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Wilson è un occhialuto uomo di mezza età che, come Daniel Clowes, vive a Oakland, California, "un cazzo di posto qualsiasi". Ama i cani, soprattutto la sua Pepper, odia i Suv, non ha un vero lavoro, gli piace sedersi nei bar vicino alla finestra e ha l'abitudine di attaccare bottone con gli sconosciuti. In definitiva, la sua vita è un fallimento e lui lo sa. Quando suo padre muore, la solitudine angosciante in cui si ritrova lo porta a mettersi sulle tracce della sua ex moglie e della figlia che non sapeva di aver avuto da lei. I suoi goffi tentativi di ricrearsi una famiglia, però, si risolveranno in un'ennesima sconfitta. Nel suo ultimo graphic novel, Clowes riesce con abilità estrema a farci affezionare a un personaggio che, fin dal primo impatto, non ha nulla di amabile: completamente privo di sex appeal, cinico fino alla crudeltà, Wilson non fa il minimo sforzo per tentare di essere simpatico ma, al contrario, ferisce continuamente se stesso e chi gli sta intorno, lettore compreso. Ogni volta ci illude, dimostrando un barlume di empatica umanità, e subito spazza via tutto con una battuta tagliente. Nessuno viene risparmiato, a nessuno concede un attimo di debolezza o speranza, nemmeno a se stesso. Wilson si chiude a pugno contro un mondo che sempre più gli pare insensato e storto e a cui non ha alcuna voglia di adeguarsi; ma è proprio questa durezza a salvarlo, a preservare intatta la domanda che lo tormenta, portandolo verso i fantasmi del passato in cerca di una risposta sul senso di tutto questo affannarsi a vivere. Una risposta e una grazia che forse solo la pioggia, battendo sul vetro con le sue piccole dita, alla fine, può dare. Le vicende narrate coprono un arco temporale di più di un decennio e si sviluppano tramite episodi lunghi una pagina. Le ellissi temporali lasciano spazio all'inferenza narrativa del lettore e Clowes alterna una cura estrema nel disegno a un tratto a volte quasi caricaturale, come a voler alleggerire il tono del racconto. In alcune tavole i colori diventano surreali, come se le scene fossero narrate attraverso dei negativi fotografici o assumessero le sfumature monocromatiche del ricordo. Questo è il primo lavoro di Clowes pubblicato direttamente in volume; tutti gli altri erano comparsi a episodi sulla rivista "Eightball".
Anna Galli
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