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Cassandra al matrimonio - Dorothy Baker - copertina
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Cassandra al matrimonio
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Cassandra al matrimonio - Dorothy Baker - copertina

Descrizione


È un'estate dei primi anni Sessanta e Cassandra Edwards è in viaggio verso il ranch di famiglia. Partita da Berkeley, sta andando al matrimonio della sorella gemella, Judith, ma non sa come comportarsi perché non ha proprio voglia di conoscere il cognato, né di gioire dell'evento. Cosa succede nel cuore di un fratello gemello quando l'altra metà decide di andare via, di iniziare una vita propria da condividere con un estraneo? Accade di arrivare nella casa paterna e di aver voglia di tuffarsi subito in piscina, dove la testa si libera dai pensieri e nell'acqua ci si dimentica quasi di essere mai nati; di stringere tra le braccia la nonna, ancora affilata nei giudizi eppure così spudoratamente di parte nei confronti delle nipoti; accade poi di parlare con il proprio padre, in un'infilata di brandy che aiuterà a sfogare la propria tristezza e le paure. La casa degli Edwards è un piccolo mondo distante, e fiero di esserlo, dalla società americana degli anni Sessanta; è un ambiente colto e progressista dove il capofamiglia è un professore di filosofia in pensione le cui figlie ricordano con grande fierezza l'educazione libera e tesa alla curiosità che gli ha impartito; ed è una casa dove manca una madre da qualche anno. Il weekend che accompagna il racconto di Cassandra al matrimonio è quasi lo scampolo di una storia familiare idilliaca, l'ultimo colpo d'occhio di una giovane donna che sta per volgere lo sguardo altrove. Postfazione di Peter Cameron.
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Dettagli

2014
16 ottobre 2014
274 p., Brossura
9788876254925

Valutazioni e recensioni

4/5
Recensioni: 4/5
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Chiara R.
Recensioni: 3/5

Una storia a tratti grottesca e conturbante ma sorprendente , soprattutto grazie ai dialoghi perfetti e ad una scrittura che non lascia mai nulla in sospeso, densa di un realismo crudo e puro che trasuda da ogni pagina, eppure penso che sia praticamente impossibile non provare irritazione e contemporaneamente pena per la protagonista del libro, soprattutto a causa delle sue ossessioni e della sua dannata fragilità.

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giovanni
Recensioni: 5/5

Romanzo notevole questo della Baker, una storia originale e coinvolgente che ha come protagoniste due gemelle molto diverse l'una dall'altra. La costruzione dell'opera è perfetta, le due protagoniste sono personaggi che sarà difficile dimenticare, la scrittura sa mantenere la sua leggerezza anche nei momenti drammatici.

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Azzurra
Recensioni: 3/5

Peccato mi aspettavo molto di più e invece il libro mi ha delusa. Troppi piagnistei da parte della protagonista, troppo drammi inutili in una vita che non ha niente che non va. In più il rapporto tra gemelle è troppo difficile da comprendere e non pone il lettore al centro perché è quasi impossibile identificarsi e capire i sentimenti di Cassandra.

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Recensioni

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Voce della critica

Cassandra al matrimonio, e io dove?

Per scrivere del vuoto ci vuole un pieno.

Avevo questa frase che mi girava in testa da quando avevo aperto (non chiuso, ma proprio iniziato) Cassandra al matrimonio: per scrivere del vuoto ci vuole un pieno. Ovvero: se la materia di cui si scrive è il nero, la depressione, il disarmo dei sentimenti, la solitudine; se lo si fa usando la prima persona, dunque il senso di esplorazione del proprio vuoto interiore, laccumularsi di dubbi, richieste di soccorso silenziose e contraddittorie, riflessioni esterne e proiezioni interne; se la trama del romanzo esiste solo perché svuotata dallazione della vita e riempita con lombra della morte, allora dallaltra parte della pagina quella in cui sta la penna dellautore devesserci un pieno a controbilanciare. Ci devessere una scrittura forte, brillante, sorprendente, tesa e crudele. Ci devessere qualcuno che non sia dolce se non anche spietato, che non sia calmo se non anche incalzante. Ci devessere qualcuno che domina e colma con la propria presenza stilistica il vuoto che si è scelto di esplorare.

Paul Auster, quando scrive delluomo e dei suoi vuoti più svuotati, fa proprio così. Lo fa anche Michael Cunningham, per esempio, o Joan Didion. Dorothy Baker, invece, lautrice che nel 1962 scrisse e pubblicò Cassandra al matrimonio, secondo me non lo fa, secondo me non è piena.

Lei, io credo, è spugnosa.

C’è un bellissimo ranch paterno, con due soggiorni comunicanti e divisi da qualche scalino, una piscina, un bancone del bar con gli sgabelli. C’è una famiglia senza madre, con una nonna dalle buone maniere, un padre filosofo e compostamente dedito allalcol, ci sono due sorelle gemelle Cassandra e Judith che si ritrovano al ranch perché una delle due si deve sposare con un ragazzo del Connecticut incontrato a New York. Uno studente di medicina. Per un caso più unico che raro, un caso perturbante e tragico, sposa e damigella hanno comprato esattamente lo stesso vestito da cerimonia. Solo che una desidera indossarlo e laltra no, una desidera sposarsi e iniziare una nuova vita e laltra desidera cadere nel vuoto dellabbandono e del tradimento. Lanima di una è sana, lanima dellaltra è malata, viziata da un veleno interiore che trova la sua fonte nella ricerca dellidentità. Se una delle sorelle è destinata a sposare un ragazzo deciso, di bellaspetto e integro, laltra sceglie il velluto nero, lovatta rassicurante del buio della morte. Può una gemella vivere senza laltra? Può lamore diventare possesso se il viso a cui rivolgo il mio sguardo è identico al mio? Può la mitologia del legame gemellare diventare fantascientifica ossessione?

Mentre, a capitoli alternati e sempre in prima persona, le due sorelle rispondono a queste domande obbligandoci a cambiare peso da un piede allaltro man mano che la storia procede e il giorno del matrimonio ufficiale si avvicina, lautrice Dorothy Baker immerge ogni dialogo, ogni situazione, ogni dramma nello stesso candore dolce e fresco di cui profumano le lenzuola dei letti della casa; dipinge i contorni del mondo di finzione con lo stesso dignitoso decoro che la nonna usa per relazionarsi con il prossimo; detona il dramma di separazione delle due sorelle nellacqua limpida della piscina del ranch, dove si nuota, ci si allontana nellapnea, ci si purifica, si manda in frantumi un bicchiere solo per rimettere presto tutto a posto e non sapere neanche a chi si deve il disturbo di aver pulito.

Un bicchiere rotto non taglia, una borsetta piena di pillole persa per casa non graffia gli umori, il buio non consuma. Se il vuoto del personaggio non combacia con il pieno dellautore allora spuntano scoccianti mezzelune di noia. O forse sono solo le assenze di una scrittura che fa da spugna e non da lama.

Alla fine del romanzo c’è un intervento dello scrittore Peter Cameron. Lui, recensore un filo troppo entusiasta per un libro che non tira mai i sentimenti fino al massimo della loro potenza, paragona il testo di Dorothy Baker a La campana di vetro di Sylvia Plath. Anzi, si stupisce del fatto che Cassandra Edwards sia arrivata un anno prima (1962) di Esther Greenwood (1963) e si chiede addirittura se la Plath abbia letto la Baker.

È vero, forse, che io ho letto questo libro non tenendo in considerazione il contesto storico e quindi chiedendo potenza ed estremi là dove era già difficile raccontare di un impenetrabile groviglio identitario tutto al femminile. È vero che per chi ama la morbidezza della lettura questo è un testo di qualità: ben scritto, ben orchestrato, misurato nellunire la fascinazione alla riflessione alleffetto sorpresa. Però lasciamo che Sylvia Plath stia lì dove ha scelto di stare e che ognuno sia libero di portarsi dentro il suo dolore, il suo estremo dolore così come lei ha scelto di raccontarcelo. Di Esther Greenwood ricordo limmensa pena che mi stringeva lanima, di Cassandra Edwards ricorderò un dialogo lontano in cui lei mi dice che al matrimonio della sorella ci va anche se non ci vuole andare e io le rispondo ok, tu vai lì, ma io intanto dove devo andare? Non c’è niente che mi trasporti qui.

Recensione di 
Marta Ciccolari Micaldi 

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Conosci l'autore

Dorothy Baker

1907, Missoula (Montana)

Dorothy Baker è nata negli Stati Uniti (Missoula, nel Montana) nel 1907 ed è cresciuta in California. Laureata presso la UCLA, dopo aver conseguito un Master of Arts in Letteratura francese, ha insegnato per alcuni anni Latino. Dopo la pubblicazione di alcuni racconti inizia a scrivere a tempo pieno. Nel 1938 pubblica Young Man with a Horn, romanzo su un musicista jazz bianco, che conquista la critica e da cui nasce un film interpretato da Kirk Douglas. Nel 1943 pubblica Trio, il cui ritratto onesto di una coppia lesbica scandalizza l'opinione pubblica. Nel 2014 in Italia l'editore Fazi propone Cassandra al matrimonio, un romanzo pubblicato negli Stati Uniti nel 1962, prezioso recupero di un'opera sorprendentemente moderna.

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