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Dall'Introduzione "Il Mein Kampf é uno dei libri più famosi di tutti i tempi, ma é anche il solo ad essere considerato un vero e proprio tabù. A partire dal Dopoguerra é stato vietato e messo al bando per regioni uguali e contrarie: un inconscio tentativo di rimuovere, di cancellare il fatto che il terribile tredicennio nazista culminato nell'olocausto era stato annunciato per filo e per segno nel libro hitleriano e si era sostanziato della cultura storica occidentale. Oggi è opinione diffusa che sia un libro dell'orrore, un compendio di farneticazioni. Si può continuare a ritenerlo tale, ma solo dopo averlo letto, debitamente contestualizzato, e ben compreso nella sua autentica dimensione non già di causa bensì di effetto degenerativo della cultura occidentale." Testo MOLTO impegnativo, ASSOLUTAMENTE da leggere, con calma.
Mi ha deluso un po',mi aspettavo di addentrarmi nei meandri della mente di un folle invece mi sono ritrovato a percorrere una strada disseminata dalla politica e dalle concezioni più noiose che avesse il Fuhrer. Forse proprio questo aspetto va evidenziato, il libro riflette il cuore di una persona senza anima, tanto che captare qualche sentimento personale del Fuhrer pare pressoché impossibile. Il linguaggio è talvolta incomprensibile o senza un senso logico, forse il testo soffre della traduzione dal tedesco all'italiano, potrebbe essere questa un attenuante. Se siete alla ricerca di conoscenze occulte o meglio figure tenebrose che nonostante la malignità mantengono una certa attrazione o che comunque costituiscono capisaldi della storia seppur in negativo, vi consiglio di rivolgervi altrove, magari la lettura di quella che è la storia della mafia italiana, almeno leggendo i cattivi si fa onore ai giudici che gli hanno combattuti. Citare solo Falcone e Borsellino sarebbe riduttivo. Sconsiglio vivamente l'acquisto.Il contenuto del libro è paragonabile ad una terra bruciata. Nulla cresce, e tantomeno potrà crescere qualcosa nel lettore
Alcuni sanno che Hitler arrivò solo alla III Media, con un benevolo 6 di Tedesco e Storia del suo insegnante, che divenne un ardente sostenitore dell'annessione dell'Austria al III Reich. Pochissimi sanno che Hitler commetteva strafalcioni di ortografia: lo si è scoperto recentemente esaminando una sua lettera autografa da soldato. Per questo non "scrisse" il "Mein Kampf": lo dettò al suo segretario. Libro noioso, ripetitivo, semplicistico, banale. Ripeteva cento volte lo stesso concetto, fino a quando il lettore si arrendeva per stanchezza. Prima della presa del potere vendette pochissimo (anche perché costava caro: 12 marchi; 3000 copie vendute nel 1928) e anche dopo molti lo compravano, ma non lo leggevano: Goebbels e Goering ammisero di non averlo letto. I suoi comizi non erano comizi: erano urlate. Non diede mai un'intervista: lui era un dittatore, quindi dettava, non dialogava. Ho seguito una lezione universitaria sul "Mein Kampf": il fatto che non riconoscesse la natura umana agli ebrei, chiamandoli "scarafaggi", è l'anticamera psicologica dello sterminio. Il colmo è che Hitler disse: "Veramente avrei voluto diventare architetto. Gli ebrei viennesi me l'hanno impedito. Ma hanno avuto sfortuna, perché ora hanno a che fare con un politico. (...) Ora hanno un libro, "Mein Kampf", che rende vano ogni divieto e detenzione." (AA. VV. "Hitler Pro e contro", Mondadori, 1972, pag. 55) Insomma, attribuiva i suoi fallimenti di studente agli ebrei. In un film, ho sentito che attribuiva pure il disastro del Titanic agli ebrei. Pazzia.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
«Questa riedizione del Mein Kampf ha un triplice significato. Il rifiuto etico-intellettuale di ogni tabù e di qualunque forma di censura. La storicizzazione di un testo la cui lettura deve rappresentare un imperituro monito. La denuncia di rimozioni e mistificazioni all'ombra delle quali si vorrebbero legittimare disinvolti quanto pericolosi revisionismi storiografici. è opinione diffusa che il Mein Kampf hitleriano sia un libro dell'orrore, un compendio di farneticazioni. Si può continuare a ritenerlo tale, ma solo dopo averlo letto (e quasi nessuno, oggi, all'inizio del Terzo millennio, lo ha davvero letto), debitamente contestualizzato, e ben compreso nella sua autentica dimensione non già di causa bensì di effetto degenerativo della cultura occidentale».
Con una postfazione di Gianfranco Maris (presidente dell'Aned-Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti).
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