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Un libro di racconti originale, anzitutto per il filo conduttore che li lega, ossia la faccia oscura di ognuno di noi che si palesa solo in condizioni specifiche e resta spesso nascosta. Casi umani, quelli di Spurio, che si possono ritrovare in ogni comunità, il più delle volte insospettabili individui colmi di manie di ogni tipo, spesso impensabili. Ciò nonostante, è impossibile non notare alla fine un insegnamento su come possano ingannare le apparenze. Degni di nota i racconti: "Lì vicino" e "Questione di uguaglianza".
Venticinque densi racconti compongono la nuova esperienza letteraria di Lorenzo Spurio, "La cucina arancione". Nel leggerli mi è venuto spontaneo chiedermi chi, in realtà, fosse l'autore. Sono rimasta colpita dal contrasto tra gli scritti da me conosciuti - prevalentemente rigorosissime recensioni e prefazioni di opere altrui - e la duttilità e sorprendente fantasia e curiosità della mente umana che emerge da questi racconti. Il filo conduttore che li lega è, appunto, la necessità di sondare quell'oceano sconosciuto rappresentato dalle pulsioni dell'essere umano. Pulsioni a volte consapevoli e deliberatamente espresse, a volte frutto di raptus, a volte parte di un'autentica malattia mentale. Vien da chiedersi, tale è la bravura nel condurre l'analisi dei personaggi, se l'autore non abbia personalmente sperimentato CIASCUNA delle situazioni descritte nel libro (cosa altamente improbabile: ne avremmo sentito parlare, se fosse stato un pluriomicida o uno che credeva di essere un nano e si faceva, di conseguenza, tagliare i vestiti, o se fosse andato in giro rotolando come una palla!) o, più verosimilmente, non si sia tuffato a lungo nella indagine appassionata e minuziosa dei fatti di cronaca, dei libri di psicologia e criminologia e dei trattati di psichiatria, deducendone una personale visione estremamente vicina alla realtà e che è stato capace di descrivere con maestria. Un libro molto bello, "La cucina arancione", che attrae ed emoziona, è insieme un libro d'evasione pura, essendo capace di trasportare la mente all'interno delle situazioni che descrive e, però, incute una grande paura: quella di potersi trovare, in qualunque istante, ad essere uno dei protagonisti delle storie ivi narrate; esse, infatti, sono parte del quotidiano. - Annalisa Soddu (psichiatra, scrittrice)
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