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Attraverso racconti, memorie, note di viaggio e riflessioni, che si fondono in un romanzo antropologico ambientato tra la Calabria e il Canada, Vito Teti ricostruisce la complessità della «restanza», senza nessun cedimento a un’estetica dell’immobilismo e con una sofferta interrogazione sul senso dell’erranza nell’epoca della modernizzazione globale.
«Quella di Vito Teti, da sempre, è una vibrante e calorosa ricerca, un’analisi non fredda, di chi ama, fino in fondo, l’anima dei propri paesi. È uno scovare nella terra calpestata da uomini e donne che l’hanno vissuta, per portare a galla la verità. Senza mai, però, la falsa identità retorica di chi vuole compiacersi, per forza e comunque.» - Corriere del Mezzogiorno
«Un libro che ti cattura e ti porta passo passo, in giro per i luoghi dello scrittore, raccontando magistralmente la complessità della “restanza”, facendoci scoprire che “l'essere rimasto, non è atto di debolezza né atto di coraggio, è un dato di fatto, una condizione, ma anche l'esperienza dolorosa e autentica dell'essere sempre fuori posto”. » - Conquiste del Lavoro
«A volte i sassi hanno forma di pane. Bisogna vederli, a una svolta di una strada biancheggiante, cumuli di sassi che sembrano pani. Sono i sassi dei torrenti, arrotondati e dorati. La prima idea è quella del pane. Poi della pietra. E la fantasia oscilla tra questi due estremi. Sono i mucchi dei sassi trasportati dal greto dei torrenti e ammucchiati per fabbricare la casa.» - Corrado Alvaro, Pane e pietre
Nulla più dell’idea del «restare» potrebbe apparire estraneo alla storia del sapere etnografico. Restare sembra l’antitesi del viaggiare, del mettersi in discussione, della disponibilità al disordine, alla scoperta, all’incontro.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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