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Il libro di Enzo Barnabà ha il grande merito di riportare alla nostra memoria un drammatico episodio di violenza dell'agosto 1893, quando ad Aigues-Mortes, vicino a Marsiglia, l'odio xenofobo si scagliò contro gli italiani (chiamati Christos o Macaronis) provocando nove morti e un numero imprecisato di feriti. Gli italiani erano emigranti stagionali, arrivati dal vicino Piemonte e da altre regioni per lavorare come braccianti nelle saline e riempire il vuoto lasciato dagli abitanti della zona, che consideravano quel lavoro troppo duro e faticoso. Balza subito agli occhi la somiglianza con l'Italia di oggi: i piemontesi nelle saline di Aigues-Mortes sono come gli extracomunitari in alcune fabbriche italiane del Nord-Est o nei campi di pomodori della Campania. Morte agli italiani! è un modello di analisi storica e sociologica ed è il risultato di una ricerca ampia e scrupolosa su giornali, documenti, testi italiani e stranieri. È suddiviso schematicamente in tre parti: Contesto, Fatti, Conseguenze.
Nel contesto si ragiona sui dati, sulle cause e sulle caratteristiche della emigrazione italiana in Francia, soprattutto stagionale, alla fine dell'Ottocento, per restringere poi la visuale e approfondire l'analisi delle condizioni di lavoro nelle saline di Aigues-Mortes, cercando di capire nascita e crescita dei sentimenti di intolleranza e di xenofobia nei confronti degli italiani.
Si sussulta a leggere che nel "Mémorial d'Aix" avevano scritto "gli italiani presto ci tratteranno come un paese conquistato", oppure "generalmente sono di dubbia moralità, [fra loro] il tasso di criminalità è elevato: del 20%, mentre nei nostri non è che del 5%". Sul quotidiano "Le Jour" veniva addirittura pubblicata la richiesta al governo di proteggere i francesi "da questa merce nociva, e peraltro adulterata, che si chiama operaio italiano". Accuse vergognose, che somigliano in modo sorprendente agli insulti che leggiamo su certa nostra stampa a proposito degli extracomunitari. Gian Antonio Stella, autore di L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi (Rizzoli, 2005), nella sua appassionata prefazione li ha stigmatizzati proprio utilizzando articoli e documenti dei nostri "sindaci sceriffi".
Anche le analogie dei fatti sono preoccupanti, a giudicare dagli incendi di campi Rom e dalle violenze contro gli extracomunitari che riempiono le cronache ormai quasi ogni giorno. Ad Aigues-Mortes ci sono stati, è vero, alcuni coraggiosi, tra cui un prete, che hanno cercato di aiutare gli operai pur senza riuscire a impedire la strage, ma risulta gravissima la responsabilità dei politici e degli amministratori che per rendersi graditi ai loro elettori avevano soffiato sul fuoco.
Perché tanta ostilità verso gli italiani? Prima di tutto perché gli italiani lavoravano troppo, non si lamentavano della fatica e accettavano una paga anche molto bassa, o addirittura il cottimo che invece i trimards, lavoratori francesi nomadi, eredi dei compagnons dell'Ancien Régime, rifiutavano. Un altro motivo era che gli italiani spendevano il meno possibile per mandare più soldi a casa e questo diffondeva il malumore tra i commercianti e gli abitanti del paese. Argomenti ovviamente non sufficienti a giustificare la violenza che si scatenerà il 17 agosto. In realtà, c'erano anche tensioni derivanti dalla politica estera dei due paesi: nel 1881 la Francia aveva occupato la Tunisia, che l'Italia di De Pretis e poi di Crispi considerava un territorio di cui poteva tranquillamente disporre. L'Italia aveva quindi stipulato la Triplice Alleanza con l'Austria e la Germania, schierandosi di fatto contro la Francia. Ciò aveva creato segni di insofferenza tra italiani e francesi e qualche manifestazioni di ostilità, ma nulla che potesse far presagire i fatti dell'agosto 1893.
Nell'introduzione postuma, scritta nel 1993 in occasione del centenario dei fatti e della prima pubblicazione di questo studio, Alessandro Natta riflette sulla guerra fra poveri esplosa ad Aigues-Mortes proprio pochi giorni dopo il Congresso di Zurigo, in cui i socialisti avevano affermato la solidarietà tra proletari sul problema dell'immigrazione. La sadica violenza dell'eccidio ebbe profonda eco nell'opinione pubblica italiana e si registrarono in tutta la penisola manifestazioni spontanee di popolo, descritte con attenzione da Renzo del Carria in Proletari senza rivoluzione (Oriente, 1970).
Lo stile del saggio è asciutto e misurato: ricerca storica esemplare e pathos nella descrizione della "caccia agli italiani" rendono questo volume particolarmente attuale e da consigliare ai giovani studenti, per riflessioni collettive (e discussioni) in classe sui diritti dei lavoratori italiani e stranieri. Può essere l'inizio di una ricerca sui fatti di cronaca causati da xenofobia e razzismo nel nostro paese, o può essere utilizzato per lo sviluppo di alcune tesine, ad esempio sull'emigrazione, sulle vicende economiche e sindacali dell'ultimo periodo dell'Ottocento, sulle ripercussioni della politica estera italiana sulla vita quotidiana dei nostri lavoratori all'estero. Ma, soprattutto, per un'intelligente educazione alla cittadinanza, che aiuti a comprendere il valore e il portato di civiltà dell'articolo 3 della nostra Costituzione.
Questo libro mostra ancora una volta come la storia sia sempre storia contemporanea. L'autore ci ammonisce che il ritorno della barbarie è sempre possibile, come abbiamo purtroppo dovuto constatare nelle zone del mondo in cui si sono avuti di recente scontri armati, se non vere e proprie guerre. L'unico antidoto è la conoscenza dei fatti e la memoria del passato, purché fondata sulla convinzione che tutti gli individui hanno uguali diritti. Far conoscere questa vicenda può servire a evitare che episodi simili si ripetano in un prossimo futuro. Mai più Aigues-Mortes.
Jole Garuti
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