Calcio e sinistra, connubio possibile? A chiederselo è Quique Peinado, giovane giornalista iberico, appassionato di pallone, e ovviamente di sinistra, cioè appassionato della sinistra, e di storie che il lettore, appassionato di calcio e magari anche della politica, vorrebbe vedere esaltate in un libro come questo. O forse no: perché prima di leggere il libro, sperava di poter contare su un campionario più vasto. Non sapremmo citare esattamente la fonte, ma ricordiamo un pezzo satirico sulla spedizione al nostro mondiale, quello del 1990, nel quale ogni breve profilo dei nostri calciatori si concludeva immancabilmente con un laconico e sbeffeggiante "non si occupa di politica". Il calciatore non ha mai voglia di rispondere a domande sulla politica, in genere la disprezza, o appunto non se ne cura (d'altronde, perché mai). Il libro di Peinado finisce per riflettere fin troppo bene questa generale apatia del mondo del calcio, illustrando (talvolta in modo davvero coinvolgente altre volte meno) le esemplari, in primis perché poche, storie di calciatori disposti invece alla passione, politica, di sinistra, comunque, e in tanti modi intesa. La carrellata, necessariamente ma allegramente confusa, di sognatori, riformisti e rivoluzionari, include personaggi di altri tempi ed eroi che non fingevano di non vedere, utopie incarnate (quella di Sócrates, la Democracia corinthiana più ampiamente raccontata nella prossima pagina)ma anche, più semplicemente, uomini dichiaratamente di sinistra, sempre un po' ai margini. Il capitolo sui mondiali argentini della "guerra sporca" è illuminante: a opporsi furono in pochissimi, non certo quelli noti al pubblico, che invece rivelano ambiguità inquietanti. Ed è su ciò che finisce, inevitabilmente, per concentrarsi chi legge, attratto dai ritratti dei resistenti ai tanti regimi autoritari nei quali anche solo l'essere di sinistra (rifiutare una stretta di mano, e non al momento della consegna di una coppa del mondo) equivaleva a una condanna. Ma sono storie di un'altra, più generale, storia: quella del Novecento, ormai davvero conclusa, quando di eroi sarebbe stato meglio non averne bisogno. Poi, gli eroi sono spariti. Restano forse personaggi "di" sinistra, non più "della" sinistra, e dunque a minore intensità. Mario Cedrini
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