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Anno edizione: 2016
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I racconti non sono male, anzi, libro da leggere per capire alcune cose importanti anche sul nostro passato.
Molto particolare questo libro in cui l'autore ci narra di personaggi dello sport , mettendo in risalto sì le gesta che li han resi famosi , ma soprattutto il lato umano e particolare di ognuno di loro. C'è spazio per tante discipline in questo testo si passa dal basket, al pattinaggio, passando per il calcio, il pugilato, la ginnastica etc. Concludo estrapolando un passaggio che mi ha molto colpito e che parla di una surfista australiana dei primi del Novecento, Isabel Letham, pioniera di questo sport, iniziata alla disciplina dall'incontro con il campione di nuoto, nonché surfista e attore hawaiano Duke Kahanamoku "..quando sono morta nel 1995,, a 96 anni, tutti i beachboys di Sidney hanno organizzato una veglia sulla mia spiaggia , e poi sono andati a disperdere le mie ceneri nell'oceano: là dove Duke ha cavalcato quella tavola, quell'onda e me; dove mi ha detto "Che ne dici di tirarti su?"; dove io mi sono tirata su. Là dove sono sempre stata e, ora posso dirlo, dove sarò per sempre.. " Bello
Il mio voto è una media fra capitoli bellissimi (come ad esempio il primo, sul Numero 12, su Zoff) ed altri non all'altezza. In ogni caso Veronesi scrive bene, è il primo libro che leggo di lui ma non sarà l'ultimo.
Recensioni
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Veronesi con quest’opera ci ricorda il valore formativo dello sport e la sua capacità di scandire la memoria sia individuale che collettiva. Lo fa mettendosi a nudo in una toccante autobiografia che si mescola con il racconto delle vite dei suoi miti, mostrando il meglio dei suoi articoli usciti in decenni di collaborazioni con riviste e quotidiani sportivi.
Un dio ti guarda, Ierone e pensa ai tuoi disegni e se ne prende cura.
- Pindaro, Olimpiche, 1
I racconti di sport sono il surrogato contemporaneo delle saghe epiche. Le memorie degli sportivi, dipinti come semi-dei scagliati in un mondo troppo piccolo per le loro gesta, sfumano nel mito, come se fossero eroi omerici. Achille oggi, come dimostra il medium pubblicitario, ha le fattezze di Ibrahimovic. La TV stessa è l’evoluzione del racconto orale, la risoluzione della cecità omerica attraverso la sublimazione della voce nell’immagine. Lo spettatore in tal modo vede la sua personalissima versione dell’assedio troiano, su un rettangolo verde in due tempi da quarantacinque minuti l’uno, e costruisce da sé il suo racconto epico, senza alcun bisogno di intermediari.
Le memorie sportive non si prestano soltanto all’epica, infatti questa affascinante forma letteraria spesso non maschera altro che un romanzo di formazione, in cui l’elemento autobiografico fa capolino e diventa la causa principe dell’intera opera. Le gesta degli sportivi e i rispettivi traguardi accompagnano la crescita dei tifosi. Il ricordo di un trionfo dei loro paladini può simboleggiare e sintetizzare uno snodo fondamentale della vita. Veronesi con Un dio ti guarda, una raccolta di trentasette articoli, conferma la vocazione biografica del racconto sportivo e il proprio talento nel confrontarsi con questo genere, allenato dalla collaborazione con la Gazzetta dello Sport, di cui è spesso ospite.
La vita emotiva dello scrittore fiorentino sembra fondersi con i traguardi della Juventus, la squadra del cuore. Buona parte dei personaggi protagonisti del libro ha infatti avuto un passato bianconero e molti tra essi hanno cambiato la vita dell’autore. Un esempio lampante è rappresentato dalla parabola calcistica di Sandro Salvadore, elegante libero juventino degli anni ’60, capace di un impatto decisivo nella vita del Veronesi bambino. Da Alessandro mutò il suo nome in Sandro, come il suo mito d’infanzia, un diminutivo da cui non si è mai più separato. Un altro toccante flashback legato ai bianconeri è presente nel capitolo che dà il titolo alla raccolta, in cui Veronesi ricorda il regalo fattogli dal padre in occasione del tredicesimo scudetto, un almanacco illustrato intitolato Juventus, fidanzata d’Italia. Del libro perse traccia, per poi trovarlo in soffitta da adulto una volta cominciati i lavori di trasloco, in seguito alla morte dei genitori. Rinvenuto a quarantadue anni, la stessa età del padre quando glielo aveva regalato, lo apre, lo sfoglia e rivede il giorno in cui il babbo gli donò quella fidanzata: «E mi viene da piangere a pensare che aveva quarantadue anni, e io ne avevo dieci, e la Juve aveva vinto 13 scudetti. Cioè, doveva ancora succedere tutto, eppure era già successo tutto».
Non compare solo il calcio in questo testo, molti capitoli sono infatti dedicati a campioni di altri sport. C’è il surf nel primo capitolo, con la celebrazione del mito di Duke Kahanamoku, il primo a stare in piedi sulla tavola e a dare vita alla forma moderna di questo sport. Trova il suo spazio anche il pattinaggio, con una curiosa storia di ricatti, squalifiche e videotape porno. Non può mancare inoltre la boxe, con il ricordo di uno degli eventi sportivi più affascinanti del ventesimo secolo, la Rumble in the Jungle, lo scontro a Kinshasa tra Mohamed Alì e George Foreman. Una lotta dai molteplici significati capace di ispirare registi, ma soprattutto scrittori, tra cui Norman Mailer, il principale cantore delle gesta di Alì e uno dei più grandi scrittori di sport di tutti i tempi.
Veronesi con quest’opera ci ricorda il valore formativo dello sport e la sua capacità di scandire la memoria sia individuale che collettiva. Lo fa mettendosi a nudo in una toccante autobiografia che si mescola con il racconto delle vite dei suoi miti, mostrando il meglio dei suoi articoli usciti in decenni di collaborazioni con riviste e quotidiani sportivi.
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