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Questo libro non fa riflettere necessariamente sul nucleo genitoriale "alternativo" di stampo omosessuale, quanto sulle dinamiche della famiglia in sé, e su come le scelte dei genitori ricadano sui figli. Bello, credibile, di facile lettura e tradotto in un ottimo italiano.
Non mi capitava da tempo di divorare un libro... questo mi ha restituito la gioisa capacità di farlo. Lo trovo intenso, emozionante, vero. Non è una lezione sulla vita, sulla famiglia, sui pregiudizi, no... non c'ho trovato nessuna lezione eppure sento di aver imparato molto da queste pagine. E' scritto con una leggerezza ormai insperata... le pagine volano una dopo l'altra raccontando di Nick e delle sue mamme. Lo consiglio, naturalmente.
Recensioni
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Ci si sarebbe forse aspettati di veder uscire Tra mamma e Jo da Fabbri, dove uscì Boy Meets Boy di David Leviathan (cfr. L'Indice, 2008, n. 3), o da Giunti Junior, dove è uscito all'inizio di quest'anno Oh, Boy! di Marie-Aude Murail, o forse, forzando un po' la mano, nella collana "High School" della stessa Playground: in collane insomma dedicate a un pubblico teen, e sensibili alla necessità di introdurre anche in Italia, nella letteratura dedicata appunto a un pubblico adolescente, temi ancora molto avversati quali l'omosessualità e, ancor più, l'omoparentalità, com'è in questo caso. Ma leggerlo in una veste "da grandi" permette forse meglio di apprezzarne le qualità letterarie.
Nick è il figlio quattordicenne di Erin e della sua compagna Jo. Dopo un'infanzia complicata e felice come altre, dopo il cancro al seno che colpirà Erin, la madre biologica, Nick subisce la separazione fra le sue due madri, il cui rapporto è irrimediabilmente finito, l'allontanamento da Jo e la presenza di Kerri, la nuova compagna di Erin. Scrivendo in prima persona, Nick, attraverso dei flashback percorre l'arco di vita che va dai tre anni ai quattordici, parlando al presente, con una lingua molto raffinata nel rendere la successione dei fatti, sobria, ironica e affettuosa, mai mimetica delle competenze linguistiche proprie delle sue varie età. In fine di molti capitoli un breve commento in corsivo è scritto post factum e qui il tono è cupo e sarcastico, anticipando lo sviluppo doloroso degli eventi e tacendo l'happy end.
Cos'è che fa una famiglia? Il genere, il numero e l'orientamento sessuale dei suoi componenti, come e quanto sono responsabili della felicità dei figli? L'autrice risponde che è solo la presenza o meno del rispetto per la persona, i suoi affetti e la sua individualità, a fare la differenza. Costruisce quindi un testo a tesi e lo riscatta con la finezza dello sguardo e la simpatia che riesce a creare verso i suoi personaggi. Con pochissimi aggettivi e una costruzione quasi paratattica, Peters riesce a farci vedere la normalità della gioia, della fatica, delle incomprensioni e del dolore senza mai parteggiare per una o per l'altro dei suoi personaggi. Uno dei punti di forza del libro sono le pagine che raccontano la disperazione di Nick in seguito alla separazione fra sua mamma e Jo, la mamma biologica e la mamma d'elezione, la mamma di buona famiglia e la mamma selvaggia, che si traduce nell'allontanamento di Jo dal nucleo familiare.
La letteratura per adolescenti, e in particolar modo quella che affronta tematiche variamente queer, attraversa un periodo felice, beneficando di una libertà sia di struttura sia di temi che altrove sembra mancare. Forse per la legittimità della missione pedagogica, che nella letteratura per adulti è vista come un difetto, o per una richiesta minore di volgarità e di tasti retrivi, o, ancora, per una pressione mediatica e economica minore: certo è che i testi teen offrono occasioni di piacere della lettura forse più frequente di quella per adulti; bene ha dunque fatto Playground a infiltrare uno di questi testi nel mercato dei "grandi".
Molto divertente ed esaustivo è il sito personale dell'autrice (julieannepeters.com), preceduto in apertura dall'avviso: "I designed it myself so don't laugh. Watt it lacks in graphic artistry, it makes up for in content let's hope", è effettivamente bruttissimo, ma pieno di informazioni e molto interessante come esempio di comunicazione di sé e pratica di fidelizzazione del pubblico. Federico Novaro
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