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L'idea dell'autrice (con cui ho fatto l'esame!) può anche essere interessante, però il libro utilizza un linguaggio difficile, troppo tecnico e secondo me sta qui il suo limite.
Recensioni
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La più volte dibattuta, ma ancora aperta, questione dei rapporti fra letteratura e cinema ha sempre trovato un evidente ostacolo nelle competenze dello studioso che si apprestava a "dipanare l'ingarbugliata matassa". Secondo i casi, questi poteva essere uno studioso di cinema, spesso, o di letteratura, raramente.Ad ogni modo il problema finiva così, nei fatti e di là dalle intenzioni, con l'essere affrontato a partire essenzialmente da uno dei due punti di vista che dovrebbero essere invece entrambi fortemente in gioco. Un passo avanti sembra essere stato compiuto da Giuliana Nuvoli, docente di letteratura italiana all'Università di Milano, che si è avvalsa nella stesura del suo Storie ricreate della collaborazione del critico cinematografico Maurizio Regosa. Storie ricreate si divide in due parti, una prima dal taglio storico e teorico e una seconda analitica. Nella prima parte sono presi in esame i rapporti tra narrazione e rappresentazione, la specifica questione dell'adattamento, il fenomeno della ricerca della popolarità e l'impegno dei letterati verso il cinema. Lo snodo teorico fondamentale di questa prima parte - da attribuire alla sola Nuvoli - è quello relativo al "terzo stile", che così l'autrice riassume: il regista "non ha il problema di creare né il personaggio, né le situazioni: le ha trovate già pronte.Così come ha trovato già pronto lo stile, e il linguaggio utilizzato dall'autore del testo letterario: uno stile che è diverso da quello dell'eroe e che con quest'ultimo si intreccia (...) Il regista deve, insomma (...) inventarsi uno stile che tenga conto di quelli dello scrittore e dei suoi personaggi, e che sia autonomo rispetto a loro.Queste sono le condizioni preliminari per una trasposizione in cui il regista sia un autore-creatore, e non solo il divulgatore dell'opera letteraria".Ricco d'indicazioni su come un regista dovrebbe comportarsi nell'adattare un testo, il libro lo è un po' meno per ciò che concerne l'elaborazione di possibili ipotesi metodologiche su come studiare un adattamento e la messa a punto di strumenti esegetici utili all'analisi di un film in quanto trasposizione cinematografica di un testo letterario. La seconda parte del volume è scritta in collaborazione con Regosa, ed è costituita da una serie di ampie schede di adattamenti, tutti italiani, che prendono in esame l'opera letteraria di partenza, i nodi cruciali della trasposizione e le più importanti caratteristiche espressive del film in questione.L'insieme di queste schede costituisce un utilissimo materiale - che sarebbe bene godesse di una particolare diffusione nelle scuole -, dove l'incontro fra il punto di vista letterario e quello cinematografico dà indubbiamente i risultati che si potevano auspicare.Un unico suggerimento, per un'eventuale nuova edizione del libro: l'inserimento del film di Mario Martone L'amore molesto, tratto dall'omonimo romanzo di Elena Ferrante (che per chi scrive è uno dei più bei film italiani degli anni novanta, ma evidentemente Nuvoli e Regosa non la pensavano così... Questione di gusti).
scheda di Tomasi, D. L'Indice del 1999, n. 02
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