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nn è un brutto libro ma non si può votare con un 5 ! a me è sembrato un po noioso....avolte ,leggendolo,mi è venuta la voglia di saltare qualche pagina anche se la storia è molto toccante ,riflessiva e significativa.
Lia levi ha saputo rievocare tutti i suoi dolori e le sue più nascoste paure per dar vita ad un libro semplice ma intenso, riflessivo e angosciante per un pubblico adulto, formativo e indimenticabile per uno adolescenziale. è un libro che consiglio soprattutto ai più grandi, per ricordar loro la perduta innocenza di una bambina, "Una bambina e basta".
Lia Levi ci narra le esperienze in Italia di una bambina ebrea dal 1938, anno dell'introduzione delle leggi razziali, fino alla liberazione di Roma da parte degli americani. Si tratta di un racconto importante sia dal punto di vista artistico (è molto bello!) che dal punto di vista storico (ci aiuta a comprendere quale doveva essere la vita quotidiana della comunità ebraica italiana in quel periodo). Il finale è da antologia.
Recensioni
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Questo racconto è un gioiello. Ha vinto nel 1994 il Premio Elsa Morante-Opera Prima ed è molto diffuso anche nelle scuole, dove viene letto con passione. è la storia di una bambina ebrea e del suo rapporto con la madre.La piccola viene nascosta in un convento cattolico alle porte di Roma per sfuggire alla deportazione. è attratta dal dio «buono dei cristiani e non da quello sempre arrabbiato degli ebrei», dalla sicurezza di quel mondo cattolico non minacciato, da una lieve vertigine mistica ambiguamente incoraggiata da qualche monaca, dalla speranza d'interpretare la Madonna alla recita di Natale. Ma quando è a un passo dall'abbracciare la nuova fede, interviene la madre, «tigre, leonessa, che ha poco tempo per libri e sinagoghe perché deve difendere le figlie», la loro vita ma anche la loro identità minacciata. Solo a guerra terminata potrà dire alla figlia: tu non sei una bambina ebrea, sei una bambina e basta.
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