad alcuni temi sia semplice anzi, come dice Eco stesso, "il libro è proprio difficile là dove si narra una storia", perché in essa sono rivelati i meccanismi spesso ignoti sottesi al senso comune. L'appassionante storia dei due fratelli Hyde e del dottor Jekyll porta ad esempio ad una conclusione: nella vita quotidiana abbiamo sempre a che fare "con atti di riferimento pragmatico", ma per poter sviluppare la conoscenza si può "agitare il fantasma del riferimento ontologico come postulato che permette una ricerca in progresso". Il volume si conclude con un'analisi dei rebus, "ultima frontiera del surrealismo", e come nel tentare di risolverli si esca dalla naturalità della percezione per approdare nella "sofisticazione dell'ipertestualità". La geniale drammatizzazione del rebus , il più antico ipertesto forse, è direi proprio chiarificatrice di una scelta stilistica di Eco: niente è necessariamente noioso, nessuna nozione o concetto richiede una supponente cattedratticità.
A cura di Wuz.it
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