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Riflessioni sulla pena di morte - Albert Camus - copertina
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Riflessioni sulla pena di morte - Albert Camus - copertina
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Descrizione


"Il senso d'impotenza e di solitudine del condannato incatenato, di fronte alla coalizione pubblica che vuole la sua morte, è già di per sé una punizione inconcepibile. E anche per questo sarebbe preferibile che l'esecuzione avvenisse pubblicamente. L'attore che è in ogni uomo potrebbe allora venire in soccorso dell'animale terrorizzato, e aiutarlo a ben figurare, anche di fronte a se stesso. Ma la notte e la segretezza sono senza appello. In questo disastro, il coraggio, la forza d'animo, persino la fede rischiano di essere affidati al caso. Generalmente l'uomo è distrutto dall'attesa della pena capitale molto tempo prima di morire. Gli si infliggono due morti, e la prima è peggiore dell'altra, mentre egli ha ucciso una volta sola. Paragonata a questo supplizio, la legge del taglione appare ancora come una legge di civiltà. Non ha mai preteso che si dovessero cavare entrambi gli occhi a chi aveva reso cieco di un occhio il proprio fratello".
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Dettagli

SE
2009
17 dicembre 2009
70 p., Brossura
9788877108142

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Lorenzo Panizzari
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Più che riflessioni "sulla" le definirei riflessioni "contro"; scritte in modo un po' prolisso, molto romanzate, con una impressionate abilità retorica e linguistica; è comunque valido perché obbliga il lettore (pro o contro che sia) a riflettere. Il testo è interessante ma presenta a mio avviso alcuni aspetti negativi: incentrato sulla Francia e la pena della decapitazione (nel finale per es ammette la pena se umanizzata con anestetico e partecipazione attiva del condannato); mi sembra confonda l'esecuzione con l'ostentazione della pena (all'inizio); il beneficio per la Eu della sua eliminazione è forse "viziato" da una visione che molto risente dei drammi di ww1 e 2 (lo scritto è del '57); impropria l'esplicitazione del rapporto crimine-alcolista e la responsabilità dello Stato che gli alcolici li vende. Le considerazioni dell'autore sono incentrate sull'emotività (l'attesa del condannato, l'angoscia della famiglia) e sulla psicologia (la pulsione a Thanatos insopprimibile, la morbosità come perversione del boia e malattia sociale eliminata sottraendo l'esecuzione alla pubblica piazza, omicidio premeditato di Stato); troppo pochi i riferimenti davvero sociali (pena estrema infitta spesso più in funzione del contesto sociopolitico che del reato vero e proprio); gli esempi reali portati sono un po' troppo casi estremi (strumentali?). Forse le parole migliori contro la pena di morte sono quelle (riportate) di J Graven, secondo cui i valori della società contemporanea (1952) non giustificano più la pena capitale introdotta (ed efficace) in un contesto molto diverso, antecedente non solo di secoli, ma a profonde trasformazioni sociali avvenute nei Sec XIX-XX.

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Albert Camus

1913, Dréan

Scrittore, filosofo, saggista, drammaturgo e anarchico francese, importantissimo esponente dell'esistenzialismo. Albert Camus nacque in Algeria, dove studiò e iniziò a lavorare come attore e giornalista. Affermatosi con il romanzo "Lo straniero" e con il saggio "Il mito di Sisifo", raggiunse un vasto riconoscimento di pubblico nel 1947 con "La peste". Dal 1940 a Parigi, partecipò alla resistenza. Nel dopoguerra fu caporedattore del giornale "Combat". Nel 1957 ebbe il nobel per la letteratura (con questa motivazione: "per la sua importante produzione letteraria, che con chiarezza e onestà illuminai problemi della coscienza umana nei nostri tempi"). Morì in un incidente automobilistico, a Villeblevin. Fra i titoli più celebri di Camus...

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